mercoledì 28 luglio 2010

Short Cuts


"L'età digitale si è affermata con la posta elettronica, i messaggi istantanei. E ora tre studiosi britannici specialisti in processi comunicativi ci dimostrano che l'inondazione verbale produce automaticamente scorciatoie comunicative, che non sono però solo un frutto del nostro tempo: gli antichi Romani adottavano sigle e abbreviazioni in qualche modo antenate degli sms. Statistiche aggiornate dimostrano che, come per una forma di autoimmunizzazione, il lettore di giornale non arriva alla conclusione dell'articolo: si arresta alla metà, o anche meno. I più non riescono a leggere un articolo: la loro capacità di attenzione si ferma al titolo. Una sorta di autodifesa rende compatte le comunicazioni che vogliono essere lette, ascoltate. Alexander Humez (dottorato di docenza in Linguistica indoeuropea), suo fratello Nicholas e Ron Flynn hanno raccolto nel brillante volume Scorciatoie (titolo originale Short Cuts, Oxford University Press lo pubblicherà il mese prossimo) una selezione di forme di miniaturizzazione della comunicazione verbale e per segni che anche attraverso i dizionari si impone nella nostra vita.
GRAFFITI La letteratura murale non è soltanto un fenomeno di vandalismo contemporaneo incoraggiato dai produttori di pennarelli o carboncini. Lo Slang Dictionary del 1873 offre una mappa di una città con i luoghi in cui sono stati decifrati i "geroglifici dei parassiti". Il loro contenuto è lo stesso di quelli che oggi in inglese sono conosciuti come hobo signs (cioè i segnali dei vagabondi). Ci vengono tradotti come "cane feroce", "donna di buon cuore", "uomo armato", "cibo per lavoro", "racconta una storia pietosa". Dal 2002 si sono aggiunti quelli per hacker che indicano l'esistenza di un segnale Wi-Fi a cui agganciare il proprio computer gratis.
SMS Molti linguisti sostengono che pochi abbiano martoriato la lingua quanto i messaggiatori istantanei. Gli sms infliggerebbero alla nostra lingua quello che Gengis Khan inflisse sui suoi vicini 800 anni fa. "I h8 txt msgs" andrebbe letto "I hate text messages" - cioè "odio i messaggi testuali". I ragazzi che scrivono sul cellulare ttyl - per talk to you later (ti parlerò più tardi) - sviluppano secondo taluni esperti un nuovo linguaggio "che alla fine distruggerà la nostra lingua e la nostra cultura". Chi li contraddice ricorda che le abbreviazioni venivano usate dai romani che iniziavano una lettera amichevole con SVBE per Si vales bene est: se stai bene è una buona cosa.
ULTIME PAROLE Seguendo il percorso a ritroso ecco "le ultime parole": quelle pronunciate sul letto di morte. In secoli recenti oggetto di collezionismo, mentre in precedenza erano in antologie costruite a scopo educativo: ristrette a martiri, criminali o agli infedeli. Più di recente si sono raccolte perché rivelavano qualcosa dell'età in cui era vissuto il morituro. Anzitutto va ricordata l'ironica saggezza di Mark Twain che ha ammonito: «Un uomo illustre dovrebbe far attenzione alle sue ultime parole ... scriversele su un pezzo di carta e farle giudicare dai suoi amici. Certo non dovrebbe lasciare una cosa del genere all'ultima ora della sua vita». Il grande economista John Maynard Keynes sintetizzò la sua vita in «Vorrei aver bevuto più champagne». Cechov, più conciso, disse soltanto «champagne!»: forse un invito a celebrare. Una categoria di "ultime parole" è quella delle note dei suicidi. Sono meno di quanto si creda: soltanto il 15% dei suicidi lasciano note. I sopravvissuti spesso le fanno sparire. Leggiamo: «Amore, questa è l'unica strada che conosco. Ho sbagliato tutto. Ti amo moltissimo. Bill». O anche, più succintamente: «Spero che questo sia quello che volevi». Sul piano semantico l' ambivalenza talvolta è straordinaria: «Dear Betty, I hate you. Love, George», cioè «Cara Betty, ti odio» e il love che segue non ha il significato di amore: ma, posto prima della firma in una lettera sta per "saluti affettuosi". Oggi molte note sono collocate dal suicida nella propria pagina di Facebook. Un certo Christian Mogensen, prima di uccidere la moglie e di suicidarsi, collocò sul suo blog la loro foto di nozze con le date di nascita e di morte. In tema di comunicazioni funebri nei giornali anglosassoni domina l'obituary: il necrologio. Molto diverso da quello italiano: è un vero articolo che su uno schema uniforme condensa la vita del defunto. Scritto con solennità spesso fa sorridere per il tono reverenziale. Chi non si sente sicuro di quello che scriveranno i suoi familiari potrà scriverselo lui stesso: come fece Norman Mailer. «Norman Mailer è morto ieri dopo aver celebrato il suo quindicesimo divorzio e sedicesimo matrimonio. "Non sento più il vigore d'un tempo" si lamentava lo scrittore di recente». In realtà Mailer non riuscì a realizzare il suo modello. Morì dopo essersi sposato soltanto sei volte.
AL TELEFONO Il telefono è il prodotto della tecnologia che più ha contribuito alla nascita di nuove formule espressive. Fuori dall'Italia l'invenzione è attribuita ad Alexander Graham Bell, professore di Fisiologia vocale all'Università di Boston, nel 1876. In realtà Antonio Meucci l'aveva sperimentato per decenni senza i fondi per ottenerne il brevetto. «Mr. Watson venga qui, voglio vederla», è l'incipit risaputo in America con cui Bell indirizzò il suo assistente attraverso il suo prototipo del telefono. Segue la varietà di hullo, hollo, hillo come forma di presentazione nell' afferrare il ricevitore: poi rimpiazzati dal noto hello (preesistente quale interiezione). Un Libro d'etichetta tascabile del 1937 prescrive che gli adulti dichiarino il proprio nome come apparirebbe nel registro di un hotel. Per i bambini che rispondono a sconosciuti formule tipo: «Posso parlare con tua mamma?» oppure: «Sta pulendo i fucili con mio padre e non possono venire al telefono». Il telefono cellulare ha poi inaugurato nuove forme di verbosità, alterazioni di abitudini sociali, conformazioni mentali, reazioni psicologiche. In America, di fronte a un film di qualche anno fa si sente dire «sarebbe finito in un quarto d' ora se ci fossero stati i telefoni portatili». Il professor James Katz (Rutgers University) studia l'impatto sociale dei cellulari; Palen (University of Colorado) li definisce "biberon per adulti" per la nuova necessità di essere sempre collegati con qualcuno. Nasce la "disattenzione civile" (civil inattention) quando si ignora chi ci sta accanto blaterando al telefono. Nei paesi di lingua spagnola ha dominato come suoneria il ¿Por qué no te callas? (perché non taci?) con cui Re Juan Carlos apostrofò Hugo Chávez che continuava a interrompere Zapatero durante un summit.
DIZIONARI E WIKIPEDIA Sul tema dizionari leggiamo che il 45% delle ricerche iniziali è dedicato alle parole sconce. Nel suo Devil's Dictionary Ambrose Bierce scrisse «Dizionario: Un malevole strumento letterario per soffocare la crescita di una lingua e renderla rigida ed inelastica», dove il suo dizionario fa eccezione. Quanto sono attendibili gli strumenti di consultazione? Apprendiamo che sono ricchi di personaggi immaginari che vi appaiono finché non sono eliminati dall'edizione successiva per poi rifiorire in altre opere enciclopediche ignare della loro eliminazione. Esempio: un certo Guglielmo Baldini, compositore di madrigali (Ferrara 1540). Qualcosa di simile oggi accade su Wikipedia. Intervistato, il divo rock Meat Loaf ammette di aver inventato di essere stato travolto da un'auto: «Già, come tutte le altre cose che ho inventato nelle interviste. Quando hanno accettato il mio nuovo nome, ho capito che potevo inventare il resto»." (da Gabriele Pantucci, Che lingua corta. Dal latino agli sms, le comunicazioni in miniatura, "La Repubblica", 28/07/'10)

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