mercoledì 23 febbraio 2011

Ecco Schopenhauer, un autore fiero di essere «inattuale»


"Ha ancora senso leggere Arthur Schopenhauer nell’era degli sms e di Facebook? Nell’epoca in cui taluni filosofi dal fiato corto sostengono che le opere del pensiero hanno una scadenza come lo yogurt, i medicinali o i funghi sott’olio? C’è chi la fissa a dieci, chi a quindici anni; comunque sia, le riviste scientifiche che contano sono ormai online, giacché i dati discussi durano in genere qualche mese. Eppure, nonostante questo scenario, proprio oggi ha senso leggere e meditare Schopenhauer. Anzi, è autore da tenere sempre a portata di mano, sul comodino o accanto alla poltrona dove si dovrebbe consultare anche per qualche minuto, dopo aver spento la stupida televisione e quel ladro di tempo che è il computer. Arthur Schopenhauer (1788-1860) è completamente inattuale. Non provò alcun interesse per la patria, la politica, gli strilli dei bambini e il matrimonio, meno che mai per il prossimo. Non modesto, di pessimo carattere, disprezzò Hegel e gli idealisti, rideva dei filosofi di professione e non risparmiò strali ai professori, giacché era convinto che nelle loro testoline non possono entrare le grandi idee dell’umanità (usava espressioni più forti, ma non è il caso ...).
Non amava la vita mondana, anzi a tale proposito pizzicò Goethe: «Per lei l’attività letteraria è sempre stata cosa secondaria, mentre la cosa principale è stata la vita reale. Per me, invece, è il contrario. Per me ha valore e conta quello che penso e scrivo; invece quello che vivo personalmente e che mi succede è cosa secondaria, anzi me ne faccio beffe» (lettera del 3 settembre 1815). I suoi amori, a differenza di quelli fallimentari di Nietzsche, riusciva a celarli e a tenerli per sé. Fa impressione quel suo magnifico distacco dalle ginnastiche amorose, che espletava e non menzionava, indipendentemente dal fatto che l’oggetto delle sue attenzioni fosse una nobildonna o una signora con tariffa. Nel Curriculum vitae, dove avrebbe potuto accennare ai trastulli veneziani con Teresa Fuga, scrive soltanto: «Post undecim annorum continua litterarum studia, animum peregrinatione recreare statui» («Dopo undici anni di studi letterari, decisi di risollevarmi l’animo viaggiando» ). Da questo punto di vista fu comunque più umano di Kant, che tanto ammirava, il quale delle donne e del sesso non seppe mai cosa farsene. Riproporre Il giudizio degli altri di Schopenhauer, pagine che costituiscono il quarto capitolo dei noti Aforismi per una vita saggia, significa offrire un testo di riflessione sulla felicità; o meglio: un’operina che aiuta a difenderci da quello che gli altri dicono, pensano o scrivono di noi. Anche se è difficile spiegare perché ogni uomo si rallegri nel momento in cui riceve un’opinione favorevole («come il gatto, quando uno lo accarezza, fa, immancabilmente, le fusa» ), Schopenhauer consiglia di «moderare il più possibile» la sensibilità verso quello che giunge dal prossimo, siano cose positive o negative. Insomma, raffreddare entusiasmi e delusioni per non rimanere «schiavi delle idee altrui». È un esercizio che il filosofo tedesco insegna con impareggiabile mestiere e in una nota sbugiarda i godimenti dei ricchi, che non dipendono da quello che possono o provano, ma dall’opinione che giunge loro: «Le classi più alte, con tutto il loro fasto, il loro lusso, le loro pompe, la loro magnificenza e i loro sperperi di ogni genere, possono dire: "La nostra felicità sta tutta fuori di noi: la sua sede sono le teste degli altri"» .
Leggere Schopenhauer, così come Michel de Montaigne, aiuta a diventare adulti. Per questo uno dei pochi veri pensatori italiani del secolo scorso, Piero Martinetti, ha scritto nel suo Breviario spirituale: «Per apprezzare al suo giusto valore l’opinione altrui basta riflettere, come consiglia Schopenhauer, sulla superficialità e futilità dei pensieri, sulla bassezza dei sentimenti, sull’assurdità delle opinioni che si riscontrano nella maggior parte dei cervelli ... E allora impareremo a vivere più per noi che per gli altri, con maggior sicurezza e naturalezza, con maggior preoccupazione per i mali reali: così guadagneremo non soltanto in tranquillità d’animo, ma anche in saggezza e in felicità»." (da Armando Torno, L’anticonformismo contro le idee futili. Ecco Schopenhauer, un autore fiero di essere «inattuale», "Corriere della Sera", 23/02/'11)

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