sabato 4 dicembre 2010

Best European Fiction 2011


"Lo strano caso di un romanziere sconosciuto in mezzo alle voci della meglio Europa. Storia a tratti surreale quella di Marco Candida, talento dichiarato all'estero e quasi ignoto in Italia. Uno scrittore di trentadue anni che da noi pubblica con piccole case editrici e di colpo si trova catapultato con Hilary Mantel, vincitrice del Booker nel 2009, Ingo Schulze, Enrique Vila-Matas, tutti insieme in un'antologia che rappresenta il cuore del Vecchio Continente. A curare il volume il bosniaco Aleksandar Hemon, un narratore che il «New Yorker» ha paragonato a Vladimir Nabokov. L'anno scorso - per la prima edizione del Best European Fiction questo il nome dell'antologia - sono state versate infinità di lodi e il «Guardian» l'ha etichettata come una «opportunità preziosa di comprendere più profondamente le ossessioni, le speranze, le paure della psiche letteraria di ogni nazione». Colum McCann, nella prefazione all'edizione 2011, ci spiega che «l'esatto destino di uno scrittore è conoscere da dove arriva, confrontarsi con la sua coscienza, segnare il confine e poi oltrepassarlo». Candida, che è nato a Tortona, il confine l'ha varcato da un po': «Da due anni ormai faccio il pendolare con l'America. Anzi, sono più qua che a casa, ma non è stata una vera e propria fuga dall'Italia. È capitato», spiega dall'Università del North Dakota. La sua avventura è iniziata nel 2008: «A marzo, a Piacenza, ho conosciuto Elizabeth Harris. Lei fa la traduttrice anche di Giulio Mozzi e Mario Rigoni Stern, ndr e insegna scrittura creativa. Le ho inviato via mail Il diario dei sogni e le è piaciuto». Passo a passo con la stesura della versione inglese del romanzo - pubblicato in Italia nel 2008 da Las Vegas edizioni - sono arrivate anche conferenze e letture negli States. E poi la pubblicazione di qualche estratto del libro. Prima su «The Literary Review», in seguito su «Words without Borders» nel numero di dicembre e ora su Best European Fiction 2011 appena uscito per Dalkey Archive Press nel Regno Unito e negli Usa. «Quando mi hanno detto che avrei fatto parte dell' antologia sono rimasto sorpreso, non me lo aspettavo assolutamente - ammette Candida -. Certo, sapevo che Elizabeth aveva inviato a loro il racconto, ma non pensavo che lo scegliessero ...». Invece, dopo Giulio Mozzi nell'edizione 2010 - «un autore che apprezzo, che conosco personalmente da dieci anni e che ha sempre dimostrato una stima quasi esagerata nei miei confronti» - è ora il romanziere di Tortona a rappresentare l'Italia nella raccolta. Lui si schermisce: «Mi sento un po' inadeguato in mezzo a tanti scrittori affermati. È un po' strano. La mia è una storia dei giorni nostri, figlia di Internet. Senza il web non sarei qui». In realtà, Candida ha all'attivo quattro romanzi negli ultimi tre anni: «Scrivo molto, di continuo, da quando avevo 12 anni. La mia è ed è stata una malattia, una grafomania - spiega -. Anche oggi dedico alla scrittura più di un paio d'ore al giorno». Il primo libro, La mania per l'alfabeto, è stato pubblicato da Sironi nel 2007. L'anno dopo è la volta di Il diario dei sogni che tratteggia come «una continua sovrapposizione di piani tra visione onirica e realtà, dove finzioni e fusioni si intrecciano». E ricorda: «Quando l'ho scritto avevo in mente Centuria di Giorgio Manganelli». Poi, Domani avrò trent' anni per Eumeswil e Il mostro della piscina per Intermezzi. Vi sembrano tanti? Meglio sapere allora che lo scrittore piemontese ne ha già ultimati altri due. Per ora con lo stesso leit motiv: usciranno ancora da piccole case editrici. «Il bisogno dei segreti sarà in libreria a gennaio ancora per Las Vegas edizioni», annuncia. E rivela: «C'è stato un timido tentativo di sottoporre i due nuovi libri a Einaudi, poi sfumato». Intanto, l'orizzonte non è più - almeno per ora - quello italiano, ma quello statunitense: «L'America per me è un sogno, quello che noi chiamiamo finzione. Sembra quella che noi vediamo nei film. Questo mi fa vivere una sensazione di realtà quasi allucinatoria». Le prossime tappe saranno quelle di presentazione dell'antologia, magari fianco a fianco con i big. E pensare che all'inizio gli Usa non lo avevano proprio entusiasmato. «Non mi piaceva nulla, mi sono dovuto abituare, farci l'occhio. Qui è un altro mondo, c'è un'altra sensibilità. Nella scrittura come nella vita quotidiana», confida. Poi, la sintonia e i primi successi. Con un grazie alla sua traduttrice: «Lo devo a Elizabeth, c'è la sua mano. E non solo per aver inviato il materiale alle case editrici. In inglese la prosa è la sua, sovrappone la sua voce alla mia». E se la regola per i giovani autori fosse quella di provare a farsi largo anche fuori dai nostri confini? Per Candida niente è scontato. «Non mi sento di dare consigli. Scrivere un libro è come esercitarsi a compilare la schedina: ci sono delle variabili che sfuggono sempre»." (da Emanuele Buzzi, L'antologia della narrativa europea, "Corriere della sera", 04/12/'10)

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