mercoledì 24 marzo 2010

Tre secondi


"Ci sono thriller che funzionano come orologi. L'ultimo bestseller in arrivo dalla Svezia fin dal titolo aspira al cronometro. Tre secondi (Einaudi) è il tempo che impiega un colpo sparato da lontano con un fucile di precisione per andare a bersaglio. Ma anche il tempo che ha un detenuto braccato come spia dai killer della cella accanto, in un carcere di massima sicurezza, per reagire salvandosi la vita. Tre secondi bastano comunque a chi incontra per la prima volta gli autori per capire 'chi è chi' nella coppia Roslund & Hellstrom, uno per quindici anni giornalista tv di punta del canale culturale, l'altro per una decina dentro e fuori dla carcere per aggressioni, droga, alcool, furti e in seguito fondatore di un'associazione volontaria per il recupero degli ex detenuti.
La realtà non supera l'immaginazione: Anders Roslund è proprio il quarantenne biondo con gli occhiali tondi, eleganza casual e sguardo acuto che prende in mano la situazione («Abbiamo la macchina qui davanti, facciamo un giro nei luoghi del romanzo»). Borge Hellström è l'omone col cranio rasato, due mani come pale e un grande sense of humour («Sono grosso ma non mi spiacerebbe se scrivesse "grande scrittore"») che si incastra al volante ridendo: «Tranquillo, sono pienamente riabilitato, ho la patente e perfino il porto d'armi, per andare a caccia».
Insieme, hanno aggiunto ancora un gradino (nove mesi nei primi dieci posti in classifica dei libri svedesi più venduti, i due premi nazionali maggiori per la crime story) nella scalinata imponente che disegna l'ascesa della letteratura scandinava all'olimpo mondiale dei polizieschi.
Per riepilogare, cinque anni fa il ciclone Millennium di Stieg Larsson (Marsilio), che tra la primavera 2008 e quella dell'anno scorso è stato lo scrittore più letto in Europa. Poi, oltre ai giallisti di lungo ed eccellente corso - Mankell (Marsilio), Nesser, Persson, Nesbo, Holt, Marklund - e alla novità Lackberg (Marsilio), il filone thriller dell'avvocato Jens Lapidus con la trilogia di Stoccolma nera, L'ipnotista della coppia Alexander Ahndoril-Alexandra Coelho in arte Lars Kepler e ora il duo Roslund & Hellström.
Se visto da lontano il boom sorprende, da vicino stimola riflessioni oltre l'editoria. Roslund si dà tre spiegazioni: «La prima è che in Svezia abbiamo sviluppato un'attenzione fortissima per l'aspetto criminale esattamente dalle 23,30 del 28 febbraio 1986, quando uno sconosciuto sparò a Olof Palme mentre tornava dal cinema nella casa che vede lì al 37 di Vasterlanggatan». La seconda ragione è che a elaborare quello shock non poteva che pensarci la letteratura gialla: «Gli scrittori non di genere all'epoca avevano abbandonato i temi sociali per rovelli più interiori. Così noi siamo tutti figli del primo poliziesco svedese, quello di Per Wahlöö e Maj Sjöwall, mia cara amica e la prima a rappresentare, col marito, già negli anni Sessanta, il lato oscuro della nostra società attraverso gli occhi del loro commissario Beck».
Persa l'innocenza, di lati oscuri la Svezia ha poi scoperto d'averne tanti: Larsson indaga su intrighi di spie russe, finanza corrotta e neonazisti, Lapidus su gang di spacciatori, Kepler su violenze in famiglia, i primi libri di Roslund e Hellström (tre usciti negli anni scorsi anche in italiano, con poca eco, da Cairo editore) su pedofilia, tratta di ragazze lituane, bambini di strada clandestini nei sotterranei di Stoccolma, come fosse Bucarest. Tre secondi parte dal traffico di droga gestito dalla mafia polacca e approda alla critica dell'uso disinvolto di informatori criminali da parte della giustizia svedese, passando per i guasti del sistema carcerario. In un recente talk show la numero uno dei socialdemocratici Mona Sahlin, che a settembre cercherà di riprendersi la maggioranza persa nel 2006, l'ha citato («Il nostro voto l'ha conquistato di sicuro»), mostrando di prendere i temi posti dal thriller sociale molto sul serio. E questa è la terza spiegazione del boom per Roslund: «Sarebbe impensabile in Sudamerica o in paesi dove la criminalità organizzata s'intreccia allo Stato. Qui in Svezia mafie, corruzione, storture della legalità, sono realtà vicine, ma per fortuna scandalizzano ancora».
La teoria della "giusta distanza" non spiega tutti i best seller "criminali" (quanta Italia sarà alla giusta distanza da Gomorra?) ma fa capire come mai tra magistrati, opinion leader e poliziotti la popolarità di Roslund e Hellström è alle stelle. Un salto con loro al quartier generale della polizia a Stoccolma frutta una visita senza formalità alle stanze dove nella finzione lavora il commissario Ewert Grens (ma in Tre secondi il vero protagonista è il delinquente Piet Hoffman, ingaggiato come spia da governo e servizi segreti, all'insaputa del poliziotto). E poco più tardi anche un membro dell'Accademia svedese, al tavolo accanto nel ristorante ben scelto, saluta affabile le star del momento.
Tre secondi non ha molte chance di guadagnare ai suoi autori il Nobel, ma non è il suo scopo: «È al 50 per cento realtà e al 50 per cento di fiction, la ricetta migliore per appassionare il lettore a temi che in un saggio non affronterebbe», dice Roslund. Sarà che il 50 per cento di fiction non si tira indietro di fronte a nulla: suspense, doppie vite, esplosioni, piani meticolosi di sopravvivenza e fuga che imprevedibilmente funzionano, un pò come nei migliori James Bond. E un ritmo forsennato da action movie, tanto che se ne farà un film coprodotto in America.
Ma come scrivono, insieme, autori così diversi? «Spiacenti, è una delle due domande (l'altra è la trama del prossimo romanzo) a cui non rispondiamo mai. I libri sono di tutti e due e basta. Troppe coppie di scrittori si sono divise per aver detto troppo». Hellstrom brontola: «Alla regola mi sono rassegnato da poco, sono abituato a parlare di me senza remore, ho imparato a farlo agli incontri degli alcolisti anonimi, e mi ha salvato la vita». Racconta invece come si sono conosciuti: «Nel '98 Anders girava un documentario per la tv sul Kris, l'associazione di aiuto agli ex detenuti ora copiata in diversi paesi». Roslund: «Borge aveva una tale conoscenza diretta del mondo criminale che ci ha fatto venire l'idea di scriverci dei romanzi». Nel frattempo il documentario ha vinto un premio negli Usa. Hellstrom: «Buffo, non ho potuto ritirarlo perché coi miei precedenti non mi danno il visto. C'è andato un amico che ha la doppia cittadinanza. E un curriculum peggio del mio»." (da Maurizio Bono, Larsson e i suoi fratelli, "La Repubblica", 24/03/'10)

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