sabato 4 luglio 2009

Brooklyn di Colm Toibin


"E’ impossibile per chiunque abbia fresco nel ricordo il recente capolavoro di
Colm Tóibín The Master (recensito su Tuttolibri l’8 gennaio 2005) non pensare che l’odierno suo ultimo romanzo Brooklyn non sia un omaggio deliberato a certi argomenti e anche alla maniera di Henry James. Proprio come, mettiamo in Ritratto di signora, la protagonista è una giovane donna sola, molto perbene ma inesperta della vita, ingenua sia quando si fida sia quando non si fida del prossimo, spaesata dal contatto con le maniere di una civiltà oltreatlantica apparentemente simile ma in realtà profondamente diversa da quella dov’è cresciuta. Pur comportandosi sempre in maniera moralmente corretta, questa giovane alla fine finisce per trovarsi esclusa da una felicità che pur avrebbe avuto ogni motivo di aspettarsi; esclusa nemmeno lei sa perché - non, almeno non principalmente, per le manovre di qualche persona malvagia - la sua unica colpa essendo la propria innocenza e le presunte aspettative altrui che si sente in dovere di soddisfare. Le differenze tra l’eroina di Tóibín e quella del Master sono di epoca - non l’Ottocento, ma i bui primi anni millenovecentocinquanta; di censo (le varie Isabel Archer, Milly Theale eccetera sono ereditiere, e anzi la loro disdetta viene proprio dal patrimonio che posseggono ma che non possono veramente controllare, mentre Eilis Lacey lotta per la sopravvivenza); e geografiche, quelle sono americane in Europa mentre Eilis è una irlandese in America. Jamesiano è tuttavia il procedimento: una descrizione di luoghi e di episodi accuratissima, una percezione di sfumature nei rapporti quasi soprannaturale, con cui senza bisogno di commenti o di prese di posizione si costruisce implacabilmente la tela di ragno che avviluppa e alla lunga soffoca la vittima. Eilis Lacey dunque vive con una sorella maggiore e una madre vedova in una cittaduzza dell’Irlanda meridionale; i fratelli sono emigrati in Inghilterra dove fanno gli operai. Estroversa, popolare, ma nubile, Rose lavora e mantiene tutte e tre, mentre Eilis deve accettare come una grazia l’umiliante impiego domenicale come commessa nello spaccio del luogo. Un energico prete di passaggio decide di risolvere la situazione di Eilis, cui trova lavoro e alloggio presso la comunità di Brooklyn che praticamente dirige. La traversata è un incubo per la ragazzetta sola e smarrita - tutti vomitano in preda al mal di mare ma le sue vicine di cabina hanno barricato la toilette - né sono meglio i primi tempi da pensionante con altre femmine più emancipate ma volgari, presso una burbera affittacamere irlandese come tutti. Al grande magazzino di indumenti dov’è stata assunta in prova, con orari da schiavi, le chiedono di sorridere incessantemente, il che la poverina fa lottando contro la propria malinconia. Però riga dritto, studia contabilità durante le poche ore libere, non si concede svaghi e non conosce nessuno, finché non incontra un italiano che si finge irlandese per socializzare.
Questi la corteggia con discrezione, e ben presto la conquista, o piuttosto la travolge. Accade però la tragedia. A casa la sorella muore improvvisamente,
Eilis si sente in dovere di tornare, almeno per un breve periodo. Per paura di non rivederla più, il corteggiatore italiano la convince a sposarlo prima di imbarcarsi. Ma una volta in Irlanda, Eilis si scopre diversa ... adesso emana il fascino misterioso della donna vissuta, i giovanotti del posto non la ignorano più, riceve anche delle offerte di lavoro interessanti. Proprio come per un’eroina di Henry James, noi spettatori muti abbiamo a questo punto il sospetto che farebbe meglio a rimpatriare, a diffidare delle promesse sempre ambigue dell’altro continente. Ma non sarà troppo tardi? E in ogni caso si rende conto, lei, di come le cose stanno davvero? Riuscirà a controllare il proprio destino? Ottima la traduzione, anche se sospetto che il Nathan dal quale Tony vuole far pranzare Eilis non sia un suo amico, bensì il famoso ristorante di Coney Island." (da Masolino D'Amico, Com'è sola la donna d'Irlanda, "TuttoLibri", "La Stampa", 04/07/'09)

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