venerdì 19 febbraio 2010

Gian Arturo Ferrari: i libri, una questione nazionale


"Attorno al capezzale del libro, malato a dire il vero più immaginario che reale, si sono negli anni avvicendati in tanti. E se fino ad oggi i consigli, le iniziative, le cure non hanno funzionato la colpa non è solo del malato, ossia del libro, che una sua vita stentata comunque ce l'ha. Ma di quelli che ne ignorano l'esistenza, che lo trascurano, che lo considerano un oggetto inutile. E' su questa zona opaca di indifferenza e diffidenza che bisogna soprattutto agire dice Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro e la lettura, un organo del Ministero per i Beni e le Attività culturali che avrà il compito, con l'aiuto dell'Associazione editori e dell'Associazione librai di inventare e portare a compimento, nell'arco di un decennio, una nuova strategia culturale che renda il Paese un po' meno anomalo dalle altre realtà europee che quanto a numero di lettori ci surclassano ampiamente. Per raggiunti limiti di età Ferrari ha lasciato da poco la direzione della divisione libri della Mondadori. [...] Lei rileva un paradosso: l'Italia ha un mercato del libro all'altezza di qualsiasi Paese industrialmente avanzato, ma legge come se fosse un Paese del Terzo mondo. Perché? 'Un tempo si pensava che la divisione Nord, Centro e Sud influisse sulla formazione del lettore. In realtà sono le differenze sia socio-economiche che di isruzione a determinare il bacino dei lettori. Tra l'altro, contrariamente alle previsioni, queste differenze si sono accentuate negli ultimi anni. Abbiamo un mercato forte e una lettura debole. Per cui possiamo dedurre che la lettura di libri in Italia non è democratica. E riteniamo che questo sia un problema nazionale. Di qui i compiti che il Centro per il libro si è dato, unendo le forze del Ministero e quelle rispettivamente dell'Aie e dell'Ali. Il nostro obiettivo è allargare il bacino dei lettori portandolo dal 38% al 50% della popolazione sopra i 14 anni'.
Con quali strumenti? 'Premetto che nessuno sa esattamente come far crescere il numero dei lettori. Abbiamo ideato una serie di programmi che cominceremo a sperimentare. Il primo è un intervento massiccio su tre province (rispettivamente Nord, Centro e Sud), avendo come obiettivo soprattutto il mercato dei ragazzi. E' il più arretrato, ma anche quello in cui l'investimento per il futuro può risultare più proficuo'.
So che avete pensato anche a regalare libri. 'Fa parte del programma. Vorremmo in accordo con gli editori offrire gratuitamente alle categorie più svantaggiate quei libri di buona qualità che gli editori in ogni caso, per costi di magazzino, avrebbero eliminato. Questa iniziativa è di grande valore sociale ma ha un costo elevato'.
Crede che basteranno i tre milioni stanziati dal ministero? 'No, l'Aie finanzierà una parte di questi programmi. Abbiamo anche creato un'associazione Fahrenheit 451, che vende i suoi 451 gradi a 10 mila euro l'uno. Saranno richieste fatte a privati per autofinanziarci'. [...]
Ferrari, lei difende il destino del libro cartaceo. Ma qui stiamo andando verso tutt'altro. L'e-book è la nuova frontiera. In che modo l'affronterete? 'Siamo come sull'orlo di un burrone. Possiamo solo cercare di non precipitarvi dentro. Voglio dire che l'e-book è un salto enorme, un po' come fu l'invenzione della stampa. Noi non abbiamo idea di che cosa accadrà. La nostra percezione è continuista, ma l'e-book è davvero una svolta radicale. Il libro così come è stato è una forma definitiva, compiuta come può essere un quadro o una statua. La natura del mezzo elettronico lo renderà flessibile, modificabile, adattabile. Molto più simile a un essere vivente che a una cosa." (da Antonio Gnoli, Cari italiani, vi farò leggere, "La Repubblica", 18/02/'10)

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