mercoledì 30 dicembre 2009

Lettere a una sconosciuta. L'ultimo amore del Piccolo Principe


"Il Piccolo Principe è stato il compagno immaginario dello scrittore e viaggiatore francese Antoine de Saint-Exupéry e lo ha accompagnato fino all´ultimo anno della sua vita, come si può leggere in Lettere a una sconosciuta. L´ultimo amore del Piccolo Principe (Bompiani). Il libro raccoglie le lettere intrise di sconforto che Saint-Exupéry indirizzava a una giovane donna incontrata sul treno tra Orano ed Algeri, illustrate dagli schizzi ad acquerello che raffigurano l´esile e delicata figura del suo accompagnatore. È l´ultimo anno della sua vita, si trova solo ad Algeri in una strana condizione di attesa e di irrequietezza: la donna che ha incontrato si sottrae alle sue richieste e nello stesso tempo lo scrittore aspetta di essere richiamato in guerra per raggiungere il suo gruppo aereo di ricognizione. La tristezza e il vuoto lo invadono e ricompare ancora una volta il suo specchio immaginario, il Piccolo Principe, con cui si confida ricreando il mondo della favola.
L´irrequietezza è stata una costante nella vita di Antoine de Saint-Exupéry, che forse riusciva a sfuggire mentre volava, fuso con le ali del suo aereo, nei cieli di tutto il mondo sfiorando ripetutamente la morte, come ha recentemente raccontato il pronipote Fredéric d´Agay nell´ambito del "Festival della letteratura di viaggio" a Roma. Ma più che amore per il rischio, il suo era forse un corteggiamento romantico della morte quasi a volerla anticipare per renderla inoffensiva.
Ma accanto a queste imprese e a questi voli disperati, Saint-Exupéry era capace, anche, di viaggiare dentro di sé, come è testimoniato dal suo diario di bordo Il Piccolo Principe. Questa sua capacità di costruire viaggi interiori prese una forma poetica e grafica quando Saint-Exupéry precipitò col suo aereo nel deserto del Sahara e si trovò costretto all´immobilità, con poca acqua a disposizione e in attesa che qualcuno giungesse a salvarlo. Si tratta di una particolare condizione di impotenza e di deprivazione in cui possono riemergere i ricordi dell´infanzia quando il bambino è solo nel suo letto in attesa che la madre venga a lenire la sua sofferenza, come ha raccontato in pagine indimenticabili Marcel Proust. È lo stesso Freud a spiegarci come il bambino piccolo che si trova da solo senza la madre, ossia avendo perso l´oggetto d´amore, riesca a far rivivere la presenza materna dando corpo al suo desiderio tramite l´allucinazione. È una particolare capacità dei bambini di avvertire e di suscitare presenze minacciose o protettive nel buio della notte, come i bambini nei racconti di Stephen King in grado di vedere nel buio della propria stanza i mostri di cui i genitori, al contrario, non sono neppure in grado di sospettare la presenza.
Nel caso di Saint-Exupéry il viaggio interiore avviene con la comparsa di un bambino, il Piccolo Principe, che viene dal lontano pianeta dei suoi primi anni di vita, che normalmente nella vita di ogni persona viene sotterrato dagli anni che passano, dai nuovi ruoli e dalle responsabilità che si assumono, dal diventare adulti. È l´amnesia infantile, che Freud riteneva legata a una rimozione dei desideri sessuali, impossibili e incompatibili per un bambino, ma forse è legata al difficile accesso delle esperienze infantili nel mondo adulto, perché sono costruite su sensazioni e sentimenti delicati e indicibili, che il linguaggio della ragione e dei fatti non riesce a cogliere. Tutto questo si condensa nella figura senza tempo del Piccolo Principe, che si presenta con la sua tristezza e la sua fragilità accattivante e che guarda il mondo degli adulti cogliendone tutti i paradossi. Ai suoi occhi gli adulti sono solo preoccupati di se stessi, come il re che si trova sul pianeta dove giunge il Piccolo Principe che per esistere ha bisogno di comandare, anche se non c´è nessun altro tranne lui, oppure il vanitoso che si accorge degli altri solo se si dichiarano suoi ammiratori. Il mondo infantile del Piccolo Principe è fatto di sensazioni che potrebbero sembrare impalpabili, forse perché sono fatte della "stessa materia dei sogni", come gli acquerelli del libro che ricordano le immagini oniriche anche perché condensano significati diversi, spesso incompatibili. La preoccupazione che tormenta il Piccolo Principe è che il fiore che è cresciuto nel suo pianeta possa sfiorire e addirittura possa essere mangiato dalla pecora. Può sembrare una preoccupazione irrilevante agli occhi di un adulto che non capisce il particolare attaccamento del Piccolo Principe a questo miracolo della natura. L´incontro fra il Piccolo Principe e la volpe è un piccolo trattato sull´importanza dei legami nelle esperienze umane e sicuramente sarebbe piaciuto allo psicoanalista inglese John Bowlby, che è stato il grande teorico dell´attaccamento. Quando il Piccolo Principe incontra la volpe questa gli spiega il valore "di creare dei legami" e aggiunge; «Se tu mi addomestichi - traducendolo in termini psicologici: se avviene un´affiliazione reciproca - noi avremo bisogno l´uno dell´altro». Con un linguaggio poetico la volpe illumina il Piccolo Principe sulla ricchezza dei legami affettivi, «se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre comincerò ad essere felice ... ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora preparare il cuore».
Come ogni viaggio anche quello interiore si conclude e si può concludere positivamente, questa è la favola di Saint-Exupéry che ha trasmesso a molte generazioni di lettori, se non solo si è fatto uso degli occhi ma anche del cuore. In quest´ultimo libro, tuttavia, Saint-Exupéry è mestamente consapevole che la favola aiuta a vivere, ad affrontare le delusioni, a rendere meno amara l´attesa, ma poi, come si legge in una sua lettera, «una mattina ti svegli e dici 'Era solo una favola'»." (da Massimo Ammaniti, Il Piccolo Principe spiegato con Freud, "La Repubblica", 29/12/'09)

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