lunedì 22 febbraio 2010

Scrivere: le dieci regole della creatività


"Bere. Diventare astemi. Innamorarsi. Astenersi dal sesso. Raccontare soltanto quello che si è vissuto personalmente. O almeno quello che si conosce. Anzi no, lavorare di fantasia, parlare solo di quello che non si conosce. Copiare dagli altri. Leggere. Rileggere. Tagliare. Buttare via tutto. Ricominciare da capo. Diffidare degli avverbi. Usare soltanto 'disse' nei dialoghi. Fidarsi del giudizio degli altri. Non fidarsi di nessuno. E così via. Esistono scuole, corsi e perfino università che promettono di insegnare come si scrive un romanzo, ma chiedete come si fa a uno scrittore e otterrete risposte (quasi) sempre diverse. Ciò non significa che non si possa imparare. Né che sia futile domandare come si fa. Da Flaubert, 'scrivere significa riscrivere', a Hemingway, 'kill all your darlings', elimina tutte le tue frasi preferite, generazioni di scrittori grandi e piccoli hanno generosamente fornito risposte sul tema, talvolta scrivendoci un intero libro sopra o lasciando che lo facesse qualche solerte redattore, cucendo le loro elucubrazioni in materia (Milan Kundera, Raymond Carver, Stephen King, Vincenzo Cerami, per citarne alcuni). L'ultimo arrivato è 10 Rules of Writing, un delizioso manuale di consigli, o forse di aforismi, del grande Elmore Leonard, publicato in questi giorni in Inghilterra: un libro su come scrivere un libro, notate bene, scritto da uno scrittore che confessa di non sapere, quando si mette all'opera, niente di niente su come procederà, non la trama, non l'ambientazione, non i personaggi. Al massimo il nome di un personaggio, masticando e rimasticando il quale nel cervello riesce poi a produrre magicamente sulla pagina tutto quello che serve. [...] per l'occasione dell'uscita del libro di Leonard il quotidiano Guardian di Londra ripropone lo stesso gioco a un nutrito gruppo di scrittori: quali sono le dieci regole per scrivere un romanzo? Leggere molto, leggere di tutto, 'particolarmente quando si è giovani', è la prima risposta di Zadie Smith (Denti bianchi). Ricordarsi che 'il lettore è un amico, non un avversario, né uno spettatore', suggerisce Jonathan Franzen (Le correzioni), il quale concorda con Leonard sul fatto che 'i verbi interessanti sono raramente interessanti', consiglia di 'scrivere in terza persona a meno che una voce in prima persona si offra irresistibilmente di narrare la tua storia' e sostiene che 'il romanzo più assolutamente autobiografico richiede una buona dose di invenzione, tanto è vero che nessuno ha mai scritto un romanzo più autobiografico di Kafka con Le metamorfosi'.
Queste le regole di Roddy Doyle (Paddy Clarke ah ah ah): 'Non mettere sulla scrivania la foto del tuo autore preferito, specie se è uno dei tanti autori famosi che si sono suicidati'. E ancora: 'Parti tranquillo, considera ogni pagina che hai scritto un piccolo trionfo, fino a quando arrivi a pagina 50, e allora lasciati prendere dall'ansia, ne avrai bisogno'. Tieni un dizionario nelle vicinanze, ma non troppo vicino: meglio usare le parole che ti vengono in testa, piuttosto che cercarne di più involute e complicate. [...]" (da Enrico Franceschini, Scrivere: le dieci regole della creatività, "La Repubblica", 22/02/'10)

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