mercoledì 29 settembre 2010

La crisi di Belgioioso


"Chiude il festival dei piccoli editori e forse chiude anche la favola del re del castello di Belgioioso e del reame Parole nel tempo. La ventesima edizione che ha appena compiuto 20 anni rischia di essere ultima. Senza scomodare Nizan, essere giovani e crescere è dura. Pure per i libri e per chi se ne ne occupa, soprattutto nella campagna pavese. Guido Spaini nel '90 chiamò Elvira Sellerio e le propose un festival per editori ancora artigianali, che seguissero tutte le fasi della creazione del libro. In questo senso piccoli, non per creatività e interesse. «La signora Sellerio disse sì, mi interessa. Mio figlio Tommaso era appena nato, Camilleri era sconosciuto, mi buttai nell'avventura. Siamo partiti con 50 editori ora siamo saliti a un centinaio, con titoli che in libreria non si trovano, autori come Alda Merini, Paolo Volponi, Maria Corti, venivano a trovarci, si discuteva qui in giardino, la nostra era ed è una formula affettuosa: vediamoci, parliamoci, scambiamoci passioni. Ora anche se facciamo pagare un biglietto di 8 euro, perché da noi viene chi è veramente interessato, senza aiuti pubblici è difficile far sopravvivere questa manifestazione. L'autofinanziamento non basta più, mio figlio ora è all'università, forse è tempo di fare altre scelte. Ho vinto la scommessa, ma non credo che convenga più giocare». Vent'anni fa non c'erano i festival che ci sono oggi, internet era in sala parto, nei centri commerciali si comprava il sugo, ma non letteratura, e nessuno pensava di ordinare i libri online. Oggi il panorama attorno è cambiato, il castello di Belgioioso con il suo festival resta bello, ma c'è meno gente e un filo di stanchezza. I meriti restano, perché ormai nelle librerie si trova solo l'appena uscito e il grande successo. Dice Spaini: «Qui approdò Gesualdo Bufalino, pubblicato da un piccolo editore di Catania, qui quest'anno abbiamo ospitato Hacca, realtà marchigiana, la nuova 66th 2nd, che mischia ad alto livello sport e sociale, Ibis, con i suoi libri di viaggio, dalle ricette di cucina di Dumas a quelle di Tolouse Lautrec, Moretti e Vitali che pubblicano Hillman». Le bancarelle al posto della grande libreria dove se chiedi Shakespeare ti domandano: come fa di nome? Manni è un editore pugliese che è cresciuto con Belgioioso, sempre presente nei 20 anni di mostra, molto legato ad Alda Merini. Agnese, figlia di Piero e Anna Grazia, insegnanti, dai quali ha ereditato la passione, spiega come l'azienda sia passata da 1 a 16 dipendenti e di come non sia vero che nelle librerie trovi di tutto: «Lì i volumi hanno vita breve, vanno subito fuori catalogo e bisogna ordinarli. Chi ama il libro vuole il contatto fisico, sfogliare, parlare. Ma questo è un momento difficile, dove le grandi case si mangiano le piccole, anche perché hanno librerie, tv, catene di distribuzione, e una legge schifosa che permette sconti tutti l'anno». Massimo Spagnoli, Book Editore, di Ferrara, arte, poesia e saggistica, dice: «C'è flessione di pubblico, disattenzione generale, il piccolo editore che propone percorsi alternativi era una nicchia, ora è un angolo della nicchia, in poco tempo la sproporzione è cresciuta, in Italia ogni giorno escono 200 titoli, ma a leggere sono pochi. Lo scambio del libro attraverso la posta non funziona perché ad aprile hanno tolto le tariffe ridotte editoriali, il libraio non ordina perché non ha più guadagno. E poi oggi c'è l'ebook, e molta meno resistenza a leggere non sul cartaceo». Gabriele Dadati, 28 anni, di Piacenza, Laurana Editore, che ha curato anche «Antologia privata», la mostra di quadri dedicata a Davide Corona, però non si rassegna: «Pubblico Tomassini, Bosonetto, Cassani, narrativa italiana, perché credo nel rapporto umano, con gli autori, e perché mi dà soddisfazione eseguire un progetto, proprio come chi gioca a calcio. Sì c'è crisi e depressione, ma i piccoli editori continuano a mandare i loro segnali sotterranei. Sono cerchi nell'acqua, anche se il lago ormai si è prosciugato». Isabella Ferretti, di Roma, della casa editrice 66thand2nd, alla sua prima esperienza a Belgioioso: «Il bilancio è positivo, ci siamo allargati sul territorio, molto più che a Torino, che ha un pubblico più compatto. Questo festival ha un passo tranquillo e maturo, la gente si ferma e chiede». Una piccola grande visibilità: parole nel tempo e nel vento?" (da Emanuela Audiso, La crisi di Belgioioso. Addio al Festival, "La Repubblica", 28/09/'10)

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