sabato 10 marzo 2012

Fare libri oggi


"Da quando, si compiono Crimini letterari? Da sempre, supponiamo. Dall’inizio dell’800 di sicuro: ce lo racconta Charles Nodier il bibliofilo, primo dei romantici, nell’omonimo pamphlet, proposto da :duepunti, la «ditta» di Carbone/Schifani/Speziale. Solo un centinaio, tra le migliaia di pagine vergate da questo prolifico eclettico, ma fitte di giudizi severi e di continui rimandi che, tra descrizioni di plagio, imitazioni, pastiche parlano «delle mutazioni della scrittura e delle sue tecniche».

Così Nodier diventa un po’ il «manifesto» della (sempre più allargata) rivoluzione elettronica che adesso anche l’editrice palermitana, nata nel ’97 e sempre orgogliosamente indipendente, sta compiendo. A partire dalla nuova e appena aperta piattaforma digitale, Hypercorpus (nomen omen: al di là del corpo) dove sono già leggibili in «open access», insieme ai Crimini, altri testi: dalle Lettere di guerra del surrealista Jacques Vaché agli Scritti patafisici di Jarry, tutti di rigorosa scelta, come costume della sigla e come dimostra il suo catalogo di libri on paper, tra classici e contemporanei (gli italiani Genna, Lagioia, Mozzi, ecc; gli stranieri a cominciare da Ourednik, dal nobel Le Clézio, da Boris Vian).

Molti altri verranno, mentre continueranno a uscire i «prodotti» in veste tradizionale: tra marzo e maggio narrativa con Marino Magliani e Vanni Santoni, prevalente tuttavia la saggistica letteraria, su Mario Praz, sul romanzo italiano e con un titolo, Future umanità. Un avvenire per gli studi umanistici? dello studioso svizzero Yves Citton, particolarmente in assonanza con la «casa» e con le sue tesi espresse nel testo Fare libri oggi che Andrea L. Carbone presenta in queste ore alla rassegna romana Libri come. Hypercorpus non è «una trovata, né una provocazione - dicono i tre responsabili -: è un progetto articolato nel tentativo di iniziare a far percepire i libri e la cultura come un bene comune e sollevare la questione paradossale che vede autori (in primis) e editori come elementi deboli della catena commerciale. Mettere in crisi un modello, quello dell’attuale filiera della produzione culturale che, ammesso abbia mai funzionato, è ora insostenibile»." (da Mirella Appiotti, :duepunti sulla via elettronica, "TuttoLibri", "La Stampa", 10/03/'12)

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