mercoledì 15 settembre 2010

Fenomenologia di Umbero Eco


"In principio era il mandrogno. E chi sarebbe? Beh, proprio lui, l'intellettuale più famoso d'Italia: l'unico davvero noto e influente a livello internazionale, 37 lauree honoris causa, una trentina di milioni di copie dei suoi libri venduti in tutto il mondo, tradotti in circa 40 lingue. Insomma è Umberto Eco, alessandrino – nella città piemontese è nato il 5 gennaio del 1932 – che proprio «mandrogno» (cioè del posto, anzi «quasi mandrogno», i campanili vanno sempre ben difesi...) veniva definito dal «Piccolo», giornale della sua città, nel lontano 1951 quando iniziava appena ad apparire, sotto il nome di Dedalus, con i suoi scritti, per lo più bizzarri.
Da quello pseudonimo e da quei versi sulla storia della filosofia, tempo ne è passato parecchio. Eppure Eco è stato capace di tenere il centro della scena intellettuale praticamente da 50 anni, aumentando anzi sempre più la sua influenza, la sua ineludibilità come pensatore pubblico, la sua figura di teorico della semiotica e filosofo. Occupando, però, una posizione sempre eccentrica. Eco ha sfruttato la sua erudizione enciclopedica impiegandola per spiegare i meccanismi della cultura di massa, ha descritto Mike Bongiorno e si è sporcato le mani sui giornali, ha mischiato l'inattaccabilità scientifica della sua produzione alla simpatia negli interventi pubblici. Non solo: quando ha deciso di sparigliare le carte, pubblicando, nel 1980, un romanzo e per giunta di genere, Il nome della rosa, il successo planetario (22 milioni di copie vendute a oggi, delle quali in Italia ben sei) ne ha fatto uno dei pochi scrittori della letteratura italiana – Premio Strega 1981 – destinati a restare nei prossimi decenni, sulla cui produzione narrativa esistono già tesi e saggi.
La ricostruzione della «mitogonia» di Umberto Eco l'ha tentata in un libro agile e divertente – ma profondo – Michele Cogo, che in Fenomenologia di Umbero Eco. Indagine sulle origini di un mito intellettuale contemporaneo ha analizzato l'apparizione e il consolidamento della fama del professore attraverso gli articoli e i saggi da lui pubblicati tra il 1958 e il 1964 e i ritorni che ne ebbe sulla stampa prima e quindi come figura pubblica. Il volume è edito dalla bolognese Baskerville, uscirà il prossimo 20 settembre, e a Bologna verrà presentato il 2 ottobre alla Libreria Ambasciatori Coop da Paolo Fabbri (che ne firma la prefazione), Stefano Bartezzaghi e dall'autore.
L'idea di Cogo è, in fin dei conti, semplice. Eco non verrà ricordato forse come un grande innovatore teorico nella sua materia ma, di sicuro, il suo essere «brillante» gli ha conferito un ruolo del tutto inedito nel panorama intellettuale contemporaneo. E non solo italiano. Brillante è parola non casuale. Cogo rileva che è l'aggettivo che sfugge più spesso e volentieri ai recensori delle sue opere iniziali (Opera aperta, Diario minimo ecc.) e azzarda, nella parte finale, un divertente parallelo tra la pubblicità d'epoca dell'Acqua Brillante Recoaro e lo stesso Eco.
Che ha mantenuto nel tempo la sua paradigmatica brillantezza facendone quasi un marchio di fabbrica. E intanto l'attesa per il suo prossimo romanzo (a trenta anni dal Nome), Il cimitero di Praga cresce. In casa editrice, la Bompiani, bocche cucite. Ma si sa che il protagonista sarà un falsario, tale Simonini, che, nella seconda metà dell'Ottocento, è ingaggiato dai servizi segreti di mezza Europa, dai Savoia ai Francesi. E se il cimitero di Praga, quello ebraico, dove riposa il rabbi Jehuda Löw ben Bezalel (quello che creò il Golem) è parte della vicenda, in controluce ci si possono leggere gli intorbidamenti di notizie, i falsi miti fatti circolare dai potenti, l'inaffidabilità delle fonti tipici di oggi: insomma un parallelo con la realtà dell'informazione minacciata da un impossibile controllo della provenienza. O modificata ad arte.
Il libro sarà in rotativa proprio durante la Buchmesse di Francoforte (7-10 ottobre). Bompiani non avrà copie da far vedere ai colleghi stranieri ma si sa già che sono almeno 40 gli editori esteri che hanno già firmato. I primi a uscire, entro il 2010, saranno olandesi e spagnoli. E per la prima volta Eco sarà tradotto anche in hindi. Un bel mercato dove approdare. E uno dei pochi Paesi, l'India, nel quale il professore non è stato laureato. Fossimo in lui, prepareremmo le valigie per Delhi. Certo ne ha fatta di strada il mandrogno ..." (da Stefano Salis, Come si diventa Umberto Eco, "Il Sole 24 Ore", 15/09/'10)

Nessun commento: