lunedì 13 luglio 2009

Citati: "Le inutili campagne per far leggere il Belpaese"


"Qualche giorno fa, ho letto sul Corriere della sera un'intervista con l'amministratore delegato dell'Utet, Gian Luca Pulvirenti. Annunciava un cambio di programma editoriale. Invece di opere di cultura monumentali, come nella sua tradizione, l'Utet avrebbe prodotto, d'ora in poi, opere di cultura più brevi e leggere. Non c'è alcuna ragione di protestare e di indignarsi. Il primo dovere di un Amministratore delegato è prestare attenzione ai bilanci della propria azienda. Da almeno quarant'anni, tutti i governi italiani, formati molto spesso da ministri che hanno letto i libri in sogno, fanno campagne perché gli italiani leggano. Esaltano il libro, 'fiore della civiltà umana', elargiscono aiuti all'editoria, favoriscono e onorano con la loro presenza premi letterari. Tutto questo è inutile o dannoso: come la recente farsa del premio Grinzane, grandiosamente sorretto dalla Regione Piemonte, ha dimostrato. Esistono diverse strade per indurre gli italiani a leggere libri con gioia (si può leggere solo per gioia, non per obbligo). La prima è la famiglia. Ogni sera, per almeno tre quarti d'ora, i padri e le madri dovrebbero leggere, a puntate, un libro ai figli bambini: cosa che quasi in nessuna famiglia si fa, per ignoranza, confusione mentale, disprezzo dei figli, considerati noiosissimi e indegni di attenzioni così delicate. La lettura serale è un rito famigliare, al quale i bambini tengono moltissimo. La seconda strada è la scuola media e il liceo: i ragazzi devono leggere molti più libri, durante l'anno scolastico e le vacanze. La scelta dei libri è spesso cattiva. Non è possibile che un sedicenne legga La coscienza di Zeno: per lui è incomprensibile, e gli farà detestare la lettura per il resto della vita. Dategli Delitto e castigo o Anna Karenina: gli occhi gli scintilleranno di passione e di piacere. La terza strada sono le adozioni universitarie. Fino a vent'anni fa, ogni studente universitario doveva leggere molti o moltissimi libri durante gli esami più importanti. Per esempio, alla Sapienza di Roma, veniva adottato Il pensiero storico classico di Santo Mazzarino: il più grande storico italiano del secolo. E' un libro bellissimo, dal quale si imparano molte cose: il pensiero storico classico e medievale, la storia antica, la storia del Cristianesimo, quella della Cina o del Messico. Allora l'editore Laterza ha venduto, credo, 40.000 o 50.000 copie di questi tre grossi volumi con vantaggio dell'autore, dell'editore e soprattutto degli studenti, i quali vedevano apparire davanti agli occhi uno spazio mentale quasi illimitato. La Riforma Berlinguer ha ucciso quasi completamente le adozioni; e le riforme successive (le riforme si susseguono, in Italia, col ritmo demoniaco dei monsoni) non hanno migliorato la situaizone. Così i governi italiani hanno distrutto l'editoria italiana di cultura: la quale veniva venduta, almeno per il cinquanta per cento, all'Università. Di qui, la decisione dell'amministratore delegato dell'Utet; e negli anni scorsi, le nuove collane economiche di Laterza, del Mulino e di Carocci. Secondo i ministri e i funzionari del Ministero dell'Istruzione, gli studenti italiani devono conoscree le Crociate, ma in un testo che non superi le 120 pagine. Altrimenti, le loro povere menti verrebbero irrimediabilmente lese, ferite, straziate." (da Pietro Citati, Le inutili campagne per far leggere il Belpaese, "La Repubblica", 13/07/'09)

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