lunedì 1 febbraio 2010

Lenz: "Madame Bovary siamo noi"


"E' noto: una funzione consolidata della letteratura è quella di trasmettere conoscenze. Nel momento in cui mostra qualcosa, la letteratura lo mette a nudo e lo porta alla consapevolezza, confidando al tempo stesso in un cambiamento. Sartre parlava di un 'trattare svelando' e Georg Lukàcs dello 'shock della presa di coscienza'. La letteratura mira al cambiamento, abbraccia il nostro rapporto con il mondo, i giudizi che pronunciamo su di esso, il nostro essere aperti all'esperienza della vita, con cui cerchiamo di avvicinarci al mondo. E' sempre al singolo che la letteratura si rivolge, al lettore, che la fa nascere una seconda volta e nel farlo ha davanti a sé la scelta di accogliere o rifiutare le offerte o le proposte dello scrittore. Le offerte che sono oggetto della scelta sono invenzioni, prodotti dell'immaginazione dell'autore. Mentre la letteratura fa luce sulla realtà con l'aiuto dell'invenzione, essa funge in un certo senso da legislatrice. Il modello inventato va oltre se stesso e diviene universale e vincolante. Esoerienze fissate nella letteratura diventano trasponibili. Il principe Mischkin, ne L'idiota di Dostoevskij, e Julien Sorel, figlio del proprietario di una segheria di provincia in Stendhal, Antigone e Madame Bovary; tutti questi personaggi, anche se, nella loro unicità, contengono l'intera esperienza del mondo e del cuore umano, diventano veri solo nel momento in cui il loro destino coincide con il mio dolore o con la mia nostalgia, con la mia esperienza personale e con le mie cognizioni. [...]" (da Siegfried Lenz, Madame Bovary siamo noi, "La Repubblica", 01/02/'10; dal discorso di ringraziamento di Lenz in occasione del premio Nonino ricevuto sabato).

Un minuto di silenzio (A Minute's Silence) di Siegfried Lenz

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