martedì 7 settembre 2010

Mantova, ponte on line con gli scrittori iraniani


"Scrive Amos Oz che da bambino aveva un desiderio: diventare, da grande, un libro. Non uno scrittore, ma un libro, perché mentre le persone possono essere uccise, dei libri è probabile che nonostante tutto si preservi in qualche remoto scaffale almeno una copia. Il Festivaletteratura che si apre domani pomeriggio a Mantova gioca fino a domenica la stessa carta nei cinque giorni in cui decine di migliaia di persone confluiranno nella città lombarda in preda al loro - salutare - attacco di bibliofollia, per usare l’espressione coniata nell’Ottocento da Charle Nodier.
Ci saranno i grandi nomi internazionali, che non possano mancare, ma soprattutto una quantità di autori che i lettori hanno deciso di sottrarre al tritacarne del consumo culturale sempre più veloce. Seguiremo così Frederick Forsyth col suo nuovo thriller (Il cobra, Mondadori) o il Nobel V. S. Naipaul; Gianrico Carofiglio, Hanif Kureishi, Joseph O’Connor, Azar Nafisi, Zadie Smith o Ian Rankin, che ha fatto scomparire a sorpresa, forse addirittura ucciso, il suo amatissimo ispettore John Rebus. Ma in Un colpo perfetto (Longanesi) si è inventato un nuovo personaggio: un miliardario di Internet che ha mollato tutto, si annoia e si imbarca in un rischiosissimo furto alla Galleria Nazionale di Scozia.
L’impresa finisce malissimo, tra malfattori un po’ caricaturali e curatori d’arte insospettabilmente carogne, ma non è detto che si tratti di un malevolo apologo sugli effetti di Internet. Vero è che anche in questo caso ci troviamo davanti a una scelta in sintonia col festival. La grande rete non è bandita, ci mancherebbe, ma non sarà protagonista. E di e-book, croce e delizia, sogno e incubo degli addetti ai lavori, si parlerà in un solo caso: a proposito di un agile pamphlet di Luigi Cataluccio. Il titolo, Che fine faranno i libri? (Nottetempo) potrebbe trovare qualche risposta a Mantova, dove la parola d’ordine sembra essere, come dice Luca Nicolini, storico organizzatore della manifestazione, «libri di carta e lettori di carne».
Per il resto si vedrà, magari l’anno prossimo, quando la situazione sarà più chiara. Arriva intanto la notizia che quest’anno i «lettori di carne» hanno mandato praticamente esauriti in prevendita, innanzi tutto, gli incontri dedicati alla saggistica: da quelli tra filosofia e psicanalisi con Eugenio Borgna, Agnes Heller, Philippe Pignarre fino alla fisica quantistica (con Fabrizio Illuminati); dai temi della democrazia e della lacità con Gustavo Zagrebelsky a quelli storici con Donald Sassoon. In un festival a prevalente vocazione letteraria è un segnale interessante, anche se quantitativamente i narratori faranno come d’abitudine la parte del leone.
Saranno i «narratori convincenti», come li definiscono al Festival, ripescati dai lettori: come Tishani Doshi, madre gallese e padre pakistano, che in Il piacere non può aspettare, grande successo in Inghilterra, racconta la storia d’amore dei suoi genitori. Tradotto per Feltrinelli, in Italia è ormai di difficile reperimento. Anche Quando verrà la rivoluzione avremo tutti lo skateboard di Said Sayrafiezadeh (Nottetempo) è una storia molto curiosa di strane famiglie: il padre iraniano somiglia a Che Guevara, la madre, ebrea americana, non comprerà lo skateboard al piccolo Said se non quando il proletariato sarà giunto al potere.
E’ questo il profilo d’autore scelto quest’anno dal festival, in cui entrano scrittori di diversa estrazione come il gallese Cynan Jones o il nigeriano Chris Abani, l’americano Joshua Ferris o la giapponese Natsuo Kirino, per non parlare del più noto irlandese Colum McCann. E sono molte le voci dall’Iran: quest’anno in piazza studenti iraniani apriranno un canale col mondo di Internet dei giovani in quello sfortunato Paese, mentre lo scrittore iraniano naturalizzato olandese Kader Abdolah arriva col suo nuovo romanzo Il Messaggero (Iperborea), una biografia fantastica ma non troppo del profeta Maometto. In Olanda ha già venduto 250 mila copie, è stato un successo senza polemiche. Ma è anche una sfida ai bigotti di tutto il mondo: come del resto accade ai buoni libri, e a quegli strani bambini con le idee chiare." (da Mario Baudino, Mantova, ponte on line con gli scrittori iraniani, "La Stampa", 07/09/'10)

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