lunedì 19 marzo 2012

Marietti, "Sul Battello a vapore tutti bestsellers"


"Correva l’anno 1992 quando uscì Guglielmo e la moneta d’oro di Mino Milani, primo titolo targato Il Battello a Vapore, emanazione di El Barco de Vapor, già marchio di successo in Spagna. La collana, che il prossimo 20 marzo festeggerà le venti candeline in un convegno organizzato alla 49ª Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, ha in catalogo 432 titoli suddivisi in cinque serie dai primi lettori agli adolescenti ed è stabilmente al vertice, delle vendite in libreria come dei prestiti in biblioteca. La pubblica Piemme, sigla editoriale che allaccia le iniziali del fondatore, Pietro Marietti, ingegnere chimico «prestato» all’editoria o magari editore sottratto all’ingegneria chimica.

Chi ha incontrato, sulla sua via di Damasco?
«Una biondina carinissima, l’insegnante che all’ultimo anno del liceo classico è riuscita a farmi amare la chimica. Però dopo la laurea non c’è stato seguito».

Dunque un’infatuazione, non un amore ...
«Quella tra gli impianti chimici è stata la scappatella giovanile di un editore. Invece l’editoria è nel mio Dna: a dieci anni mamma Eugenia, la mia straordinaria formatrice a tutto campo, mi portò alla Fiera di Francoforte e da allora non ne ho persa una. Inoltre frequentavo la tipografia, imparando a comporre a mano le pagine con i caratteri in piombo, per arrivare in seguito a stampare sulle Heidelberg. Né mi sono perso l’odore della colla calda sulle linee di rilegatura Kolbus, mentre passavo dalla redazione all’amministrazione e dalla distribuzione alla programmazione. La gavetta, insomma, l’ho fatta tutta».

Cresciuto a pane e libri senza tuttavia essere un divora-pagine ...
«La scuola mi induceva ad associare la lettura a un obbligo: leggevo per dovere, nonostante in casa non mancassero certo i libri! Se ne parlava sempre ma come di un impegno, mai come di un piacere».

Qualche titolo comunque scintilla?
«Le storie del principe Valerio Pignatelli (L’ultimo dei Moschettieri, Il Dragone di Buonaparte, Florise), libri vecchi e un po’ sfasciati trovati in casa. Dopo la terza media ho scoperto Jan Fleming e il suo mitico 007 di Casinò Royal, Una cascata di Diamanti e Vivi e lascia Morire. Mi divertivo, sognavo senza nemmeno accorgermi di leggere e intanto ho abbracciato il concetto di serialità».

Dare un seguito a ciò che appassiona?
«Appunto. Quando attraverso un libro si entra in sintonia irrinunciabile con un mondo si ha voglia di coltivarla leggendo altre storie, autoconclusive ma dello stesso mondo. E’ più intrigante che cambiare mondo ogni volta».

Quali sono le sue sintonie irrinunciabili?
«Ken Follett e Stephen King: nel mio immaginario di lettore I Pilastri della Terra e It sono dei capolavori».

Il libro è ancora centrale, nella crescita dei bambini e nel percorso di formazione degli adolescenti?
«Assolutamente basilare. La lettura è sogno, immaginazione, libertà; è imparare a vivere senza condizionamenti, per diventare protagonisti delle proprie scelte. Succede se ci si appassiona alla lettura durante l’imprinting, tra i 5 e i 12 anni, quando si formano i gusti e i comportamenti che difficilmente verranno cambiati. Io, che rimango fondamentalmente “apprendista” con l’imprinting ancora in atto, con la lettura continuo a sognare».

E rispetto agli altri media?
«Nonostante il cinema e la televisione magari fruiti via Web, i social network e i videogame esercitino un’attrazione fatale, anche perché in continua evoluzione tecnologica e qualitativa, il libro rimane decisivo per coltivare libertà e indipendenza e non importa che si legga su carta, su device o sul telefonino».

Una «chiamata a correo», per autori ed editori?
«In quanto “veicoli” di libertà, autori ed editori hanno il dovere di non rassegnarsi all’impetuosa avanzata degli altri media pensando e realizzando libri sempre più catturanti nei contenuti e nell’estetica, surfando a vista con abilità e leggerezza sui tanti tsunami che si susseguiranno nel prossimo futuro. Occorrono libri bellissimi: mentre un libro bello viene letto e goduto, un libro bellissimo “costringe” a parlarne, innescando così il magico passaparola che fa la fortuna spesso inaspettata di alcune storie».

Ha mai pubblicato un libro bellissimo, pur convinto che non avrebbe venduto?
«Il cacciatore di aquiloni. Francesca Cristoffanini, l’editor capo, lo reputava un libro bellissimo, ma nella ferrea legge dei trenta secondi non poteva spiegare perché».

Sarebbe?
«Ho fatto mia la regola dei manager americani, che concedono trenta secondi per esporre un’idea: se quando suona il gong non ne sono convinti, la cestinano».

E allora?
«Per esporre le motivazioni, non il riassunto, a Francesca non bastavano, perciò ovviamente non avrebbe venduto. Ma per fortuna mi fido sempre dei collaboratori: quel libro straordinario sbriciolò difatti la ferrea legge dei trenta secondi».

L’ha poi letto?
«Prima d’un fiato e in seguito centellinato: rimane tra i pochi libri sul mio tavolino da notte».
A proposito di collaboratori: in vari settori professionali si continua stucchevolmente a discutere di «quote rosa», mentre la valorizzazione delle donne per lei non è mai stata in discussione ...
«In azienda facciamo colloqui in continuazione con una tecnica piuttosto sofisticata e selettiva, diciamo pure “dura” e le “quote rosa” hanno una “sopravvivenza” alle selezioni nella proporzione di nove a uno, rispetto alle “quote azzurre”. Le donne esprimono più potenziale, più resistenza, più affidabilità: non a caso, ci sono donne su tutti i ponti di comando della nuova azienda».

Atlantyca Entertainment: che caratteristiche ha e cosa bolle, in pentola?
«E’ suddivisa in quattro dipartimenti (publishing, foreign rigths, animation e licensing) e scommette sulla transmedialità per i ragazzi: libri, cartoni animati, licensing, videogame sviluppati con tecniche di story telling parallele basate su un unico contenuto, o brand, da vendere in tutto il mondo. Facciamo circa 150 nuovi libri l’anno moltiplicati, attraverso i nostri partner, in una quarantina di lingue; abbiamo prodotto 52 episodi di cartoni animati di Geronimo Stilton, venduti in 120 Paesi e nell’ambito del prossimo passaggio dalla carta al digitale stiamo imbastendo Tessitori di Sogni, per lanciare nei cinque continenti nuovi autori italiani con progetti seriali, sfruttando tutte le possibilità espressive della multimedialità».

Sempre vulcanico, l’artefice del fenomeno Stilton! Con quali ingredienti si costruisce un best seller così longevo, che da dodici anni si alimenta di titolo in titolo?
«Nel 2000 abbiamo lanciato i libri di Stilton pianificando, appunto, un progetto transmediale, un “classic for ever” costruito puntando su umorismo, avventura e valori portanti, per far sognare con noi e Geronimo i bambini di ogni angolo del pianeta. E sono più di settanta milioni, le copie vendute nel mondo».

Per il lancio del Battello, invece, lei ideò un marketing «spregiudicato» che fece arricciare più di un naso ...
«Ci rimproverarono la mancanza di apparati didattici e di note, il marketing troppo spinto (spot in televisione, gadget con i libri in libreria e nella grande distribuzione) e campagne pubblicitarie dissacranti quale la “rottamazione dei libri usati”. Ma quando si fa qualcosa di nuovo certe reazioni sono da mettere in conto, salvo poi ritrovarsi in nutrita compagnia ...».

A un suo autore che le riportava i lusinghieri apprezzamenti della critica, lei replicò: «Sono contento per te, ma io guardo i numeri».
«I numeri, le copie vendute, sono conseguenza diretta della qualità in tutte le sue componenti: contenuti, packaging, marketing, advertising, commercializzazione. Senza qualità globale non ci sono numeri, benché ci possa essere qualità anche senza numeri, e allora vuol dire che si è sbagliato qualcosa nel “servire in tavola”. A volte arrivano i numeri senza la qualità ma è un bluff che dura poco, perciò non mi interessa. Non è la mia vita»." (da Ferdinando Albertazzi, Marietti, "Sul Battello a vapore tutti bestsellers", "TuttoLibri", "La Stampa", 17/03/'12)

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