lunedì 7 aprile 2008

Szymborska: "Le persone s'istupidiscono all'ingrosso e rinsaviscono al dettaglio. Perciò amo il particolare"


"Il perfido vantaggio della letteratura, scriveva Stanislaw Lem, è che sa nutrirsi di antinomie, riuscendo ad assorbire quel principio di contraddizione che invece risulta fatale alle scienze esatte. Chissà che non sia questo il segreto capace di spiegare l'entusiasmo apparentemente paradossale che la poetessa Wislawa Szymborska, Nobel per la letteratura nel 1996, suscita nel pubblico, una reazione che contrasta con il suo carattere schivo e riservato, lontano da ogni atteggiamneto divistico o profetico. [...] La poesia matura della Szymborska è rimasta però al di fuori di qualsiasi corrente, lontana dai vari 'ismi', concentrata sull'individuo più che sulle masse, sulle storie singole più che sulla storia collettiva, in definitiva su quel 'granello di sabbia' che dà il titolo a una delle sue poesie più significative (Vista con granello di sabbia). Attraverso un sapiente uso dell'ironia la Szymborska crea un inedito rapporto con la quotidianità, togliendone gli strati ad uno ad uno, come con la cipolla della sua celebre poesia omonima, per arrivare a svelarne l'essenza intima, scevra dalle ovvietà alle quali siamo abituati. Gli oggetti apparentemente consueti e ordinari servono come spunto per una riflessione profonda sull'esistenza che, evitando contemporaneamente il pathos e il cinismo, adotta la categoria dello stupore, nella convinzione che nel linguaggio della poesia, in cui 'ogni parola ha un peso', non c'è più nulla di ordinario e di normale. E la lingua della Szymborska, in apparenza semplice, a volte colloquiale, frutto però di una perfetta padronanza dei mezzi linguistici e di un incessante lavoro di rifinitura, sembrerebbe davvero avere trovato una cifra poetica che le permette di entrare in sintonia con gli abitanti di un mondo caratterizzato dall'erosione di ogni certezza. [...] Che posto hanno i poeti italiani nelle sue letture? 'E' una domanda per me stressante, dal momento che ho sempre letto più prosa che poesia, anche perché di rado quest'ultima è tradotta bene. Ma mi rendo conto perfettamente del luogo in cui mi trovo. Nell'isola in cui fu creato il sonetto, una forma poetica ancora oggi vitale. Nell'isola in cui si svolge l'azione del Gattopardo, un romanzo che merita di essere letto più volte. E sull'isola in cui un giorno - sebbene ciò non abbia molto in comune con la letteratura - un greco geniale balzò in piedi dal suo bagno esclamando una frase ancora oggi memorabile'. Sembra che lei sia uno dei poeti più citati dai blogger. Internet per un autore può significare incremento di popolarità, ma anche perdita di controllo sull'opera e sulle sue possibili manipolazioni. Che ne pensa di questo fenomeno? 'Non ho internet, non lo uso, né quotidianamente né saltuariamente, e così mi risparmio le irritazioni'. [...] Lo sguardo ironico dei suoi versi appare a volte come una grande fuga dai miti: il mito della patria, dell'età dell'oro, del progresso, della modernità, lo stesso mito della memoria. Quali miti ritiene che in questo moemnto siano pericolosi? 'I concetti di patria, progresso, modernità, memoria (o più precisamente: storia), non devono necessariamente trasformarsi in miti. E i vari miti vi si sovrappongono solamente. Alcuni miti aiutano le persone a vivere, e non c'è motivo di combatterli. Altri, purtroppo, mirano a provocare la morte delle persone. Questi ultimi hanno una resistenza eccezionale. Se qualcuno fosse andato a dire ai nostri genitori o ai nostri nonni che oggi il mondo sarebbe stato scosso da guerre di religione, di certo sarebbe stato preso per matto'. Quale ruolo può avere la poesia in questo processo di resistenza al mito? 'Molto piccolo, quasi nullo. Ma bisogna credere in ciò che si fa'. Sembrerebbe che la sua poesia voglia tenersi lontana dagli avvenimenti storici, stabilire una certa distanza da essi. E' una reazione ai tragici eventi legati alla storia polacca, o è invece un criterio valido per ogni poeta? 'Non fisso criteri per nessuno. Ci sono poeti che, ad esempio, danno sfogo immediatamente ai propri sentimenti di ammirazione, rabbia e rancore, finché questi sono ancora caldi. ma anche loro, sebbene non lo sappiano, mantengono una certa distanza rispetto a ciò di cui scrivono. Vi sono costretti dalla forma stessa del componimento'. Leopardi scrisse che in Italia la riprovazione sociale non dipende dall'effettiva colpevolezza, ma dal verdetto di condanna. A volte basta l'accusa. Pensando alla lustracja (la verifica del passato) che di recente ha riguardato la Polonia, la verità è indispensabile per il funzionamento della nostra società? 'La lustracja in Polonia ha provocato più danni che benefici. Si è scoperto che in nome della verità si possono creare un numero elevato di falsità e equivoci. Per fortuna ora il governo è cambiato e ha lasciato, o almeno spero che abbia lasciato, la questione in mano agli storici di professione, invece che ad autodidatti alla ricerca di rivelazioni sensazionali'. Il fatto che in alcune società per essere giudicati colpevoli basta essere accusati ha qualcosa a che vedere con lo spirito di un popolo, ammesso che qualcosa del genere esista? 'Lo spirito di un popolo? Lasciamo che gli spiriti riposino in pace e occupiamoci dei vivi. E le persone cambiano. La maggior parte della gente non si dà la pena di pensare con la propria testa (o perché non può, o perché non vuole), e di conseguenza è facilmente preda di suggestioni collettive. Qualcuno ha detto che le persone si istupidiscono all'ingrosso, e rinsaviscono al dettaglio. Dunque amiamo e sosteniamo i casi al dettaglio'." (da Francesco Groggia, Il paradosso di Szymborska, "La Repubblica", 07/04/'08)

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