martedì 28 dicembre 2010

Mille viaggi straordinari


"Terre estreme, luoghi (quasi) inaccessibili, avventure nei luoghi più freddi del mondo. Ecco tre libri pubblicati quest'anno che raccontano di esperienze ai confini e un volume di suggerimenti per viaggi stravaganti, ma possibili.

Storie antiche e nuove di avventure polari.
«Infine, il Polo. La ricompensa di tre secoli di ricerche. Il mio sogno e la mia meta per vent'anni. Finalmente mio!» scrisse il comandante Robert Peary, il 6 aprile 1909, quando affermò di aver raggiunto per primo, o per secondo, l'elusivo punto geografico. «Il Polo Nord è certo uno strano oggetto del desiderio – afferma John E. Lewis, curatore di Alla fine del mondo, in libreria da giovedì (Newton Compton)–: Non vi si trova nulla, a eccezione di uno strato di ghiaccio galleggiante spesso cinque metri e, forse, qualche uccello migratore, poiché nemmeno gli orsi polari si avventurano a cacciare a una distanza di 725 chilometri dalla terraferma». Eppure il vertice della calotta boreale, così come quello della calotta australe, continua a calamitare l'interesse degli uomini, pronti a pagare con la vita l'avventura in questi deserti di gelo. Alla fine del mondo è una raccolta di racconti firmati da esploratori di luoghi estremi, ottocenteschi, novecenteschi o contemporanei.
A Nord troviamo per esempio il resoconto della discussa conquista del polo di Frederick A. Cook, del 1908; Knud Rasmussen che ricorda un incontro con gli eschimesi; Umberto Nobile a bordo del dirigibile Italia; le imprese del "sorvolatore" Richard E. Byrd, sia a Nord sia a Sud e la circumnavigazione polare di Ranulph Fiennes. A Sud le indimenticabili imprese di Ernest Shackleton (la conquista del punto più a sud del 1908-09, la perdita dell'Endurance, il viaggio nella Georgia australe); il sorpasso di Roald Amundsen, che soffiò a Scott il primato; le riflessioni sul riscaldamento climatico del giornalista David Helvarg, nel 1999 e la pazza nuotata di Lynne Cox, nel mare antartico.

Nelle terre selvagge
La biologa Erin McKittrick ha percorso con il marito seimila chilometri nelle terre selvagge del Canada nordoccidentale e dell'Alaska. Quattro stagioni spostandosi a piedi, in canotto o sugli sci da Seattle alle isole Aleutine, alla scoperta del meraviglioso equilibrio precario di luoghi estremi e disabitati. Il vento feroce, gli iceberg, i colori struggenti dei tramonto ma anche le zone devastate dalla deforestazione, dallo sfruttamento minerario, e gli incontri occasionali con le popolazioni locali, le balene, gli alci, gli orsi e i leoni marini.
Erin McKittrick, La strada alla fine del mondo (Bollati Boringhieri)

Viaggio nei luoghi ghiacciati del globo
Il biologo Bill Streever ama il brivido. O meglio, i brividi. Vive nel Nord dell'Alaska e per lui il rallentamento molecolare che segue il precipitare della colonnina di mercurio è una forza ispiratrice. Tanto da dedicargli un intero libro: Gelo, selezionato tra i cento libri più interessanti del 2009 dal «New York Times». Il freddo è un «motore», plasma i paesaggi, scolpisce le foreste e spinge branchi di animali sulle rotte migratorie o nelle tane per un lungo sonno. Da poco tradotto in italiano, Gelo parla di scoiattoli in letargo il cui sangue incomincia a gelare e che, come piacerebbe fare anche a noi, riprendono vita in preda ai brividi, di orsi tanto pingui da non riuscire a camminare, di rane surgelate e di uova di bruchi al glicerolo (un antigelo). Dalle meraviglie dell'ibernazione passa alle esplorazioni nei luoghi più estremi del pianeta, racconta del suo viaggio in una galleria scavata nel permafrost ai tempi della Guerra fredda per osservare strati di ghiaccio e terra che risalgono a 40mila anni fa e che odorano di muffa. Racconta delle tuffatrici «ama» giapponesi e coreane, che per raccogliere frutti di mare sfidano in apnea temperature tanto fredde che ucciderebbero la maggior parte degli uomini. Si addentra poi a spiegare come i metodi di refrigerazione hanno cambiato il nostro destino e quello del mondo. Streever si muove agilmente tra geografia, biologia, storia, mitologia, folklore e scienze dell'ambiente, snocciolando aneddoti e citazioni, passando da Coriolis o Celsius, alle balene, da Alessandro Magno o Napoleone agli alberi che, incapaci di migrare, congelano, rilasciando – nel cambiamento di stato – una vampata di calore, ed eliminando i fluidi dalle cellule.

Viaggi straordinari ma possibili
Lonely Planet, nota guida per viaggiatori-zaino-in-spalla, ha selezionato Mille viaggi straordinari. Dai più classici ai più stravaganti. Alla voce "gli ambienti più estremi" troviamo: il deserto di Atacama, in Cile, quello del Sahara, Delhi, città dei contrasti e degli eccessi e sempre in India il Ladakh, il parco nazionale di Banff, nelle montagne rocciose canadesi, l'outback australiano, la depressione di Danakil, in Etiopia, le montagne dell'Alaska Range, le Ande equadoregne (il Tungurahua e la via dei vulcani), la megalopoli effervescente e soffocante di Città del Messico. Per "I luoghi più caldi e più freddi" troviamo la stazione antartica di Vostok, la base di ricerche Eureka a Ellesmere Island, nel Nord del Canada, il villaggio siberiano di Oymyakon che detiene il record di temperatura più bassa mai registrata nell'emisfero nord (-71,2°), la cima più alta del Nord America, il monte Denali (o McKinley), la capitale più fredda del mondo: Ulaanbaatar, in Mongolia, la città libica di Al ‘Aziziyah, dove si è registrata la temperatura più alta del mondo (57,8°), di nuovo la depressione della Dancalia, in Etiopia, dove il vulcano Dallol può far aumentare la già rovente temperatura dell'aria di qualche centinaio di gradi, il deserto iraniano di Dasht-e Lut, dove il suolo raggiunge i 70°, la californiana Valle della Morte e infine Bangkok, che secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale è la città più calda del mondo, con una temperatura media annuale di 28°." (da Terre estreme e luoghi (quasi) inaccessibili. Quando i libri raccontano viaggi nei posti più freddi del mondo, "Il Sole 24 Ore", 27/12/'10)

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