mercoledì 2 luglio 2008

L’alba della teologia musulmana di Josef Van Ess


"Il rapporto delle religioni con il tempo è sempre qualcosa di cruciale. Quelle rivelate, in particolare, che s’innestano sulla radice biblica, fondano sullo scorrere della storia e della narrazione la propria identità terrena. Il tempo è, assai più dello spazio, il luogo dove Dio si rivela all'uomo. E' il terreno della fede e dell'agire dell'uomo, forte - ma anche debole - del fatto che, in un certo punto del tempo, Dio ha parlato a lui. Quel tempo è innanzitutto un passato delle origini, e anzi di prima ancora. Poi è il presente dell'avventura umana, della voce del cielo che giunge fin qui sotto. Il futuro, quello remoto ma anche ciò che sta dietro l'angolo, s'inventa a poco a poco. Con la tenacia dell'attesa e la disillusione dell'ingiustizia. Con la speranza di un mondo migliore e la stanchezza per quello che esiste. Ma il futuro è, fra i tempi della religione, l'ultimo ad arrivare. Il passato è, teologicamente, ciò su cui la fede poggia e di cui si alimenta. 'L'islam moderno, nelle tendenze riformiste come nelle correnti integraliste, si ispira a una visione della storia che privilegia l'inizio rispetto alla fine, il passato rispetto all'avvenire. Senza alcun dubbio si tratta di un'utopia, che potremmo definire 'del cominciamento ideale'. Così scrive Josef Van Ess in L’alba della teologia musulmana (The Flowering of Muslim Theology) che la Piccola Biblioteca Einaudi manda in libreria con una prefazione di Alberto Ventura e la cura puntuale di Ida Zilio-Grandi. Van Ess è professore emerito di Studi islamici all'Università di Tubinga e questo breve volume è una sorta di sunto dei sei che egli ha dedicato alla teologia musulmana dei secoli Ottavo e Nono. Ma esso ha una sua autonomia di lettura e costituisce di fatto un'ottima introduzione a un universo religioso tanto conclamato quanto, in fondo, sconosciuto. Perché l'islam è oggigiorno noto quasi esclusivamente per i suoi comportamenti: dal velo femminile al terrorismo internazionale in nome di Allah. 'Molti musulmani di oggi hanno ridotto l'islam a un oggetto artefatto e pietrificato, facendo piazza pulita di una secolare tradizione teologica basata sull'equilibrio e sulla moderazione', scrive Alberto Ventura. A questa 'amnesia' delle idee provvede il libro, presentandoci i fondamenti teologici di questa fede così come si formulano in quel periodo delle origini che è fondamentale non solo per l'islam ma per ogni religione costruita. Dall'atomismo come necessità teorica alla costruzione dell'autorità spirituale e giuridica, dal rapporto con il testo sacro all'antropomorfismo, all'ermeneutica come pratica di fede. Come altre religioni rivelate, e in particolare l'ebraismo fondato sul dettato biblico del prima 'fare' e poi 'ascoltare', anche l'islam è un'ortoprassi prima che un'ortodossia. Ma ciò non esclude la formulazione di una civiltà delle idee come base della fede. Questo volume è una guida per scendere alle fondamenta dell'islam, cioè a quei presupposti teologici che vengono prima e dopo il comportamento dell'uomo. Ne risulta un fenomeno religioso complesso, consapevole di sé, paradossalmente evoluto in queste origini tanto trascurate." (da Elena Loewenthal, Per l'Islam conta più l'inizio che la fine, "TuttoLibri", 28/06/'08)

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