venerdì 5 agosto 2011

Viaggio nel futuro dei luoghi di lettura


"Ho sempre pensato alla casa come un rifugio dove raccogliere tutto ciò con cui amiamo essere identificati e mi risulta difficile pensarla senza una libreria. Senza scaffali zeppi di libri, collocati con quell'alchimia personale che gli amanti della carta stampata conoscono bene. A quanto pare, però, non è più uno spazio indispensabile: la colossale catena di librerie americane Borders chiude i battenti, altre cercano di sopravvivere convertendosi in "book-food", le apparecchiature di lettura digitale promettono di conservare nel loro guscio di inchiostri elettronici milioni di pagine di testo, i lettori più smaliziati già si scambiano torrent con gigabyte di romanzi che non leggeranno mai e un'intera generazione di intellettuali si interroga su cosa fare. Una decrescita clinicamente assistita, una smaterializzazione controllata dei contenuti o l'immancabile legge salva tutti? Con un po' di ottimismo potremmo pensare a un futuro meno fosco: e se nel 2020 le librerie fossero più numerose di oggi, magari simili a quelle Idea Store da poco aperte in Inghilterra? Un po' biblioteche e un po' scuole, un po' spazi di incontro e di relax? Si ascolteranno reading e presentazioni con gli autori che intervengono direttamente dalle loro case dalla parte opposta del mondo (come ha iniziato a fare G. R. R. Martin con Authors@Google), e forse si sarà finalmente accettata l'idea che esistano lettori molto diversi tra di loro, e che dovrebbero avere le stesse possibilità di portarsi a casa una storia che li soddisfi. I bambini leggeranno molto: avranno a disposizione libri tradizionali curati in ogni dettaglio e avventure virtuali, da leggere sull'ultimo modello di lettore e-ink che non affatica la vistao da "giocare" su un tablet sottile come un cartoncino. Le storie stesse saranno ibridi di narrazione tradizionale, giochi e applicativi didattici. I personaggi forti e riconoscibili, saranno ricercatissimi. E poiché sarà scomparso il concetto di "spessore" di un libro, i bambini che di solito ne sono terrorizzati si sentiranno più coraggiosi.
Dubito che la rivoluzione tecnologica in atto porterà anche solo un nuovo lettore, ma poiché le tecnologie equivalenti tendono a convivere tra di loro, piuttosto che sostituirsi a vicenda, i libri del futuro saranno più eleganti: con la grammatura giusta, un ritrovato gusto tipografico, il contenuto curato. Il digitale sarà preferito da chi ama essere aggiornato e fare acquisti di impulso,o per chi deve leggere per "utilità". Un mio collega piemontese, di indole reazionaria, è passato di colpo agli ebook in lingua inglese quando ha scoperto di poter tradurre ogni parola straniera di un testo con un semplice tap sullo schermo. E sarà un vantaggio per tutti, se le guide del futuro ci permetteranno di prenotare ristoranti e alberghi con la stessa facilità con cui, oggi, possiamo scoprire se un museo è aperto oppure no.
Già oggi, senza aspettare il 2020, gli scrittori cominciano a sognare di liberarsi dei loro editori leggendo le imprese di Joe Konrath, che guadagna migliaia di dollari al mese grazie ai thriller che si è pubblicato da solo sul Kindle Store di Amazon. Ma un maggiore accesso al pubblico non significa maggiore libertà editoriale, anzi: a dominarla saranno le mode e le forze di gravità sociale di Internet, che già oggi ci portano a selezionare i contenuti affidandoci a indicatori di gradimento puramente quantitativi (da cui le classifiche, i "mi piace", e la ricerca di consenso). Pensate a John Greene, un giovane autore che ha visto il suo libro finire in testa alle classifiche prima ancora di essere pubblicato grazie al suo social network di amicizie. Gli scrittori giocheranno a fare marketing, raggruppando intorno a sé i professionisti necessari per creare un buon libro: editor e correttori di bozze, illustratori per le copertine digitali, traduttori per le lingue straniere. Solo che non tutti avranno il bernoccolo dell'imprenditore o l'umiltà necessaria per sorbirsi i rimproveri di un editor che stanno stipendiando. Qualcuno farà flop. E gli editori? Saranno tornati a fare il loro mestiere: non più esperti di distribuzione e di movimentazione dei cataloghi, ma selezionatori di buone storie. Le loro etichette serviranno da bussola per orientarsi tra le infinite scelte a disposizione. Perché alla fine sarà il nostro istinto di lettori, solleticato da questo ribollire di stimoli, a determinare il futuro dell'editoria. E se ci passerà per la testa di far leggere questo articolo al vicino di ombrellone dovremo sperare di aver scelto una spiaggia wi-fi, dove la luce non 'oscura' il nostro tablet e indicargli dove scaricarlo dalla cloud. Sempre se ne ricordiamo la password." (da Pierdomenico Baccalario, Viaggio nel futuro dei luoghi di lettura, "La Repubblica", 05/08/'11)

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