martedì 17 agosto 2010

Come si inventa un sogno. Da Shakespeare a Freud, l'inconscio della letteratura


"Questa mattina, quando mi sono svegliata, ho cercato di afferrare il sogno che si andava dissolvendo. Ho avuto quella familiare sensazione per la quale si cerca di restare addormentati per scoprire ciò che sta per succedere, come accade allorché si cerca di restare svegli per leggere ancora un po'. Ero accovacciata in cima a un alto armadio, e sapevo che se solo avessi potuto restare addormentata per un po' avrei trovato il modo di scendere. (...) Una delle caratteristiche della maggior parte dei sogni sembra essere proprio il fatto che chi sogna è e, al contempo, non è, la persona coinvolta. Mi trovavo sull'armadio e al tempo stesso osservavo qualcuno che era sull'armadio per capire che cosa sarebbe accaduto. Secondo alcune teorie, ricordiamo i sogni in maniera temporanea in quanto il cervello li utilizza per riorganizzare e far piazza pulita di emozioni e ricordi non necessari. Secondo altre ipotesi, invece, - dai sogni dei profeti biblici alla pratica di Sigmund Freud - ciò è vero a partire dal presupposto che in sogno si rivelano le cose che hanno un significato molto importante nella vita reale. Ho un amico che per anni ha preso nota dei propri sogni, collezionandoli e conservandoli in una valigetta, per arrivare infine alla conclusione che in essi non vi era alcun significato o ordine evidente. (...)
Le forme della letteratura e le forme dei sogni si assomigliano e si modificano reciprocamente, in entrambi i sensi. Molti grandi testi medievali furono 'visioni oniriche', nelle quali chi si abbandonava al sogno entrava in paesaggi allegorici - giardini, luoghi rocciosi - pieni di significati interpretabili, nei quali si potevano incontrare angeli e spiriti, le cui azioni erano di fatto messaggi relativi al mondo reale. Sono certa che i sognatori medievali in qualche caso plasmarono i loro sogni reali per adeguarsi a queste cose. Le due commedie di Shakespeare - più sue di altre, meno ispirate da altre fonti - sono Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta. In entrambe il mondo onirico e le metafore ispirate dai sogni sono efficaci e potenti in modo peculiare.
Il bosco magico nel quale si aggirano i personaggi della prima, trasformati e blanditi da fate irresponsabili, è di per sé un mondo onirico, all'interno del quale Bottom il Tessitore, trasformato in un somaro, ha un sogno all' interno di un altro sogno: «Ho avuto una mirabile visione. Ho fatto un sogno, tale che non basta il senno umanoa spiegare com'era: c'è da fare una figura da somari a tentar d' interpretare questo sogno». Nella Tempesta, invece, Prospero fornisce la classica descrizione dell'eterno sentire umano, secondo cui tutta la realtà altro non è che sogno: «Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno». I surrealisti effettuarono un tentativo sistematico di attingere all'"altra" realtà irrazionale del mondo dei sogni, registrando nei minimi particolari i sogni che facevano, realizzando immagini di fusioni impossibili tra animali e umani, macchine e carne. Si ispirarono molto alle nuove ricerche della psicanalisi, anche se Freud rimase poco interessato - in maniera quasi deludente - allorché André Breton cercò di fargli visita a Vienna. (...) Io ho scoperto di poter inventare sogni per i miei personaggi se mi calo in uno stato di vacuità assoluta, se non osservo assolutamente nulla tramite i presunti occhi dei miei personaggi. Ciò è ben diverso dall'"inventare" un sogno per sostenere la trama alla quale si sta lavorando. Quel genere di attenzione, priva di concentrazione specifica e tuttavia intensa, necessaria a creare immagini per scrivere, ha una peculiare relazione con l'immaginario onirico, e può effettivamente immaginare sogni irreali, credo. L'attività onirica - come ci ha insegnato Freud - è molto vicina alla creazione di metafore concentrate e all'invenzione linguistica dell'arte. Freud è molto interessante per quelli che egli definisce Traüme von Oben, sogni dall'alto, "grandi sogni". Si tratta di sogni che racchiudono un significato, in modalità non così lontane dalle visioni oniriche medievali inventate. Il 10 novembre 1619 Cartesio ebbe tre sogni che a suo dire cambiarono la sua vita. Nel primo, pur facendo di tutto per entrare in una chiesa, era respinto indietro da terribili e dolorose folate di vento. Nel secondo si trovava in una stanza piena di lampi e scintille luminose. Nel terzo gli era proposto di scegliere tra due libri: il primo era un succinto dizionario, l'altro - gli fu riferito - conteneva invece tutta la poesia e la scienza della conoscenza. Egli riconobbe due citazioni latine - Est et non ("È e non è") e Quod vitae sequabor iter ("Quale vita intendo seguire"). Egli preferì il volume di scienza e poesia in luogo del dizionario e affermò che quella visione confermò la sua scelta di dedicare la propria vita alla ricerca filosofica e matematica. Nel 1929 Maxime Leroy, che studiava Cartesio, inviò la descrizione di questi sogni a Freud, chiedendogli di interpretarli. Freud rispose che si trattava di sogni dall' alto, sogni che pensavano, nei quali l' interpretazione stessa dell' individuo sognante era quella giusta. (...) Nel quinto libro del Preludio, Wordsworth descrive un sogno nel quale colui che sogna - solo e nel deserto - vede la figura di un arabo con una lancia in groppa a un cammello. Quel personaggio offre al sognatore una pietra e una conchiglia, che egli definisce "elementi di geometria euclidea" e un libro di poesia divinatoria. Egli intende seppellire questi "libri" perché la distruzione è prossima, ma il sognatore avvista una linea argentata avvicinarsi impetuosa: è la linea "dell'acqua di un mondo in esondazione". Questo sogno racchiude molteplici significati, la scelta di Cartesio, Don Chisciotte e la sua lancia, l'idea di Notti arabe, con un gioco di parole rispetto a Cavalieri arabi (gioco di parole in inglese tra Night/Knight, notte/cavaliere, che hanno la medesima pronuncia, NdT). Il quinto libro si intitola Libri e le Notti arabe sono già citate come elemento fondamentale nella formazione della mentalità del poeta. Questo sogno è un "grande sogno", nel quale persone e cose sono una forma di pensiero intenso. Si tratta anche di grande letteratura, in forma onirica." (da Antonia S. Byatt, Come s'inventa un sogno. Da Shakespeare a Freud, l'inconscio della letteratura, "La Repubblica", 17/08/'10; trad. di Anna Bissanti da The Times)

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