lunedì 15 febbraio 2010

A zonzo per le librerie d'Europa


"Una libreria leggendaria come la Shakespeare & Co. di Parigi, probabilmente, non esisterà mai più. In quel piccolo negozio, nato all'8 di rue Dupuytren (e da non confondere con la libreria omonima tuttora esistente, ma aperta negli anni '50 da George Whitman e condotta oggi dalla figlia in rue de la Bucherie, 37) e poi spostatosi in rue de l'Odéon, è passata la storia culturale e letteraria del secolo scorso: un'epopea culminata nella pubblicazione del libro più famoso del Novecento, l'Ulysses di James Joyce, fortemente sostenuto dall'altrettanto leggendaria libraia (e, in quel caso, editrice), che quel negozio aveva aperto: Sylvia Beach.
Le sue memorie (recuperatele: Shakespeare and Company, Sylvestre Bonnard) sono frizzantissime, a partire dallo splendido telegramma mandato alla mamma in America, per sovvenzionare l'impresa: «Apro libreria a Parigi. Prego inviare soldi». E faranno il paio, ora, con i ricordi della sua dirimpettaia e ispiratrice, collega e mentore (amica e amante di una vita) Adrienne Monnier, che gestiva la «gemella» Maison des Amis des Livres, appena editi con il titolo di Rue de l'Odeon dalle palermitane Due punti edizioni. Due figure assolutamente eccezionali, come eccezionali furono le loro librerie che contribuirono a creare il mito della Rive gauche di Parigi. Non furono le uniche, ovviamente: di librerie storiche memorabili sparse per tutto il Vecchio continente ce ne sono (state) molte. Botteghe che non esistono più, fatte di eleganza, competenza molta romanticheria e qualche improvvisazione.
Nella geografia urbana del Novecento le librerie sono state punti di riferimento forti, luoghi di aggregazione della comunità intellettuale: anche perché potevano permettersi il lusso di stare, fisicamente, nelle vie del centro. L'arrivo delle catene, la rivoluzione del mestiere del libraio e, per quanto riguarda gli affitti, lo strapotere delle griffe di abbigliamento, ha stravolto per sempre questo panorama. In Italia, esempi illustri di librerie costrette a chiudere o cambiare sede ce ne sono diversi: e basti l'esempio della superba Seeber a Firenze, chiusa e poi rinata – rinnovata – come Melbookstore.
Le notizie che arrivano, per i librai indipendenti, sono drammatiche. In Inghilterra, lo scorso anno, hanno chiuso col ritmo di due alla settimana; ne sono state aperte 40. E anche in Italia cominciano a essere purtroppo in tante le indipendenti che non riescono più a farcela. Una via per aiutarle, concreta e di poco costo, sarebbe una legge sul prezzo fisso, come c'è in Francia, con magari qualche ulteriore tutela dagli editori, grandi e piccoli, che hanno tutto l'interesse a far sopravvivere le librerie indipendenti (sempre Francia esiste qualcosa di simile). A quel punto, i librai più bravi e pronti giocheranno, sulla base di qualità, servizio e assortimento la loro partita con i megastore multimediali, più forti finanziariamente e capaci di attirare un pubblico vario, anche perché spesso si tratta di librerie molto belle.
Eppure girando per l'Europa resistono librerie storiche (ne diamo qualche esempio in questa pagina), che hanno saputo rinnovarsi o valersi del loro passato, come in Italia può fare da esempio Hoepli a Milano. Alcune impressionano per l'architettura: a Porto, la Livraria Lello è caratterizzata da una sontuosa scala centrale, a Maastricht la Selexyz (di catena) occupa un'ex chiesa domenicana; altre per la loro storia, come Galignani a Parigi. Ma la vera speranza arriva da La Central a Barcellona e Daunt Books a Londra: librerie classiche nel layout ma molto al passo con i tempi. Tanto che si sono sviluppate, aprendo altri punti vendita e, in alcuni casi, addirittura costringendo a "chiudere" i grandi rivali di catena. Segno (positivo) che il fascino del libraio può sfidare il tempo. A patto di distinguersi, di essere un centro dove anche l'emozione di stare in libreria diventa un fattore altrettanto (o più) importante dello sconto o della rapidità nel procurare i testi. Uniche risorse, quest'ultime, delle librerie online, nuova frontiera di un mestiere che, al contrario, può avere ancora un futuro fatto da scaffali ben tangibili." (da Stefano Salis, A zonzo per le librerie d'Europa, "Il Sole 24 Ore Domenica", 14/02/'10)

La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta di Noel Riley Fitch (Il Saggiatore)

The World's 10 Best Bookshops (Guardian.Books)

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