sabato 21 agosto 2010

Dublinesque di Enrique Vila-Matas



"Enrique Vila-Matas è uno dei più grandi scrittori del mondo. Nel suo Paese, la Spagna, è idolatrato, in Francia è oggetto di devozione. Ma in Italia è ancora - ingiustamente - considerato uno scrittore di nicchia. Bartleby e compagnia, il romanzo che l'ha fatto conoscere al grande pubblico, è stato tradotto in ventisette paesi, dagli Stati Uniti alla Cina. Ed è da allora, anno 2000, che è nato nel mondo il fenomeno Vila-Matas, scrittore tra i più raffinati, uno dei pochissimi a riuscire coniugare vocazione letteraria e grande leggibilità, romanzo erudito e romanzo esistenziale. Borges e Cervantes, citazionismo e ironia.
Bartleby e compagnia andava fino in fondo al grande enigma rappresentato da quegli scrittori che, per chissà quale oscura ragione, un giorno si sono sottratti al mondo, smettendo di scrivere, celandosi a tutto. [...]
E ora torna in libreria con un altro romanzo Dublinesque (Feltrinelli) che in Spagna è già stato un caso. Ma qui a scomparire non sono gli scrittori, né le persone. A scomparire sono i libri. Nessun rogo, per loro, ma più prosaicamente, e più mestamente, la caduta in disgrazia. Colpiti alle spalle da una scure tecnologica. Internet, il libro digitale, dunque, contro la carta.
Sotto una nube fallimentare, il protagonista, l'editore Manuel Riba, parte per Dublino con un manipolo di amici per celebrare il funerale dell'Era Gutenberg, l'era del libro cartaceo. La data del viaggio è il 16 giugno, ovvero il Bloomsday, il giorno in cui si svolge l'Ulisse di Joyce. Al ritorno lo aspetta la chiusura della casa editrice di cui è proprietario. Il gruppo, che dalla Spagna s'invola verso l'Irlanda, ha un nome - i Cavalieri dell'Ordine di Finnegan's - che non è legato al Finnengan's Wake, l'ultimo e intraducibile libro di Joyce, ma - ironicamente - al nome di un pub di Dublino.
Google contro l'Ulisse, anche se tra i due la distanza è meno abissale di quanto si potrebbe pensare. Per discutere di questo e di altro abbiamo incontrato Enrique Vila-Matas a Portovenere, dove era stato invitato a parlare di come si possa 'scomparire il più discretamente possibile'.
In questo periodo infuria la polemica sugli e-book, che metterebbero in serio pericolo l'esistenza del libro così come lo conosciamo. Lei che ci ha raccontato di come si possa scomparire nel nulla, di come si possa venire inghiottiti in imprevedibili buchi neri, crede davvero che ora tocchi al libro scomparire? 'Non credo, ma è una paura del mio protagonista, Samuel Riba. Non ho di queste paure. Penso piuttosto che per i romanzieri il web rappresenti un'occasione, una nuova dimensione. Uno spazio temporale che prima non esisteva. Lo stesso Dublinesque non arebbe stato concepibile, senza questa dimensione. Navigo di continuo, per fare ricerche, per le consultaizoni che non posso fare in altri luoghi. Uso internet come enciclopedia e contemporaneamente come biblioteca. E per concepire i miei romanzi attraverso vere e proprie investigazioni. Proprio come farebbe un autore realista, che si mette in viaggio e va a cercare. Faccio lo stesso, ma con il web. Ma è un fatto recente, il mio rapporto con la tecnologia non ha molti anni'.
Quindi non è la tecnologia che uccide i lettori? 'Non è quello il problema. Anzi, la tecnologia è utile perché permette di fare cose altrimenti impossibili. E' piuttosto l'editoria, così come oggi è concepita, a modificare i lettori'.
A proposito di Dublinesque, citiamo: 'Sogna il giorno in cui la rottura dell'incantesimo del bestseller lascerà spazio alla ricomparsa del lettore di talento. (...) Ritiene che se si pretende talento da un editore letterario o da uno scrittore, lo si deve pretendere anche dal lettore'. 'Un tempo il lettore attivo non era affatto raro. Le persone che leggevano Joyce, Proust, Faulkner, erano tantissime, a dispetto di quello che oggi si potrebbe pensare. Era un tipo di lettore che oggi esiste ancora ma sta scomparendo, rimpiazzato da un lettore passivo. Il lettore attivo partecipa al libro, lo completa, e aiuta l'autore con la propria intelligenza, contribuisce in maniera concreta alla buona riuscita del libro stesso. Perché ci mette dentro il proprio sapere e la propria esperienza. Entra in contatto, e spesso, anche in contrasto diretto con l'autore, con l'opera che ha scelto di avere tra le mani'. [...]
Manuel Riba 'sogna un giorno in cui la rottura dell'incantesimo del bestseller lascerà spazio alla comparsa del lettore di talento e al siglare di nuovo i termini del contratto morale tra autore e pubblico'. Tutta colpa dell'editoria da bestseller? 'Non solo. I grandi gruppi editoriali affiancano per fortuna l'editoria da grandi numeri a quella di qualità. Escono bestseller, ma accanto a quelli anche i romanzi di Philip Roth, che sono di qualità e fanno anche grandi numeri. Per il momento va ancora bene. Dovremo allarmarci il giorno in cui non ci saranno più due filoni - bestseller e qualità - ma uno soltanto. Secondo me esiste davvero una relazione tra la natura del lettore - il suo essere attivo o passivo - e il leggere bestseller. Quest'ultimo è un lettore meno attivo'.
Forse un lettore che legge 'soltanto' bestseller ... Perché si potrebbe obiettare che ci sono lettori forti che leggono 'anche' bestseller ... 'Sì, certo. Ma un'idea piuttosto diffusa è che leggere Dan Brown o altri del genere sia soltanto un inizio: dopo Dan Brown e grazie a lui, il lettore arriverà a Proust, Joyce, Faulkner. Ecco, per chi legge esclusivamente bestseller non credo sia vero. Uno così si infila dentro un vicolo cieco, e da lì non lo smuovi: chi legge bestseller dopo leggerà altri bestseller. E basta'.
L'editore però forse dovrebbe avere il coraggio di rischiare, e lo fa semrpe di meno. Esiste una forma di repsonsabilità dell'editore, nel contribuire a nutrire, libro dopo libro, la coscienza dei lettori? O no? 'L'editore dovrebbe avere un ruolo sociale, certo. Il modo mgliore per farlo è non pensare che i lettori siano degli imbecilli. Dovrebbero piuttosto dare loro molta fiducia. Il lettore diventa quello che legge, e se si ha il coraggio di rischiare, poi si viene ripagati'.
Parla per esperienza personale? 'Dublinesque in Spagna ha avuto moltissimi lettori, pur appartenendo di per sé al settore letterario, non commerciale. Qualcuno ha detto di me, e gli sono grato, che scrivo per una grande minoranza, e forse è ciò che bisognerebbe fare: pubblicare libri per una grande minoranza di lettori'." (Andrea Bajani, Vila-Matas: 'Scrivo per una grande minoranza', "D La Repubblica delle donne", "La Repubblica", 21/08/'10)

Da Gutenberg a Google: Vila-Matas al Festival della mente di Sarzana

Un futuro da Novecento (Il Sole 24 Ore)

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