lunedì 14 luglio 2008

Intellettuali e antisemiti


"A emettere il primo acuto è "Il Giornale d'Italia". Lì, il 14 luglio 1938 (sotto la data del 15 trattandosi di un quotidiano della sera) appare un manifesto intitolato Il fascismo e i problemi della razza, attribuito a 'un gruppo di studiosi fascisti', di cui non si fanno i nomi. Il testo, diviso in dieci punti, culmina in una rivendicazione della purezza razziale degli italiani e denuncia il rischio che il loro sangue venga contaminato dall'incrocio con ceppi extraeuropei, portatori di varietà biologiche diverse da quella ariana. Il punto 9 del manifesto porta un titolo rivelatore: 'Gli ebrei non appartengono alla razza italiana'. Solo il 26 luglio, il Partito nazionale fascista rivela le generalità degli autori del manifesto. Tra i quali i più celebri sono il patologo Nicola Pende, il biologo Sabato Visco e lo psichiatra Arturo Donaggio. Si informa che gli estensori del documento, redatto sotto l'egida del Ministero della Cultura popolare, sono stati ricevuti dal segretario del Partito, Achille Starace. Poco più tardi Pende e Visco protestano, sostenendo che il testo originale è stato 'rimaneggiato'. Ma ben presto tacciono. Chi non tacque affatto, fin dal principio, furono gli intellettuali 'militanti' - letterati, storici, giornalisti - quasi che l'avvio ufficiale della campagna antisemita rientrasse nei loro più fervidi voti. L'acuto risuonato sulle colonne di "Il Giornale d'Italia" diventò così un coro. Non soltanto gli organi di stampa del razzismo ufficiale, come "La Vita italiana" di Giovanni Preziosi, "Il Quadrivio" o "Il Tevere" di Telesio interlandi, "Il regime fascista" di Farinacci, ma anche i quotidiani meno etichettati aderirono alla nuova missione. E per un certo numero di scrittori l'antisemitismo rappresentò una palestra per esercitare virtù retoriche e talenti pedagogici. Fu proprio Interlandi a proclamare su "La difesa della razza", fin dai primi giorni dell'agosto 1938, che la campagna antisemita mirava alla 'liberazione dell'Italia dai caratteri remissivi' che le erano 'stati imposti dalle precedenti classi politiche'. Quale occasione migliore, dunque, per mostrarsi aggiornati e 'rivoluzionari'? In un saggio pubblicato in quattro puntate nella rivista "Il Ponte" fra il 1952 e il 1953, Antonio Spinosa avrebbe poi offerto una nutrita antologia di scritti di chiara obbedienza razzistica. Altrettanto ricca in questo senso è la Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo di Renzo de Felice. Si tratta di una documentazione inquietante. Per questo genere di letteratura, il 1938 è un anno privilegiato. Esce un trattato di Gabriele De Rosa, intitolato La rivincita di Ario. Vi si sostiene 'l'identità ebraismo=comunismo', binomio al quale si oppone con i fatti 'l'asse Roma-Berlino': l'Italia, specifica l'autore, sta combattendo 'in terra di Spagna non l'iberico nemico, ma la terz ainternazionale ebraica, quella creata dall'ingegno giudaico-massonico del Komintern'. Gli fanno eco, tra gli altri, giornalisti come Felice Chilanti e Ugo D'Andrea. Critici delle più varie discipline denunziano, intanto, i danni che l'ebraismo infligge alla creazione artistica. In agosto un noto musicologo, Francesco Santoliquido, definisce la musica moderna 'un vero e proprio monopolio della razza ebraica'. Il critico letterario Francesco Biondolillo cerca di dimostrare che 'il pericolo maggiore è nella narrativa'. Qui, 'da Svevo, ebreo di tre cotte, a Moravia, ebreo di sei cotte, si va tessendo tutta una miserabile rete per pescare dal fondo limaccioso della società figure ripugnanti'. Moravia non era nuovo a simili attacchi. Già nel 1931, in visita a Giovanni Papini, era stato da lui accolto con le parole: 'Lei collabora con la rivista "Solaria". I solariani sono zoppi, o ebrei, o omosessuali. Lei è tutte e tre le cose'. Era una frase almeno in parte inesatta, avrebbe poi commentato il romanziere. Essa rientrava comunque nello stile dello scrittore fiorentino il cui romanzo Gog, edito proprio nel '31, si ispirava al più schietto antisemitismo. [...]" (da Nello Ajello, Intellettuali e antisemiti, "La Repubblica", 14/07/'08)

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