mercoledì 31 dicembre 2008

Auguri, mr Salinger. Il silenzio di un grande scrittore


"Salinger vive, conta gli anni come noi? Spegne oggi 90 candeline? E c'è chi gli fa festa? Una cosa è certa: assorda il silenzio volontario, rigoroso, in cui s'è da anni allontanato, esiliandosi da un paese la cui scena letteraria diventava via via più globale, con scrittori smepre più in cerca di successo planetario. J. D. Salinger, al contrario, in nome di un'estetica buddista o zen, si è preoccupato semmai di scomparire, di non lasciare tracce. Non c'è riuscito del tutto, perché rimangono di lui libri esili, ma indimenticabili: primo fra tutti Il giovane Holden, capolavoro minimalista. Lì un adolescente osservava con implacabile severità una società ai cui modelli non si piegava, sì che il giovane eroe non celebrava nessun rito di passaggio, ma piuttosto confermava la propria renitente distanza dal mondo che voleva educarlo. Distanza anche da modelli letterari, come quello di huck Finn, giovane scavezzacollo che pure alla fine compie la prorpia iniziazione. Con Holden Caulfield l'avventura dell'iniziazione - tema caro alla letteratura, in specie americana - si trasforma nell'avventura dell'obiezione di coscienza, non però alla guerra, ma alle forme sociali della vita quotidiana. Nella grande letteratura del secolo passato lo scrittore americano e il suo eroe non sono mai del tutto ignari della società, la quale società è spesso rappresentata come un mostro ostile, una vasta massa che oppone all'io individuale serie minacce, e malevole intenzioni, sì che ogni forma di controllo è vissuta come maligna, ogni forma di autorità come il portato di uno spietato autoritarismo, la cui mossa fondamentale è volta a divorare la libertà dell'individuo. [...] Salinger è un grande scrittore, grande e profetico: anticipa il futuro. La letteratura - che ha sempre questa vocazione, ma non smepre la realizza - con Salinger ci riesce e grazie ai suoi bambini protagonisti - da Franny a Zooey a Teddy - dà figura al crollo lento di un ideale di famiglia che nella sua menzogna politica la società americana non vuole riconoscere; la famiglia come nido d'amore protettivo non esiste più, la famiglia non protegge e non prepara alla vita, è al meglio stupidamente snetimentale come sono i suoi protagonisti adulti, i genitori, quando non siano colpevolemnete indifferenti, o sordi, solo interessati alla performance ordinaria del successo. [...] Ecco, Salinger è questo scrittore di un mondo post-eroico, post-umano. Lo ha rappresentato grazie alla creazione dei suoi protagonisti infanti, quei bambini angelici, tristi, compassionevoli, in fondo 'buoni'. A me piace immaginare il suo silenzio come la sua ultima scrittura. Come il raggiungimento della piena e realizzata verità dell'infanzia, quasi che l'infanzia fosse il regno non dell'assenza, ma dell'implosione della parola. E con tutto il cuore gli auguro buon compleanno, e come regalo gli offro il motto di Descartes: qui bene latuit bene vixit. E' proprio il suo." (da Nadia Fusini, Auguri, mr Salinger. Il silenzio di un grande scrittore, "La Repubblica", 31/12/'08)

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