lunedì 8 novembre 2010

La crociata dei bambini


"La crociata dei bambini, raccontano la leggenda e la storia (che come sempre si confondono), è quella che mise in moto nel 1212 un pastorello di dodici anni, Stefano, dopo aver parlato, diceva lui, con Cristo in persona, quindi consultandosi con il re Filippo II di Francia (che ragionevolmente lo sconsigliò), poi predicando sulla porta dell'abbazia di Saint-Denis e promettendo a quelli che si fossero uniti a lui che i mari si sarebbero aperti di fronte a loro, come il Mar Rosso di fronte a Mosè, e che così sarebbero giunti in Terrasanta. Arrivarono a Marsiglia, ma non in Terrasanta. Anche se qui le versioni sono diverse. In sintesi, due pochi di buono offrirono ai fanciulli (attingo da Wikipedia) un passaggio gratis. Partirono sette navi cariche di bambini. Due affondarono. I superstiti vennero ceduti come schiavi ad alcuni musulmani dai due tipacci di Marsiglia (che si chiamavano, dice la tradizione, Ugo il Ferro e Guglielmo il porco). Anche se forse è tutto un falso storico e i puer in realtà (o forse) erano i pauper e le crociate furono due ... Con evidente allusione a questa storia/leggenda si intitola La crociata dei bambini (ISBN) il grande romanzo che esce in questi giorni. Grande per dimensioni (ma non spaventatevi per il numero delle pagine, lo si legge appassionatamente). Grande per ambizioni: un ritratto al vetriolo della società rumena del post-Ceausescu in forma di epopea e di leggenda. Grande per i risultati: Florina Ilis, nata nel 1968 a Cluj, in Transilvania, che per questo suo terzo romanzo ha conquistato premi e riconoscimenti e riportato la poco nota letteratura rumena di oggi alla ribalta, è una scrittrice di qualità, capace di costruire e gestire una complessa tela in cui si intrecciano almeno dieci storie diverse. E, nonostante le dimensioni del libro, di travolgere il lettore sino alla fine attraverso diversi piani di lettura. Florina Ilis colloca la sua storia in un'estate indeterminata (e inesistente ...) tra la strage di Beslan, nel settembre 2004, e l'aprile 2005 (quando la scrittrice ha concluso il suo romanzo). In questa estate che non c' è, dalla stazione di Cluj, la città natale della Ilis, parte il treno delle vacanze, il treno che dovrebbe portare i bambini della scuola i numero 10 di Cluj verso le colonie del Mar Nero. Ma nell'allegra confusione della partenza, tra genitori raccomandanti e professori che richiamano all' ordine, si infila sul treno anche Calman, zingaro e bello, stranamente biondo e bianco, un ragazzo di strada con un duro passato sulle fragili spalle, e una vocazione alla leadership. Tanto che, appena il treno si muove dalla stazione, tra i bambini - che vanno dagli otto ai tredici anni - comincia a serpeggiare la parola d'ordine e poi la tentazione di prendersi il treno. Cosa che viene fatta. I professori, simpatici o meno che siano, vengono chiusi nei loro scompartimenti, i macchinisti sono piegati al volere di Calman (c' è di mezzo un coltello), e il treno, superato lo sbarramento di una stazione dove avrebbe dovuto cedere il passo all'espresso per Bucarest, si ferma nella notte in mezzo alla foresta: dove si scatena l'allegria e l'anarchia dei bambini. E parallelamente, nel mondo dei grandi, esplode un circo mediatico, che sfrutta le poche notizie che filtrano dal buio della notte, e il circo delle autorità, atterrite di fronte a quello che non capiscono cosa sia: un atto di terrorismo? una nuova Beslan? e perché al treno si sta avvicinando una ragazza ammalata di Aids accompagnata da un monaco? e i ragazzi di strada, che stanno arrivando dalla città? Con una scrittura che non a torto è stata definita tumultuosa (un fiotto continuo di parole, i periodi separati solo da virgole, la civetteria di non usare, salvo eccezioni, la maiuscola per i nomi propri) Florina Ilis modula il suo racconto con voci diverse, abile ed efficace nel mimare il linguaggio dei media, della burocrazia, delle chiacchiere mondane, dei nuovi ricchi e dei vecchi prepotenti, dei residui del passato recente di una Romania in piena tempesta sociale. Ma anche intensa ed emotiva e fiabesca ed emozionante quando parla a nome del popolo dei bambini, e delle sue illusioni e dei suoi spesso stupidi desideri - riassunti nella lista delle condizioni che gli occupanti del treno pongono alle autorità per "arrendersi", e che vanno dalla mantellina da Harry Potter a Internet a scuola, da cento vasetti di nutella alla liberazione di tutti i bambini rinchiusi nei centri per i minori. Floriana Ilis mette in scena la globalizzazione dei desideri e la mercificazione dei sogni infantili assieme alla poetica irrealtà di cui si nutre il popolo dei bambini, incapace di cogliere, nella sua educazione televisiva, il nesso tra rappresentazione e realtà, tra le azioni e le loro conseguenze. E alla fine quello che più capisce è l'analfabeta, il piccolo delinquente Calman, cresciuto alla scuola della vita. Mentre attorno al treno fermo nella foresta transilvana impazzisce il mondo degli adulti, rivelato a se stesso, di fronte alla misteriosa emergenza e ai drammi che ne seguono, nel suo meglio e nel suo (tanto) peggio." (da Irene Bignardi, Sogni e illusioni quando i bambini prendono il potere, "La Repubblica", 06/11/'10)

Nessun commento: