sabato 20 novembre 2010

Rebecca West, La famiglia Aubrey


"La saga degli Aubrey, dell'inglese Rebecca West, è un'impresa per lettori anticonformisti o folli. Difficile capire chi, in questo tempo frettoloso e opportunista, possa imbarcarsi in un libro del genere: fluttuante, sospeso, iper-dettagliato nelle descrizioni, pieno di incantesimi, affreschi di natura, dissertazioni alate sulla musica, affetti delicati o vibranti. Il tutto in oltre mille pagine.
Il primo 'folle' è l'editore Mattioli 1885. Complimenti per il suo sprezzo dei criteri commerciali. E' lui a proporre la Aubrey Trilogy della West, comprensiva di The Fountain Overflows del 1957, This Real Night pubblicato postumo nel 1988, e Cousin Rosamund uscito un anno dopo. Già editi dalla stessa sigla (tra il 2008 e il 2010) come La famiglia Aubrey, Proprio stanotte e Rosmaund, i tre romanzi escono adesso in cofanetto. Eroica o 'folle' è anche la curatrice, Francesca Frigerio, che ha lavorato sulla lingua con accanito gusto delle sfumature, ha arricchito il progetto di note preziose e ha firmato tre dense postfazioni analitiche.
Raccontata da Rose, in cui si specchia la stessa West, la storia degli Aubrey, tanto vivida e teatrale nei dialoghi quanto abile nell'intrecciare i generi (fiaba, romanzo gotico e d'appendice, Bildungsroman intensamente femminista), segue le sorti di una famiglia estrosa e squattrinata che all'alba del novecento passa da Edimburgo a Londra sulle tracce del padre, l'irlandese Piers Aubrey, avventuriero vagante tra velleità di scrittore e fallimentari speculazioni economiche. [...]
Fu una donna formidabile, Rebecca. Storica, critica letteraria, giornalista (lavoroò per la rivista socialista Clarion e per il foglio delle suffragette The Freewoman, e firmò cronache del processo di Norimberga per il "New Yorker"), autrice di un celebrato reportage sui Balcani (Balck Lamb and Grey Falcon), fu una femminista atipica, troppo individualista e anti-ideologica per adeguarsi al gregge. Ebbe amici e amanti illustri: tra i primi figurano George Bernard Shaw e T. S. Eliot, tra i secondi Charlie Chaplin, il magnate americano della stampa Max Beaverbrook e lo scrittore di fantascienza H. G. Wells. Dal rapporto, durato dieci anni e mai legittimato (Wells era già sposato), nacque il figlio Anthony. Nel '30, dopo aver tanto vilipeso l'istituzione del matrimonio, Rebecca sposò il banchiere Henry Maxwell Andrew, col quale si ritirò in una tenuta nel Buckinghamshire, trasformandosi da «zingara tenace come un terrier» (Virginia Woolf) in pacifica signora di campagna. Per breve tempo in gioventù fu attrice, e il suo pseudonimo letterario (in realtà si chiamava Cecily Isabel Fairfield) arriva da un'eroina ribelle di Ibsen. Finora, come autrice di fiction, era nota per Il ritorno del soldato ripubblicato qualche mese fa da Neri Pozza. La trilogia degli Aubrey, profondamente autobiografica (il padre di Rebecca era un giornalista irlandese, la madre una pianista scozzese lasciata dal marito), ne svela anche meglio il fuoco di romanziera fervida, inventiva e stravagante." (da Leonetta Bentivoglio, Fantasmi e passioni: ritratto di famiglia alla Henry James, "La Repubblica", 20/11/'10)

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