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Eppure passa di qui, da questa miniera di polverosi volumi, il più utopistico progetto mai realizzato concepito da chi ama il sapere scritto: digitalizzare, ovvero trasferire nello spazio infinito di internet, tutti i libri pubblicati in tutte le lingue in tutti i tempi, più tutti quelli che verranno pubblicati in futuro. [...] Il progetto si chiama Ricerca libri, e il suo promotore è Google: il motore di ricerca più diffuso del mondo [...]. Con l'obiettivo di permettere agli utenti di eseguire ricerche su tutti i libri esistenti, l'utopia da realizzare in un distante futuro, o perlomeno su milioni di libri: dai testi più rari ed antichi ai romanzi ancora freschi di stampa. [...] Scannerizzare e sistemare in rete milioni di libri richiede tempo e risorse. Soprattutto, richiede buoni cataloghi da cui partire: Google ha iniziato creando una partnership con ventisette fra le maggiori biblioteche universitarie d'America, tra cui quella di Harvard. Ora è sbarcato in Europa. Ha stretto accordi analoghi con cinque grandi biblioteche universitarie del vecchio continente, tra cui, la più illustre, quella di Oxford: cerca rapporti con altre, 'per espandere sempre più il sapere, la comunicazione e l'accesso alle informazioni' [...]. Un secondo aspetto del programma è la partnership con gli editori, che possono mettere in rete tutti i loro cataloghi, inclusi i libri fuori stampa. Nè biblioteche, né editori, tantomeno gli utenti che consultano i libri on-line pagano: il servizio è completamente gratuito. [...] Siccome è un'azienda privata, non uno stato benefattore, viene da chiedersi perché lo fa e dove ci guadagna: 'Lo facciamo perché rientra nel nostro impegno a democratizzare l'accesso alle conoscenze umane' dice de la Mora, direttore di 'Ricerca libri' in Europa. 'E ci guadagniamo con le inserzioni pubblicitarie che gli editori possono fare, se vogliono, in una colonnina di destra dello schermo'. Chi temeva che l'iniziativa portasse alla morte del libro di carta, sbagliava: 'Il risultato è che si vendono più libri, non meno, gli editori e gli autori entrati nel nostro programma aumentano le vendite', continua il direttore di 'Ricerca libri' in Europa. 'E per milioni di testi contenuti nelle biblioteche, il vantaggio è che ora chiunque può consultare libri antichi senza spostarsi da casa propria, digitando semplicemente alcune parole chiave sul computer'. Il primo pensiero va alla Biblioteca Vaticana, chiusa per tre anni per restauro, tra la disperazione degli studiosi di mezzo mondo: non è che potremmo ritrovarla, nel frattempo, su Google? 'Siamo interessati a parlare con nuovi partner dappertutto', risponde de la Mora. E un altro pensiero va alla biblioteca dell'università di Bologna, l'unica università europea più antica di Oxford: in Italia, al momento, Google non ha ancora una biblioteca partner (ma editori partner, da Feltrinelli a Giunti per citarne un paio, sì). Intanto, nel sottosuolo della miniera, ho l'onore di vedere, sebbene non m'azzardi a toccarli, due dei documenti di maggior valore della Bodleian Library: il frammento originale di un poema di Saffo, del II secolo; e il Codice Mendoza, del XV secolo, in cui il vicerè del Messico riferisce al re di Spagna, con parole e splendide illustrazioni, i riti della civiltà azteca. Un giorno, chissà, forse finiranno anche questi nella 'biblioteca di Babele' digitale. A dimostrazione che internet, anziché uccidere la parola scritta, permetterà a libri e manoscritti di vivere per sempre." (da Enrico Franceschini, Oxford, tutta la biblioteca approda in rete, "La Repubblica", 04/01/'08)
Early Manuscripts at Oxford University
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