sabato 19 aprile 2008

Zohar. Il libro dello splendore


"Tra gli innumerevoli segreti celati nello Zohar (Il libro dei segreti), uno dei testi più criptici del misticismo ebraico - scrive Giulio Busi, magnifico curatore del volume antologico pubblicato da Einaudi - il più inaccessibile è forse, quello della sua origine. Busi, oltre a essere uno dei maggiori ebraisti del mondo, ha il gusto del racconto. Le pagine della prefazione in cui descrive l'apparizione, come dal nulla, nella Spagna del Milleduecento, di questo libro davvero splendido, sembrano la traccia di un vero e proprio romanzo giallo, destinato a non aver soluzione, i cui protagonisti sono cabalisti e rabbini, accademici e maestri itineranti, amanuensi e furfanti. Infatti, i primi frammenti di di prosa zoharica apparvero in Castiglia nel 1281 e l'intera raccolta fu elaborata in una trentina d'anni: ma chi era l'Autore? Era un autore singolo, un sapiente il cui nome era stato cancellato dal tempo? Erano più sapienti, autori ciascuno di una singola parte, membri di una accademia segreta? Erano abili manipolatori di testi? Copisti di manoscritti a loro volta copiati da antichi manoscritti? Fortunati custodi di quelle preziose biblioteche che viaggiavano da una sponda all'altra del Mediterraneo e talvolta potevano servire a pagare un riscatto? Non lo sappiamo. da dove venga lo Zohar - nonostante la grande fortuna che ebbe nei secoli, non soltanto in ambiente ebraico, rimane un mistero. Di cosa parla Il libro dello splendore: questo libro sterminato che amarono Pico della Mirandola e Proust, e lascia il lettore moderno sbalordito per la fantasia inesauribile dei suoi racconti e la bellezza delle sue scenografie cosmiche? Questo libro da cui emana una trepida aria di lacrime e di estenuazioni? Nel quale vediamo dispute interminabili sulla Bibbia? E i rabbini che, al lume della candela, studiano tutta la notte? E viandanti notturni che si commuovono osservando le costellazioni, ascoltando il canto degli angeli? Nel quale, finalmente, sentiamo il medesimo profumo che si innalza dalle vecchie case di preghiera di Gerusalemme, o da quelle moderne di Brooklyn tanto ben descritte nei suoi romanzi da Chaim Potok? La Torah - dice lo Zohar - è stata creata migliaia di anni prima del mondo. Per la verità, sette sono le cose create prima del mondo: la Torah, l'Eden, la Geena, il Trono della Gloria, il Tempio, il nome del Messia, il pentimento. Dio creò l'universo, guardando la Torah. Dal mistero inconoscibile, scoccò una 'luce di nerezza' che si sparse ovunque, consolidandosi in dieci sefirot: e cioè le dieci manifestazioni della divinità del cosmo. Le emanazioni, dobbiamo immaginarle come un immenso albero, con immensi rami: l'albero della vita. La 'luce di nerezza' è il centro della speculazione mistica: significa che la luce e le tenebre sono legate indissolubilmente, sempre; che una scintilla di luce è nascosta in ogni frammento d'oscurità. E che la sapienza 'buona' si può trovare anche in quella 'cattiva': come nella magia, ad esempio. Nel mondo in cui viviamo, l'oscurità prevale. In quello a venire, ci sarà soltanto al luce; e, dopo la resurrezione dei morti, delle cose che vediamo non resterà nulla: neppure un capello. [...]" (da Giorgio Montefoschi, Dio, l'uomo, il cosmo: immagini e profezie svelate nello 'Zohar', "Corriere della Sera", 19/04/'08)

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