mercoledì 1 luglio 2009

La realtà della finzione. Il vero e il falso in letteratura


"Proprio perché ci parla di cose inventate, che pertanto non si sono mai verificate nel mondo reale, una asserzione romanzesca dovrebbe sempre essere falsa. Eppure noi non accusiamo Omero o Cervantes di essere stati bugiardi. Nel leggere un testo narrativo noi sottoscriviamo tacitamente un patto con l'autore, il quale fa finta di dire qualcosa di vero e noi facciamo finta di prenderlo sul serio, proprio come i bambini, usando il loro meraviglioso imperfetto finzionale, giocano dicendo 'io ero il bandito e tu eri il poliziotto'. Nel fare questo ogni asserzione romanzesca disegna e costituisce un mondo possibile e tutti i nostri giudizi di verità o falsità si riferianno non al mondo reale ma al mondo possibile di quella finzione. Così sarà falso nel mondo possibile di Arthur Conan Doyle che Sherlock Holmes vivesse ai bordi dello Spon River, e nel mondo possibile di Tolstoj sarà falso che Anna Karenina vivesse a Baker Street. (...) Noi di solito ammettiamo che l'asserto 'Anna Karenina si è uccisa gettandosi sotto un treno' non sia vero nello stesso modo in cui è vero l'asserto storico 'Adolf Hitler si è ucciso in un bunker a Berlino'. Tuttavia com'è che non solo bocceremmo all'esame di storia uno studente che dicese che Hitler è stato fucilato sul lago di Como ma bocceremmo anche all'esame di letteratura russa chi dicesse che Anna Karenina è fuggita in Siberia con Alioscia Karamazov? [...]" (da Umberto Eco, La realtà della finzione. Il vero e il falso in letteratura, "La Repubblica", 30/06/'09; lettura di Eco alla Milanesiana)

Nessun commento: