lunedì 6 dicembre 2010

'I manoscritti della letteratura moderna rischiano di finire all'estero o ai privati'


"Gli archivi della letteratura lanciano il loro Sos. Sono alla canna del gas, come si dice. I materiali da conservare e da studiare non mancano, anzi si moltiplicano, e le disponibilità finanziarie diminuiscono a vista d'occhio. Il caso del famoso Fondo manoscritti di autori moderni e contemporanei di Pavia è significativo. Nel 1969 Maria Corti si trovò tra le mani alcuni preziosi block-notes di Eugenio Montale con prime stesure di vecchie poesie e abbozzi di testi più recenti. Fu allora che pensò di creare a Pavia un Fondo di autografi novecenteschi. Costituito nel '73, quell'archivio, in cui la studiosa avrebbe investito buona parte del suo entusiasmo, venne affiancato trent' anni fa da un Centro di ricerca. Morta nel 2002, la Corti riuscì a raccogliere una delle più ampie collezioni italiane di manoscritti del secolo scorso grazie a una vasta rete di amicizie con scrittori e intellettuali. Dai primi nuclei tra cui le carte di Romano Bilenchi, presero corpo successive acquisizioni ad ampio raggio da Gadda a Sereni, da Calvino a Montanelli, da Fortini ad Arbasino, da Zanzotto a Manganelli che sono andate formando un patrimonio immenso. Gli autori presenti oggi in quello «scrigno della memoria» sono 236. Si trattava di un'impresa pionieristica, già esisteva allora, tra l'altro, la raccolta delle carte di Gozzano, nell'Università di Torino, sul cui esempio sarebbero nate iniziative analoghe un po' ovunque, a cominciare dal Fondo Palazzeschi e dall' Archivio Bonsanti del Vieusseux a Firenze, per continuare con il Centro Fortini di Siena e il Centro Apice di Milano. Tutti, più o meno, nella stessa condizione economica del fondo pavese. E non vanno dimenticate le Fondazioni Rizzoli-Corriere della Sera e Mondadori, che raccolgono notevoli corpus editorial-letterari. Gli anni '70 e '80 erano decisamente altri tempi, quanto a sensibilità e attenzione. Allora, la Corti riuscì nel miracolo di chiamare a raccolta non solo l'Università, ma sponsor privati ed enti pubblici come la Regione e la Provincia per poter procedere alla gestione delle carte, alla loro sistemazione fisica in luoghi adatti, alla catalogazione. Il Centro di Pavia divenne così un laboratorio di ricerca letteraria da cui è nata una rivista, «Autografo», uscita dal 1984 al 2002 e ora in ripresa, nonché convegni, mostre, saggi scientifici, edizioni di inediti ed epistolari in volume De Marchi, Flaiano, Gatto, Quasimodo, Morselli, Carlo Levi, Saba, Verga e gli stessi Bilenchi e Montale. Lo spirito era quello di Maria Corti, che in Ombre dal Fondo, una cronistoria in cui la filologa raccontava le molte avventure legate alla sua creatura, scriveva: «Al di là degli eventi che passano, le Carte durano, ciascuna con la minuscola storia e vivono in quella che Borges chiama la nostra "quarta dimensione, la memoria". E quando anche noi ce ne andremo, loro, le Carte, resteranno lì e non sapranno mai che noi non ci siamo più». Le carte, infatti, sono rimaste lì, anzi, si sono moltiplicate.
L'attuale direttore, Maria Antonietta Grignani, consapevole della quantità e qualità dei materiali conservati, si lamenta per le ristrettezze economiche che limitano la gestione del Fondo. Intanto, l' elenco delle donazioni più recenti resta pregevole. Siamo ancora ai nomi-faro della nostra letteratura del secondo Novecento: Ottiero Ottieri, Luigi Meneghello, il poeta-critico della neoavanguardia Alfredo Giuliani. «Il fondo Giuliani - dice Maria Antonietta Grignani - contiene la biblioteca, le carte autografe e un epistolario indispensabile per ricostruire la nascita del Gruppo 63: Sanguineti diceva che la corrispondenza di Giuliani offrirà un panorama importantissimo per capire come si formò il movimento. Ma si tratta di catalogarle e di trovare spazi per i volumi, l'Università si sta attivando per mettere a disposizione ulteriori locali, ma la coperta è sempre corta. Due anni fa abbiamo acquisito il fondo Zanzotto con molti materiali poetici. Di recente una borsa di dottorato, dedicata a Meneghello, è stata istituita dalla Fondazione Corti». Presieduta da Angelo Stella, la Fondazione Corti si propone di aiutare giovani di valore che hanno appena intrapreso la carriera di ricerca, detiene gli scritti e i libri della studiosa, oltre al patrimonio fisico, e dovrebbe dare respiro alle iniziative scientifiche. In novembre si è tenuta a Pavia una giornata di studi per Giorgio Manganelli nel ventennale della scomparsa. Ma non basta certo il lascito della Corti. «Per la conservazione e l'archiviazione - ricorda la Grignani - devi avere specialisti e non solo studenti tirocinanti: catalogare foglio per foglio richiede una preparazione anche filologica, inoltre è indispensabile un frame informatico per la consultazione da lontano. Tra l'altro il Centro è consultato quotidianamente da ricercatori italiani e stranieri, mentre il personale fatica a tenere dietro al cumulo di lavoro. Il momento di crisi economica universitaria non è certo favorevole a tutto ciò e rischiamo la dispersione di fondi culturali importantissimi che vanno all'estero o ai privati per mancanza di disponibilità di denaro pubblico». Si sa, del resto, che quando un fondo finisce nel mercato antiquario, rischia la frammentazione, poiché le possibilità economiche della vendita pezzo per pezzo sono nettamente superiori. «Noi - si consola la Grignani - possiamo almeno avvalerci del nostro prestigio per le donazioni. Un esempio recentissimo viene ancora una volta dalla governante di Montale, Gina Tiossi, che ha regalato importanti quadri dipinti dal poeta». Il prestigio non è acqua fresca, certo, ma non basta neanche quello. Dovrebbero saperlo anche gli enti pubblici: «La nostra istituzione ha avuto, in passato, un buon sostegno dalla Regione». Sostegno che - sia detto tra parentesi, ma neanche tanto - oggi per gli archivi in genere è quasi ridotto al nulla. E il mecenatismo privato, come si è detto, è del tutto assente: «L'Italia, si sa, da questo punto di vista, è ben diversa dagli Stati Uniti»." (da Paolo Di Stefano, 'I manoscritti della letteratura moderna rischiano di finire all'estero o ai privati', "Corrriere della Sera", 04/12/'10)

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