mercoledì 10 dicembre 2008

Astrid e Veronika di Linda Olsson


"Scrive Karin Boye in Min stackars unge (Mia povera bambina - My Poor Young Thing), una delle sue poesie più celebri, che aspettando il risveglio 'il sogno si nasconde in ogni viva goccia di linfa'. Linda Olsson, in Astrid e Veronika (Corbaccio), racconta appunto la possibilità di una tale dolce scoperta: in breve, quella riconquista della capacità di affidarsi fiduciosi, quando che sia, alla vita e ai propri sogni, alle loro belle illusioni pur conoscendone la fragilità. Romanzo della sofferenza che schiaccia e del cuore che si e ci risolleva, è dunque questo primo della scrittrice svedese, nata a Stoccolma, vissuta come spesso accade ai suoi connazionali in Africa e in Asia e ora trasferitasi a Auckland, in Nuova Zelanda. E dalla terra in cui vive d'abitudine la Olsson regala uno dei romanzi più 'scandinavi' che si possano immaginare, per l'ambientazione, le atmosfere dell'anima, la maniera di guardare alle cose e al mondo. [...] Il romanzo è sapientemente costruito della narrazione di piccoli fatti del quotidiano, come ad esempio preparare del cibo, fare una passeggiata, scambiare un piccolo dono, una confidenza, uno sguardo: ma non risulta mai riduttivo né banale per la capacità di scavare negli affetti e nei sentimenti profondi. La Olsson sa infatti conferire al racconto lirismo, risonanze e vibrazioni delicate, cogliendo le sfumature proprie del risveglio dell'anima alla vita, del lento ma inesorabile riaffermarsi di una speranza anche per chi ha conosciuto dolori atroci e quasi intollerabili: lo scempio dell'innocenza da parte di un padre che si è arreso al dolore, la perdita immatura di una figlia o del giovane compagno. Ricco di riferimenti colti e di citazioni della pù alta poesia in lingua svedese - dalla Sodergran alla Boye, da Gullberg a Ekelof, da Karlfeldt a Lagerkvist, solo per citare qualche nome - il romanzo della Olsson è anche un modo che l'autrice offre a se stessa e al lettore per dialogare con alcuni fra i testi più suggestivi della letteratura, per (ri)appropriarsi della grande poesia e della cultura più autentica del suo splendido Paese." (da Daniela Marceschi, Amorevoli solitudini, "Il Sole 24 Ore Domenica", 07/12/'08)

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