sabato 5 luglio 2008

Diciotto stanze per flauto barbaro di Cai Yan

'Ho oltrepassato il paese dei Han, sono entrata nei borghi dei barbari,
perduta la casa violato il mio corpo, meglio sarebbe non esser nata.
Ruvidi panni e pelli le mie vesti, il corpo vi ripugna,
montone rancido il cibo, violenza ai miei sensi.
Tamburi che rullano, dal cader della notte fino al giorno,
tra i barbari il vento è potente, ottenebra il campo.
Soffro il presente, piango sul passato, la terza stanza è compiuta,
la pena che nutro, quando si placherà?'
Cai Yan

"La struggente, intensa poesia fu scritta da una figura mitizzata della cultura cinese nei secoli a seguire. Dama di alto lignaggio alla corte della dinastia Han (206 a. C. - 220 d. C.) Cai Yan (pron. Tsai Yan, 177 o 178 - dopo il 206) con la sua vicenda è stata rievocata e interpretata da innumerevoli letterati e artisti. Cai Yan fu un'artista di grande sensibilità lirica e musicale e alla sua maestria nell'uso del qin (pron. cin), il liuto pentacordo orizzontale, strumento tipico dei letterati, fa costante riferimento Anna Bujatti, raffinata curatrice delle Diciotto stanze per flauto barbaro, (Hujia shiba pai) uno dei tre poemetti attribuiti a Cai Yan. Sposata a sedici anni in un'importante famiglia restò vedova dopo poco e, prima dei venti, era divenuta merce di scambio della traballante dinastia con i xiongnu (pron. siongnu) un ceppo barbarico degli unni che sconfinava spesso nel territorio cinese. Sposata a un capo da cui ebbe due figli visse in un ambiente a lei ostile per cultura, gusti, uso dei sensi e strumenti dell'esistere della propria tradizione, come l'amatissimo qin, ella si rivolge alla poesia e al grezzo flauto dei barbari il cui suono dolente si adatta sia alla condizione del suo spirito sia in modo sorprendente al ritmo stesso del qin. Un grande letterato e potentissimo dignitario Cao Cao (pron. Tsao Tsao) la fece riscattare dalla corte imperiale e dare in sposa a un alto funzionario. Essa ritornò così all'adorata capitale, Chang'an la splendida (odierna Xi'an), ma senza poter portare i figli con sé: 'Sedicesima stanza, sconfinato è il rimpianto, / io e i miei figli, chi di qua chi di là. / Il sole a oriente la luna a occidente, si cercano invano, / non c'è modo di rivederci, sterile il tormento. / Nemmeno il giglio dell'oblio dissipa la mia pena, / pizzico la cetra sonora, quanta tristezza'. Questo ripetuto straniamento, questa violenza alla cultura prima e all'amore materno poi, risuonarono, e risuonano ripetutamente, nell'anima della Cina tradizionale, quella degli han, l'etnia dominante che prese il nome da quella celebre, classica, dinastia. E' quella Cina che da sempre percepisce la presenza dei barbari ai confini come una minaccia costante; che dai barbari fu spesso conquistata, mai dominata. Ché anzi furono sempre gli han ad assorbire nell'oceano del proprio culturalismo i torrenti militari delle etnie che li avevano invasi. Cai Yan è per loro il simbolo delle profonde ferite ricevute, ma anche della gloria della propria civiltà, invitta e alla fine, comunque, ultima dominatrice. Al di là di queste considerazioni storico antropologiche, le Diciotto stanze (Tipografia Istituto Salesiano) sono un capolavoro di introspezione ed esposizione dei propri sentimenti sviluppata lungo un percorso musicalmente raffinato, con immagini colme di suggestione e risonanze fra natura e stati d'animo. Guo Moruo (1892 - 1978) tra i massimi letterati del Novecento considerava Cai Yan tra i grandi della letteratura di ogni tempo e delle Diciotto stanze curò l'edizione critica di cui questa è la prima traduzione filologicamente impegnata in lingua occidentale: impressiona che la curatrice, di cui sono da apprezzare anche i saggi e il delicato parallelo con l'Andromaque di Racine, si sia trovata a pubblicare una perla di questa lucentezza, con uno stampatore invece di un editore." (da Gian Carlo Calza, Poesie della principessa triste, "Il Sole 24 Ore Domenica", 29/06/'08)

3 commenti:

Silvana ha detto...

Ringrazio Anna Bujatti per il gradito dono delle "Diciotto stanze", e per il pensiero. A tutti coloro che mi hanno chiesto info per l'acquisto della pubblicazione, segnalo l'indirizzo della tipografia:
Tipografia Istituto Salesiano Pio XI - via Umbertide, 11 - 00181 Roma.

Anonimo ha detto...

La Tipografia, contattata, non si occupa della vendita della pubblicazione. Forse Silvana sa come contattare Anna Bujatti, che a detta della Tipografia Salesiana è la sola a poter dare indicazioni sull'acquisto?
Grazie.

Anonimo ha detto...

Qualcuno ha scoperto come si acquistano queste poesie? Mi piacerebbe leggerle in montagna...