sabato 18 settembre 2010

Un colpo perfetto


"A quale Edimburgo dobbiamo dunque credere, a quella schizzata e frenetica di Irvine Welsh, a quella notturna e violenta di Ian Rankin, o a quella tranquilla e civilmente ironica di Alexander McCall Smith?
Be’, quest’ultima è decisamente la più piacevole, e forse non sarà un caso che un passo nella sua direzione abbia compiuto proprio Rankin, il quale nell’ultimissimo romanzo Un colpo perfetto (Longanesi) sceglie dei criminali dilettanti, abitanti dei quartieri alti, frequentatori di ritrovi di classe e collezionisti di dipinti: quasi dei personaggi di Mc-Call Smith che abbiano saltato il fosso.
Dal canto suo, il padre delle due originali investigatrici Precious Ramotswe nel Botswana e Isabel Dalhousie nell’Atene del Nord rimane invece totalmente fedele a se stesso con questo secondo volume dedicato alle peripezie dei residenti al 44 di Scotland Street, Semiotica, pub e altri piaceri.
Sono piccole avventure e disavventure di un gruppetto di persone di varie età e appartenenti al ceto borghese, che non tutte si conoscono tra di loro (ma Edimburgo, ci viene ripetuto spesso, è in sostanza un paesone dove tutte le strade finiscono per incrociarsi), avventure e disavventure raccontate da un narratore esterno e onnisciente, ossia capace di penetrare nella testa di tutte le sue creature compreso il simpatico cane Cyril - che fin quando ci riesce si impone di non mordere certe irresistibili caviglie - osservandole con un distacco divertito e bonariamente curioso, mai severo verso le loro debolezze.
Potrebbe sembrare la formula per una tipica sitcom televisiva, ma la televisione si guarda, mentre qui l’invisibile e l’impalpabile è quasi sempre più importante di quello che di fatto accade.
Il piccolo, intelligentissimo Bertie, oppresso da una madre che ha la fissazione della psicoanalisi e della cultura e che pertanto gli impone lezioni di yoga, italiano e sassofono, nonché una salopette color fragola sbeffeggiata dai suoi compagni di scuola, finisce per beneficiare della lenta ma decisa ribellione del passivo papà, reduce da un corso di autoaffermazione per impiegati governativi.
La ragazzetta Pat, studentessa che condivide l’appartamentino con due coetanei, supera la delusione procuratale da un bel giovanotto che l’ha invitata a un picnic nudista (quella essendo pur sempre la Scozia, piove, e i partecipanti si aggirano scalzi dentro impermeabili trasparenti) quando l’amico apparentemente inetto nella cui modesta galleria d’arte lavora part-time si rivela contemporaneamente interessato a lei e in procinto di vedersi intestare una bella fetta del patrimonio paterno.
Un funzionario statale ormai in pensione legge ogni tanto brani della sua noiosissima autobiografia a una moglie paziente, che non riesce a restare sveglia. Un vanitoso aspirante rampante senza arte né parte si improvvisa esperto di vini e apre un’enoteca contando sul finanziamento di un amico che però ci ripensa. La popolare tenutaria del caffè dove la maggior parte dei nostri amici si ritrova riceve inopinatamente notizie del corteggiatore sparito, credeva lei, per sempre ... Padrone assoluto del proprio universo, McCall Smith si concede e ci concede il lusso, non scontato nella narrativa di qualità, di far finire la maggior parte delle vicende che orchestra con tanta maestria abbastanza bene - almeno per il momento." (da Masolino D'Amico, Quei borghesi di Edimburgo, "Tuttolibri", "La Stampa", 18/09/'10)

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