martedì 7 luglio 2009

Storia del pianto di Alan Pauls


"Sorretto da uno stile raffinato e da una bella traduzione, il romanzo Storia del pianto (Fazi) di Alan Pauls recupera un momento cruciale della storia argentina, dal 1965 al 1976: due golpe militari, acuirsi di lotte sociali e politiche, inizio della guerriglia e rappresaglie feroci della triple A. Tuttavia, visti dagli occhi del protagonista, prima bambino sensibile e silenzioso, poi ragazzino confuso, gli eventi politici rimangono sullo sfondo, insieme con la tragedia personale del divorzio dei genitori, anche se le pagine dei fine settimana col padre, in una piscina di donne appassite e sole, hanno una forza notevole ... Così la storia di un'infanzia votata a non attirare l'attenzione, chiusa in attività solitarie, tra giornalini e telefilm di fantascienza, diventa quella di una progressiva perdita dell'innocenza, raccontata attraverso le cadenze di una storia fantastica: dalla primaria identificazione con Superman, di cui indossa un patetico costume, tentando di imitarlo per le scale - le braccia tese in avanti, in una rozza simulazione di volo - fino a ravvisare nei militari, che riempiono le strade, gli alieni di Invaders, che immagina emergere ogni mattina da capsule di vetro, con il loro aspetto assolutamente impeccabile, la pulizia meccanica dei loro gesti, il passo sincronizzato quando camminano in coppia ... Naturalmente, come per tutti i bambini che vivono nel clima angoscioso delle catastrofi del mondo dei grandi, cresce nel piccolo protagonista una personalissima concezione del mondo: prima di tutto, esiste il Dolore che lascia annichiliti, come per la kryptonite che sbaraglia Superman; in secondo luogo la Felicità si costruisce regolarmente intorno a un nucleo di dolore intollerabile, una piaga che si può forse dimenticare, eclissare o ingentilire fino a renderla irriconoscibile, ma non si potrà mai cancellare; terzo cardine di questa infantile visione della vita è la Vicinanza che risiede nell'orecchio, nella capacità di sapere ascoltare. E di tale vocazione all'ascolto, che il bambino si ritrova, approfittano tutti - madre, nonni, la domestica, il misterioso vicino militare - riversando in lui segreti che lo inondano di una specie di stupefatto terrore. Da qui, attraverso una lunga serie di esperienze - l'incontro con il cantautore di protesta tornato dall'esilio e con l'oligarca torturato, l'incendio del palazzo della Moneda di Santiago de Chile, la rottura con la fidanzatina di destra, la lettura di riviste clandestine - nasce poco a poco il rifiuto per quei valori che gli sono stati inculcati e a cui ha ubbidito come un soldatino obbediente; valori rappresentati dal padre, di cui tutto all'improvviso gli appare stantio, viziato dal particolarissimo e tossico tanfo dei cibi andati male. E' un'ineluttabile iniziazione alla nausea; e, come corollario, ecco l'impossibilità di piangere, insieme alla voglia di far piangere gli altri. Attraverso le spesse penombre della memoria infantile, emergono allora vaghe scene di crudeltà e di morte, notti piene d'echi, doveri immotivati, sensibilità incongrue e, soprattutto, il ricordo dello strano vicino militare, che sa cantare canzoni, che porta baffi falsi, che sa - unico tra tutti gli adulti - carezzare le spellature delle dita del protagonista - che il bambino si procura tuffandosi in piscina, per toccare le fauci aperte del polpo dipinto sul fondale - e leggervi il segreto del dolore. E allora, per il nostro, arriva un feroce risveglio: come se la persona dormiente nel famoso quadro di Fussli si tirasse su all'improvviso e vedesse il volto animalesco del succubo, che la comtempla fra i lembi del cortinaggio." (da Laura Pariani, Iniziazione alla nausea, "Il Sole 24 Ore Domenica", 05/07/'09))

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e