mercoledì 1 dicembre 2010

Luka e il fuoco della vita


"Il nuovo libro di Salman Rushdie, intitolato Luka e il fuoco della vita (Mondadori) rivisita il mondo, lo stile e alcuni dei personaggi di uno dei suoi romanzi più affascinanti e riusciti: Haroun e il mare delle storie. Si tratta ancora una volta di un romanzo per l'infanzia, scritto magnificamente, che l'autore ha consegnato alle stampe prima di tuffarsi in un «memoir», un libro di ricordi personali che affronterà anche il tema della Fatwa. E' un momento di grande attività creativa per Rushdie: dopo che I Bambini della Mezzanotte è stato eletto il migliore tra i vincitori del Booker Prize, lo scrittore indiano ha abbandonato la presidenza del premio letterario PEN e limitato la partecipazione a festival ed eventi culturali per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. «Ho avuto la sfortuna di una vita molto intensa, particolaree interessante», mi piega con ironia nella sua casa di Manhattan «credo che le esperienze che ho vissuto in prima persona possano essere un argomento stimolante per i lettori».
Perché ha deciso di scrivere per l'infanzia? «Perché anche il mio secondo figlio, Milan, volevo il proprio libro dopo che avevo scritto Haroun e il mare delle storie per suo fratello Zafar. Ora Milan ha tredici anni ed è già un appassionato di letteratura, ultimamente ha letto Cent'anni di solitudine. In questo momento provo molta gratitudine per i miei figli: senza di loro non avrei scritto questi libri, che sono stati una delle più piacevoli esperienze letterarie della mia vita».
Quando scrisse Haroun e il mare delle storie lei dichiarò di essersi ispirato a Calvino. E ancora così con Luka e il fuoco della vita? «Certamente, devo molto all'opera di Calvino, sia per quanto ha fatto come narratore, che per la sua raccolta di fiabe. Ma nel libro ci sono anche altri modelli: ho pensato a Gogol, e per quanto riguarda la tecnica, a Kafka».
Si può dire che il sonno che colpisce il personaggio del padre Rashid rappresenti una metafora della Fatwa? «Quello che ha significato per me la Fatwa è presente in maniera più significativa in Haroun e il mare delle storie. In questo caso ho pensato a temi imprenscindibili come la vita e la morte. Al fatto che il padre ha cinquanta anni più del figlio, come succede a me. E che ad una certa età la consapevolezza di essere mortale è sempre presente».
Isaac Bashevis Singer disse che scriveva "per l'infanzia perché i bambini non pensano che il loro scrittore preferito possa salvare il mondo. Solo gli adulti hanno pensieri così infantili". «E' una magnifica battuta, che contiene una grande verità. In questo ultimo libro ho cercato di affrontare temi importanti, ma quello che dice Singer è qualcosa da tenere a mente sempre, cercando di ricordare che la nostra funzione è quella di fare buona letteratura, e che forse, solo in quel modo, possiamo fare qualcosa di buono per gli altri».
Esiste una graduatoria di importanza nella letteratura? La letteratura per l' infanzia può essere collocata allo stesso livello di quella considerata alta? «Io credo che non esista una graduatoria, e che sia superficiale parlare di semplice "abbassamento" a proposito di alcuni generi. Aggiungo che esiste sempre di più un'area grigia, alla quale appartengono libri che non si possono considerare solo per bambini né per adulti. E ci sono libri scritti inizialmente con in mente un pubblico specifico, che conquistano invece lettori molto diversi. Penso ad esempio al best seller di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte». Lei non ha mai disdegnato partecipazioni a film: ritiene che il linguaggio dell' immagine stia corrompendo quello della parola scritta? «Sono convinto del contrario. Io credo che la parola venga arricchita dal linguaggio delle immagini, e ne ho tenuto conto sin dai miei esordi, in particolare con I bambini della mezzanotte. C'è poi da considerare come stia cambiando il linguaggio delle immagini: le inquadrature sono sempre più brevie il montaggio sempre più rapido. Le nuove tecnologie stanno cambiando tutto, anche nella "visione". Ora siamo abituati a leggere una scena sempre più velocemente, e credo che questa accelerazione della percezione sia un bene per la letteratura, anche perché non credo affatto che sia un' attività in crisi. La contaminazione è utile, pensate all'uso dei flashback: un tempo generavano confusione ed oggi sono accettati comunemente ed utilizzati anche artisticamente. Sono tutte forme nuove, che servono alla creatività».
Lei ha dichiarato ripetutamente di essere ateo, ma nel suo libro compaiono divinità, per quanto goffe, decadenti e maligne. «Nessuno può negare che l'origine della letteratura sia sacra. E che sia impossibile svincolarsi completamente da quei legami. Io rifletto sempre sul fatto che i miti antichi erano vere e proprie religioni, e quando terminarono di essere tali, divennero accessibili per noi come letteratura, non molto diversamente da Anna Karenina o Delitto e castigo. La mitologia immortala e comprime sempre alcune verità. Come il mito di Orfeo, una storia che si può raccontare in cento parole, ma che racchiude verità profondissime. E uno dei motivi per cui preferisco il politeismo al monoteismo: letterariamente è più interessante, e gli dei non sono degli esempi morali. Sono orgogliosi, dispettosi, vendicativi e spesso commettono atti orribili: si trasformano in animali per possedere delle donne, e a volte le violentano. Rappresentano un modo di ingrandire e raccontare l'umanità. Nel mio caso mi chiedo come ci dobbiamo comportare con questi dei nel momento in cui non sono più divinità, e provo per loro un sentimento di compassione».
La colonia di ratti di cui parla nel libro fa venire in mente il "Tea Party". «Non credo che sia identificabile unicamente con loro: il mondo è pieno di radicali di ogni genere che usa la difesa dell' identità come arma. Di persone caratterizzate a loro volta da un'identità negativa: si definiscono da quello che odiano».
Come ha vissuto la recente svolta a destra dell'elettorato americano? «C'è una parte dell'America che per i non americani è molto vicina all'incomprensibilità. Ed è una parte vasta e forte, che in questo momento è, purtroppo, in ascesa. Si tratta di un mondo che quasi si vanta della propria ignoranza, che non ha alcun interesse a conoscere il resto del pianeta. Io credo che l'intervento dello stato in alcuni settori fondamentali come la scuola e la salute possa essere utilissimo, senza per questo arrivare ad essere comunisti. La cosa paradossale di questa svolta preoccupante è che coloro che reagiscono in maniera più virulenta ai tentativi di riforme politiche sono gli stessi che ne beneficerebbero maggiormente»." (da Antonio Monda, Salman Rushdie: così velocità e tecnologia fanno bene al romanzo, "La Repubblica", 30/11/'10)

2 commenti:

Traduttore e interprete, guida turistica ha detto...

"Luka e il fuoco della vita" di Salman Rushdie.

Romanzo molto bello scritto proprio per adolescenti grazie al carisma di Rushdie. Ho fatto però un confronto con la versione inglese e io lo leggo sempre esclusivamente in lingua originale anche perché sono un traduttore.
Sinceramente l'ho trovato tradotto male... la traduzione italiana non rispecchia per niente quella inglese.

Traduttore e interprete, guida turistica ha detto...

"Luka e il fuoco della vita" di Salman Rushdie.

Romanzo molto bello scritto proprio per adolescenti grazie al carisma di Rushdie. Ho fatto però un confronto con la versione inglese e io lo leggo sempre esclusivamente in lingua originale anche perché sono un traduttore.
Sinceramente l'ho trovato tradotto male... la traduzione italiana non rispecchia per niente quella inglese.