lunedì 9 maggio 2011

Leggere per piacere, leggere per sapere


"Il Salone del Libro di Torino celebra i 150anni dell'Unità con una grande mostra sui libri che «hanno fatto» l'Italia dal 1861 a oggi. Ma, davvero, i libri hanno fatto l'Italia?
Questa nazione è fondata, prima di tutto, sulla meravigliosa lingua italiana e se, purtroppo, una costante c'è nella nostra storia, unitaria e no, è che la cultura e la lettura sono sempre stati patrimonio di pochi.
Bene: è ancora così. Il Salone – manifestazione per molti versi unica in Europa – anche quest'anno macinerà record: espositori, visitatori, libri acquistati. C'è di che lamentarsi, allora? Sì. Saremo, sempre, ancora troppo pochi. Intendiamoci: non si sono mai prodotti tanti libri come oggi, gli editori stanno bene, i lettori, nell'ultimo secolo, sono cresciuti. Ma non basta. Leggiamo pochi giornali e pochi libri, per svago, studio, affinamento professionale.
È ora, invece, di scommettere sui lettori, di promuovere una grande campagna nazionale di diffusione della lettura: il vero scopo per cui è nato quel Centro per il Libro presieduto dal curatore della mostra del Lingotto, Gian Arturo Ferrari. Ente, spiace dirlo, senza alcuna possibilità di incidere sulla realtà, pallido tentativo di imitazione degli omologhi centri europei. La risposta che si sente dare Ferrari è sempre la stessa: «Non ci sono soldi». Ma uno stato che non trova i denari per la crescita culturale dei suoi cittadini ha poco da festeggiare (e li priva di uno dei loro diritti fondamentali). Uno stato, i soldi per promuovere la lettura, li deve trovare. Non ci sono scuse. Perché cittadini più istruiti e colti hanno, semplicemente, più futuro. E non lo diciamo noi, che siamo poveri illusi della lettura e della letteratura. No. Lo dicono gli studi economici della Banca d'Italia. Ascoltassero almeno loro.
Una legge che favorisce e incentiva la lettura è sacrosanta. Che tuteli la preziosa rete delle librerie indipendenti che vanno sparendo, che incentivi gli acquisti privati e rafforzi quelli pubblici. Al Salone l'Associazione forum del libro presenterà l'idea di tale legge (ennesimo tentativo), ma stavolta di iniziativa popolare (novità). L'esempio sono le leggi esistenti in altri paesi europei e il progetto verrà poi definito nel Forum del libro dell'autunno 2011. Ecco: ci sarebbe piaciuto che ai ragazzi intervistati da Bajani fosse venuta in mente la parola «libro» o «lettura» o «cultura» per affrontare il futuro. Non è stato così. Non ci pensano, i ragazzi: del resto il libro sparisce dalla loro esperienza di vita troppo presto. Non è colpa loro. Ma è scritto da qualche parte che deve essere sempre così? Proviamoci noi lettori a sostenere la legge. Dimostriamo la nostra, di unità. Noi, che nel futuro del libro ci abbiamo sempre creduto." (da Stefano Salis, Leggere per piacere, leggere per sapere, "Il Sole 24 Ore Domenica", 08/05/'11)

Nessun commento: