mercoledì 15 giugno 2011

L'amore per i libri spiegato ai bambini


"'Ordinare di leggere'. O anche 'Trasformare il libro in uno strumento di tortura'. Oppure 'Dare la colpa ai bambini se non amano la lettura'. Sono tre punti fondamentali del decalogo rodariano: le cose assolutamente vietate se non si vuole che i propri figli siano condannati all'odio per la pagina scritta. Da allora sono passati cinquant'anni, e può colpire che una scrittrice raffinata come Julia Donaldson avverta oggi l'esigenza di riproporre lo stesso principio: il verbo leggere non contempla il modo imperativo.
La ripetizione di un principio quasi ovvio indica tuttavia un problema. Che tuttora, nell'educazione dei ragazzi alla lettura, alle categorie della 'libera scelta' o della 'spontaneità' si preferisca il più tradizionale richiamo al dovere. In Inghilterra ma anche in Italia. Le statistiche raccontano che bambini e ragazzi italiani leggono proporzionalmete più degli adulti. 'Ma i libri sono ancora e sempre di più oggetti di impegno/compito e non di desiderio', dice Luisa Mattia, autrice di gialli archeologici molto amati dai ragazzini.
'Le strategie didattiche prevalenti nella scuola primaria', interviene Marco Dallari, ordinario di Pedagogia a Trento, 'lasciano poco spazio alla spontaneità. Spesso gli insegnanti si preoccupano dell'apprendimento più che del piacere di leggere'.
La scuola, in campo letterario, 'tende a formare degli esperti più che degli amanti', sintetizza Marco Pellati, bibliotecario di SalaBorsa di Bologna.
Ma, a parte le discutibili generalizzazioni su scuola e insegnanti, come si fa a trasmettere a bambini e ragazzi il piacere del testo? Questione non nuova, ma oggi drammaticamente attuale.
Intanto la lettura a voce alta. I bambini rimangono affascinati da un adulto che sappia interpretare il testo. E il teatro ci può insegnare molte cose. Oltre a essere titolare di una cattedra di Pedagogia, il professor Dallari fa il cantastorie. Ha scritto canzoni per i Nomadi, le ha pure cantate, e ha fatto esperienza di cabaret. «Cerco di continuare a essere un buon comunicatore e un buon lettore a voce alta. Questo mi ha aiutato a capire che un'esperienza culturale, per risultare interessante e non essere subita come un obbligo, deve passare attraverso il corpo e le pratiche di relazione. In questo l'esperienza del teatro e della messa in scena, che precede storicamente la lettura, può essere preziosa».
La lettura dunque come un atto che coinvolge fisicità e vocalità. E anche come gioco sentimentale-letterario che si instaura tra il bambino e l'adulto. Ne è persuaso un libraio storico di Sarzana, Sergio Guastini, che di mestiere fa il «raccontalibri». Di sera, chiusa bottega, si trasferisce nelle case dei sarzanesi con un trolley carico di trentaquattro libri. «Sono pagine che contengono il virus della lettura», spiega Guastini.
E funziona? «Funziona quando faccio sentire quanto amore ho per quel libro. La lettura non è un rituale freddo, ma un gioco di affetti e di armonie, nel quale genitori dovrebbero riuscirea coinvolgerei figli. L'altro giorno, in libreria, una sedicenne ha chiesto alla mamma di leggerle una favola. La ragazza non era certo interessata al racconto, ma ricercava quella corrente d'amore e di quiete in cui era stata immersa tanto tempo prima».
E secondo Guastini, il gioco sentimentale-letterario deve cominciare subito, nei primi mesi di vita, sostituendo la paperella di gomma con i libri di stoffa. «Con i libri si va in ogni posto», è il motto del libraio, che organizza le notti bianche nei musei e nelle biblioteche.
La lettura ha a che vedere con la scoperta di sé, dunque con la vita. «I lettori più piccoli», racconta Luisa Mattia, «si avvicinano ai libri per avere storie. Quando si trovano davanti a un libro, la domanda che hanno in testa è: "Che storia sei?". E da quella storia si aspettano di essere stupiti, conquistati, portati dentro a una vicenda che gli riveli qualcosa: un carattere, un modo di raccontare, un punto di vista mai preso prima in considerazione».
L'adulto deve saper proporre le storie "giuste", ma mai in alternativa alla playstation, al computer, al web, all'iPod. Lo diceva già Rodari nel 1964, quando non esistevano né computer né il web né Ipod. «Insegnanti, genitori e bibliotecari aggiunge Mattia - dovrebbero smetterla di proporre libri come "luogo" di coltivazione del pensiero, in alternativa al resto del mondo. C'è troppa polvere, spesso, nel comunicare ai ragazzi quanto sia bello leggere, quanto sia intelligente, sorprendente e soddisfacente ... Tutto questo è inutile e controproducente».
Per sconfiggere la resistenza dei più riluttanti, è consigliabile arricchire l'offerta. Come avviene a tavola con i bambini inappetenti. Senza tralasciare, nei casi difficili, una ferma sollecitazione. «Sarebbe velleitario», interviene Dallari, «escludere del tutto una componente di obbligatorietà. Qualunque genitore dice "Mangia!" rivolto al figlio che a pranzo si gingilla col cibo. Nei processi di apprendimento le cose non vanno diversamente. Quest'aspetto però non deve essere centrale, o addirittura l'unico». E così come ci si ingegna per ingolosire i più riottosi con ampia varietà di pietanze, «la stessa cosa si deve fare con i libri, scelti con attenzione agli aspetti emozionali, affettivi, estetici, e non solo alla dimensione cognitiva». In altre parole, quando si sceglie un libro per i propri figli, bisogna essere animati dall'intento di divertirli, non solo di educarli. Ma questi "materiali culturali", raccomanda Dallari, devono essere presentati da adulti che coltivino a loro volta il piacere di leggere, e di commentare le storie lette. Non si può trasmettere una passione che non si possiede. Tuttavia questo vale per i genitori attrezzati, dunque non per tutte le famiglie. La libertà di leggere dovrebbe essere garantita da servizi pubblici efficienti. «La scommessa», dice Pellati, «è non aspettare che i piccoli lettori arrivino in biblioteca, ma andarli a cercare nelle case, anche aiutarli a nascere. In Italia alcune biblioteche pubbliche sono state laboratori di sperimentazione che all'estero ci invidiano, ma purtroppo i tagli finanziari ne impediscono la sopravvivenza». E senza biblioteche e servizi pubblici, a leggere saranno sempre gli stessi. Per obbligo o per piacere, ma sempre pochi." (da Simonetta Fiori, L'amore per i libri spiegato ai bambini, "La Repubblica", 15/06/'11)

Non obbligate i ragazzi a leggere

Così aiutiamo i genitori a far leggere i bambini

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