martedì 13 luglio 2010

La libraia di Orvieto


"«Guardatela quella rupe giallastra. Un piedistallo di tufo dalle pareti scoscese, circondato da boschi e vigneti. Regge una città antica e bellissima, ma non più a dorso di mulo ci si arriva»: così ha inizio l'esordio narrativo di Valentina Pattavina La libraia di Orvieto (Fanucci), con uno sguardo amorevole che quasi si traduce in versi di poesia. Oggetto di questo sguardo una città unica, un palcoscenico naturale dove mettere in scena una storia dalle sfumature giallo-nere.
Da un po’ a Orvieto non si arriva più a dorso di mulo, come facevano i pellegrini di una volta, ma a permettere la salita è la funicolare: la stessa che da tre anni porta alla Scuola librai i «pellegrini del libro». E libraia è Matilde, protagonista quarantenne, donna inquieta e sola, in fuga prima da Milano, poi da Brunico, poi da Urbino, fino a giungere a Orvieto, dove si rianima realizzando finalmente il sogno di una vita di lavorare in libreria. In un borsone le poche cose a cui tiene: un paio di cambi di vestiario e due libri da cui è inseparabile, La storia di Elsa Morante e Il libro di Giobbe.
Da questa cittadina di provincia apparentemente tranquilla riparte la vita di Matilde, che scopre il fascino e il mistero della «meravigliosa» provincia italiana. Attorno al proprietario della libreria, il professor Paolini, ruotano personaggi bizzarri e imprevedibili, che riportano alla superficie segreti e fatti di cronaca che sembravano dimenticati. In un groviglio che mette assieme episodi del passato che riaffiorano alla memoria della protagonista e segreti nascosti nelle case e nei boschi di Orvieto, cresce un intreccio a tratti confuso, come la protagonista. Ogni tanto la narrazione si perde per i vicoli e i boschi e per riafferrarla bisogna prendere la funicolare e tornare nel centro della cittadina, da cui la storia è partita.
ll romanzo della Pattavina è come una bella libreria in cui si entra e si resta affascinati, ma non si capisce bene quale sia l’ordine dei libri e con quale criterio siano disposti; eppure, nonostante il disordine, ci si orienta senza sforzo e si riesce a trovare subito un buon libro." (da Rocco Pinto, La libraia di Orvieto, "TuttoLibri", "La Stampa", 10/07/'10)

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