lunedì 5 settembre 2011

I poeti morti non scrivono gialli


"«Uno dei migliori poeti del Paese». «Uno che scrive buoni libri che nessuno, a parte pochi intenditori, vuole leggere. E che quasi nessuno vuole pubblicare». Un editore però, Jan Y. Nilsson - l’encomiabile lirico scandinavo deciso a puntare tutto su vocazione e integrità estetica, domiciliato su un peschereccio ancorato nell’Øresund - l’aveva trovato. Era un tipo integro, incorruttibile e idealista quanto lui: refrattario a compromessi sulla qualità delle sue pubblicazioni, alle regole della divulgazione di massa, alle leggi spietate del mercato.
«Dobbiamo imitare i produttori di vini e investire sulla qualità, è una scelta che paga», dichiarava Karl Petersen, direttore di una delle case editrici più prestigiose di Svezia, in riunione coi suoi redattori più fidati.
Stava appunto affrontando il caso del poeta marinaro: troppo talentuoso per non meritare il successo, troppo giovane per rassegnarsi a un’incerta fama postuma. In vita avrebbe dovuto raccogliere i frutti del suo lavoro.
E ci sarebbe riuscito, purché accettasse di mettere la propria penna al servizio della scrittura di genere e la propria scrittura alla prova con l’invenzione di un giallo.
Però I poeti morti non scrivono gialli (Iperborea), sa fin troppo bene Björn Larsson lo rileva nel titolo del suo ultimo romanzo. Il guaio è che il romanziere svedese vedrà morire il suo protagonista entro le prime cinquanta pagine: quando stava per scrivere il finale del noir che avrebbe rovesciato le sue sorti. È così che in «una specie di giallo» (avverte il sottotitolo) si trasforma la storia avviata come un’avventura metaletteraria. L’enigma poliziesco - chi ha ucciso il poeta che ha tradito la sua arte? - è tanto intrigante da catturare tra i fili della trama ardue questioni di poetica e di etica editoriale. Tenendo il lettore sulla corda, Larsson si permette di disquisire del disdicevole «snobismo sui generi», del disimpegno del poeta che «non deve propagandare messaggi», dei trucchi ricorrenti tra i giallisti di Svezia e delle nefandezze del demone della velocità che, come ogni altro settore, ha investito l’industria culturale. Il suo giallo invece (una specie di ...) procede con ritmi da poesia.
Scansando accortamente l’ostacolo che avrebbe rischiato di fare inciampare il suo eroe: «la tendenza a esporre idee più che a rappresentarle»." (da Alessandra Iadicicco, Il poeta di Larsson vuole la fama col giallo ma ci lascia le penne, "TuttoLibri", "La Stampa", 03/09/'11)

Larsson contro Larsson (da "La Repubblica")

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