lunedì 25 maggio 2009

L'altra Eszter di Magda Szabò


"Pagine aspre, impietose, spiazzanti, lucidissime, impossibile uscirne indenni. Non è difficile farsi catturare immediatamente dal mondo interiore di Eszter, anima sdoppiata e scorticata che fa scempio di sé. Lei celebre attrice teatrale, sceglie come palcoscenico emblematico la parabola della sua esistenza. Disperatamente sincera, interpreta se stessa in un lungo lancinante monologo, dedicato al suo grande amore Lorinc, che esplode dalla penna del "pesce d'oro della letteratura ungherese", così la definì Herman Hesse, Magda Szabò. Coacervo di sentimenti esasperati e fosche passioni, è un'esperienza nel territorio senza frontiere della mente, infrange il tabù di dichiararsi cattivi, il coraggio di odiare. L'infanzia nasconde il mistero della vita adulta lo sa bene Eszter, nata da una famiglia aristocratica caduta in miseria, bisogno, sacrifici, rinunce, che diventano insopportabili quando incontra la compagna di studi e di giochi Angèla. Bella, adorabile, ricca, elegante, dolce, sensibile, Angèla ha tutto ciò che manca a Eszter. Un veleno mortifero le pervade l'anima da aristocratica umiliata ed ecco deflagrare l'altra Eszter dal ghigno sanguinario: "Ho odiato Angèla dal primo istante in cui l'ho vista e non ho mai smesso…la odierò sempre persino quando sarò morta ...". Le ucciderà l'amato capriolo, le ruberà il marito, ossessionata dall'istinto criminale chiamato gelosia, incurabile e irragionevole. Ormai adulta ripercorre il passato con continui flashback, Eszter è finalmente anche lei ricca e famosa, ma c'è l'altra se stessa in agguato: polare, spietata, che si ingozza per placare i ricordi della fame infantile, che imbosca il denaro nelle scatole, che non dimentica le scarpette scomode tagliate in punta ereditate da zia Irma, braccata dal pensiero di Angèla e dal fato vendicatore. Angèla non si accorgerà mai di nulla, non vede, non sente, non sa che l'amica vive per distruggerle qualunque anelito di felicità. Sarà Lorinc, il conteso marito di Angèla, moribondo a scarcerare Eszter, a svincolarla dai suoi immondi sentimenti: "Eszter, ma non ti sei accorta che io amo te, non Angèla?". Privo di epica, stracolmo di anima, ci impone un viaggio ingrato ma necessario, nell'oscurità segreta dei nostri sentimenti, lì dove albergano le nostre fragili paure, il "mostro" umanissimo che spesso non sappiamo definire, di cui sentiamo la potenza se ci abbandoniamo a noi stessi. Odio oltremisura nel grumo delle passioni radicali, quello patologico che soffoca e uccide, che quasi perdoni, nonostante tutto, perché dettato da una necessità che si trasforma in pulsione irrefrenabile. Un libro senza tempo, scritto nel 1959, che mette in mostra il talento e le ragioni del successo della Szabò, che finalmente e a onore torna alla luce in Italia pubblicata da Einaudi." (da Francesca Motta, L'altra Eszter, "IlSole24Ore.com", 18/05/'09)

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