martedì 10 marzo 2009

Isola con fantasmi di John Banville


"Da La tempesta di William Shakespeare e Robinson Crusoe di Daniel Defoe, la storia della letteratura mondiale è popolata di isole misteriose in cui uno o più ignari viaggiatori si perdono come dentro un infido labirinto, destinato a trasformare le loro abitudini e spesso la loro identità. Con questo classico scenario si cimenta anche John Banville, uno dei maestri della narrativa irlandese, nel suo nuovo romanzo pubblicato in Italia: Isola con fantasmi (guanda). [...] Pagina dopo pagina il lettore si accorge di non essere soltanto dentro l'universo consueto delle isole misteriose, ma nel magico mondo di uno scrittore che rivela le profondità più recondite dell'animo umano. Un'altra prova della natura eclettica del 64enne autore di Il mare, Eclisse, Dove è sempre notte e di tanti bestseller internazionali. [...] Lei scrive per raccontare una storia o per trasmettere un messaggio, un'idea? 'Non comincio certo a scrivere con l'obiettivo di trasmettere un messaggio. C'è più che altro una sorta di compulsione a scrivere: uno si sente quasi obbligato a farlo. Una volta chiesero a Gore Vidal perché aveva scritto un certo romanzo, e lui rispose: perché non era stato ancora scritto'. Il suo tocca molti temi. Se ne dovesse indicare uno, quale sarebbe? 'la ricerca dell'autenticità. Il tentativo di comprendere se stessi, di mettere i piedi su terreno solido, di trovare un posto in cui riconoscersi'. Il posto in questo caso è un'isola. E anche il luogo in cui lei scrive, l'Irlanda lo è. Ha un peso, l'insularità, su questo romanzo e sulla sua narrativa in generale? 'Vede, l'Irlanda è l'ultima propaggine occidentale dell'immenso continente indoeuropeo: un pezzetto di terra, circondato dla mare, staccatosi nel corso di milioni di anni dal resto dell'Europa. E' inevitabile sentirsi isolati. E noi lo siamo doppiamente, perché tra l'Irlanda e la terraferma c'è un'altra isola, l'Inghilterra, che per secoli è stata potentissima e ci ha governati. Perciò qualcuno, sulla costa occidentale dell'Irlanda, sostiene che la parrocchia più vicina è a Boston'. A proposito di isola, le chiederei di commentare altre isole letterarie, rispetto al suo romanzo. Cominciando da La tempesta e L'isola del tesoro. 'I romanzi vengono dai romanzi. C'è tanta influenza della Tempesta, dell'Isola del tesoro e anche di Robinson Crusoe, nel mio. Per tacere di Shakespeare, è noto che Strevenson e Defoe erano maestri della nararzione. Ma nel mio romanzo la trama, i colpi di scena, sono meno importanti rispetto all'atmosfera. E' quella la vera ancora della mia storia'. Provo con un altro titolo: Il signore delle mosche di Golding. 'Giusto, Un altro gruppo di naufraghi su un'isola: non ci avevo mai pensato ma una relazione inconscia forse c'era anche con quello. E a livello più consapevole con L'isola di Arturo di Elsa Morante, che mi era piaciuto molto'. Per chiudere con un'isola della realtà: la sua Irlanda, un tempo povera e terra d'emigrazione, ha vissuto un boom da record negli anni Novanta ma oggi è forse il Paese d'Europa più colpito dalla recessione globale. Che effetto le fa? 'E' una strana sensazione, decisamente spiacevole. Si avverte in giro uno stato nemmeno di preoccupazione per il futuro, ma di autentico panico. La gente si domanda giustamente dove andremo a finire, cosa sarà di noi, come e quando ci riprenderemo, e io me lo domando insieme ai miei connazionali. L'effetto è quello di essere sopravvissuti miracolosamente a una tremenda esplosione, ma di essere a questo punto rimasti senza quasi più nulla, davanti all'ignoto. Ci sentiamo, ecco, sì, ci sentiamo come dei naufraghi sbarcati su un'isola, inseguiti dai fantasmi del nostro recente, tumultuoso passato'." (da Enrico Franceschini, Sette spettri in cerca d'autore, "La Repubblica", 10/03/'09)

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