lunedì 8 novembre 2010

Nuova Italia per le rime


"Forse ha ragione Mario Santagostini quando dice che di poesia si parla sempre in termini polemici. La polemica, oggi, riguarda una lettera "postata" su Facebook. L'autrice è una giovane poetessa italiana, Azzurra D'Agostino, che ha voluto rendere pubblica la sua rabbia per la mancanza di interesse e di cura da parte dei giornali verso un'arte che, lungi dall'essere sempre moribonda, periodicamente risbuca per imporre la sua voce: «Ci sono davvero dei grandi poeti tra le fila degli italiani pubblicati e poco letti - ha scritto D'Agostino - poeti che con onestà intellettuale continuano a leggere altri poeti, poeti giovani e meno giovani, aprendo con intelligenza a questioni pregnanti e a suggerimenti di lettura degni di nota».
Il problema è che nessuno li conosce. Non sono pubblicati, criticati, narrati. Sostiene Azzurra. «Anche un maestro riconosciuto come Umberto Fiori mi ha raccontato che sua figlia una volta gli ha detto: "Papà, perché quando dico il tuo nome non ti conosce mai nessuno?"».
Dopo anni trascorsi a Bologna, da qualche tempo la poetessa è tornata a Porretta Terme, sull'Appennino tosco-emiliano, tra le montagne dove il nonno partigiano combatteva i fascisti. Un modo per stare più vicina a quella civiltà contadina di cui, ogni giorno, registra parole e atteggiamenti. Molte delle poesie di D'Agostino sono in dialetto: «L'unicità di un idioma offre infinite possibilità poetiche: insieme ai contadini rischia di sparire un universo sonoro».
La poetessa è rimasta colpita dai riscontri che la sua lettera ha avuto su Internet: racconta che in pochi giorni è rimbalzata sui blog «anche di chi di poesia non si occupa». «In tanti mi hanno scritto dicendo che avevo ragione: di poesia e poeti si scrive poco e male. È importante provare ad alzare il tiro, chiedere più spazio e dignità per il verso».
Internet è la grande casa della poesia contemporanea, con migliaia di blog, riviste, forum dedicati. Una grande opportunità certo, ma anche un limite per un'arte che stenta ad affermarsi. Lo pensa Giuliano Ladolfi, direttore della rivista Atelier, che da quindici anni mantiene viva la tradizione poetica del '900 e contemporaneamente fa scouting di nuovi autori. «La Rete aumenta le opportunità, ma anche il rischio di confusione: senza filtro ci si perde in un mare magnum di versi».
Il problema non è dunque la visibilità, che - ricorda un protagonista della poesia contemporanea, il quarantenne Marco Giovenale – «grazie alle possibilità offerte dal web a volte è persino eccessiva», ma la qualità.
Perché se è vero, come diceva Valerio Magrelli qualche mese fa, che i «praticanti di poesia» in Italia sono circa ventimila, quelli che vengono letti ed entrano nella distribuzione editoriale sono pochissimi.
Come in un giallo di Robert Altman, trovare il colpevole è complicato perché ogni sospettato è credibile. Tralasciando il sempre reo mondo editoriale con le grandi casi editrici che pubblicano poco e le piccole che ritardano moltissimo i tempi di pubblicazione al punto che, spiega Giovenale, «il lavoro dell'autore quando esce è già vecchio», l'indiziato numero uno è la poesia stessa. «Il verso racchiude in sé una complessità che mal si sposa con le esigenze di semplificazione dei nostri tempi», spiega D'Agostino. Incalza il critico Andrea Cortellessa: «La letteratura e la poesia non sono comunicazione. Mentre la narrativa negli ultimi anni si è arresa alla doxa, la poesia si sottrae per natura alla comunicazione: già Eugenio Montale aveva affermato "se volessi farmi capire da tutti non scriverei in versi"». Cortellessa usa le parole di un poeta da poco riscoperto, il milanese Emilio Villa, per dire che la poesia non spiega, non rassicura ma è «l'attrito con la pelle del drago», uno schermo tra la realtà e il poeta. «Non esiste la poesia, esistono le singole poesie e i poeti», afferma.
A questi ultimi tocca il cartello di indiziati numero due. «L'anello debole della catena poetica, spiega il critico Roberto Galaverni, sono i contemporanei: se pensiamo a quante poesie si scrivono e pubblicano e a quanti libri poi si comprano, significa solo una cosa: i poeti non leggono poesia». Ogni anno in Italia vengono pubblicati circa tremila libri in versi ma raramente, Nobel compresi, un'opera supera le mille copie. «Quando provo a chiedere ai giovani cosa stanno leggendo, dall'altra parte è quasi sempre scena muta», per Galaverni segno di «scarsa civiltà poetica» e narcisismo.
Infine, si rivede un pregiudicato classico dei nostri anni: il Novecento. Per Ladolfi il secolo scorso ha "ucciso" la poesia: «con gli ermetici che l'hanno resa più criptica, con le avanguardie che l'hanno allontanata dalla realtà e infine con il disinteresse della scuola nei confronti della produzione contemporanea».
Tanto che, come ricorda Maria Teresa Carbone che, oltre a organizzare insieme a Franca Rovigatti il festival di poesia «PoEtiche», gira le scuole romane per promuovere nuove firme, il mantra dei liceali è: «la poesia è morta dopo Montale».
Certo, se pensiamo a un talento come Pierluigi Cappello, il poeta in sedia a rotelle premiato all'ultima edizione del Viareggio, costretto ancora a vivere in un prefabbricato alle porte di Udine, è facile domandarsi che posto riserva l'Italia delle risse e delle urla a chi, per dirla con il maestro Franco Loi, lavora con «l'indicibile».
Eppure questi giovani autori, da Laura Pugno a Davide Nota (che ad Ascoli Piceno insieme a Gianluca Pulsoni e a un gruppo di trentenni appassionati dirige la rivista di "poesia militante" La Gru), da Andrea Temporelli ad Andrea Ponso, sono convinti dell'unicità e del valore del loro percorso. Molti sono critici, intellettuali, cittadini engagé, benedetti dal grande Andrea Zanzotto (89 anni un mese fa) che affermava che qualsiasi poesia è civile in quanto tale. Cortellessa, che del poeta veneto potrebbe essere nipote, va oltre: «Se i poeti sono bravi saggisti e critici è merito della consapevolezza della lingua. Leopardi definiva la lingua della poesia il corpo del pensiero: quando sei abituato a lavorare con l'attrito del linguaggio sviluppi un metodo unico di analisi del reale». Che l'Italia abbia bisogno dei poeti per uscire dal pantano?" (da Serena Danna, Nuova Italia per le rime, "Il Sole 24 Ore", 07/11/'10)

Ladolfi: poesia grande latitante (da RaiLibro)

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