mercoledì 4 novembre 2009

Pour le livre


"Per i teneri sognatori c'è sempre il Centro per il Libro. Quello francese, ovviamente. Nel 2008, un bilancio di 35 milioni di euro erogati dallo Stato per sovvenzionamenti a progetti lungo tutta la filiera del libro: biblioteche, librerie, autori, illustratori, traduttori, etc. Non serve nemmeno fare dell'ironia sul nostro, di Centro, che quando nascerà ufficialmente - con organico e tutto - di milioni ne avrà (forse) tre, messi a disposizione, per altro dagli editori. Non è cosa. Per gli eterni illusi c'è sempre la Legge per il libro. Quella francese, ovviamente. In vigore dal 1981 (votata all'unanimità dal Parlamento), ha appena subito un tagliando, in forma di relazione affidata all'onorevole Hervé Gaymard. Ora la potete leggere in un aureo libello, Pour le livre. Rapport sur l'économie du livre et son avenir (Gallimard). Se invece volte sentire con le vostre orecchie cosa si può fare per 'proteggere' un mercato così particolare come quello editoriale, fate un salto a Ivrea il prossimo weekend, alla sesta edizione del Forum del libro 'Passaparola'. In programma infatti c'è un dibattito sulla fantomatica legge italiana per il libro. E lì Geoffroy Pelletier, del Ministero della cultura di Parigi, illustrerà le molte cose buone che in Francia ha permesso la legge. Intendiamoci: non è solo una questione di regolamentazione dello sconto (là al massimo 5%). Ma la legge ha consentito di mantenere una rete di diffusione e di distribuzione dei libri diversificata nell'intero Paese, con più di 3500 librerie indipendenti, senza nuocere all'emergere di nuovi attori. Altro effetto collaterale: il prezzo dei libri non è aumentato o lo ha fatto meno dell'inflazione media. A Ivrea, sentito Pelletier, sarà l'occasione buona per prendere spunto. Non che in Italia le proposte di legge siano mancate: una di quelle che possono avere maggiori chances di tagliare il traguardo è quella di Ricky Levi, a un'altra ipotesi sta lavorando un gruppo di piccoli editori. A parlarne, tra gli altri, ci saranno il presidente dei librai (Paolo Pisanti) e quello degli editori (Marco Polillo). Le parti sembrano più vicine del solito: magari è la volta buona (essendo noi iscritti d'ufficio tra gli illusi di cui sopra). La legge non ce la prescrive il medico, certo. Ma il rischio di un mercato non regolato è presto detto. Le cronache editoriali raccontano di sempre maggiori concentrazioni tra editori, della crescente influenza delle librerie di catena (che hanno il merito di avere modernizzato il panorama e il concetto stesso di libreria) e, soprattutto nei grandi centri urbani, dello stillicidio di chiusure delle librerie indipendenti, quelle, almeno, senza forte identità e legame con il territorio. Una situazione che può danneggiare non solo i librai indipendenti, ma anche i piccoli editori - sempre molto attenti alla 'bibliodiversità' - e, alla fine, persino i lettori. Un disegno di legge sul libro - ripetiamo: prendendo spunto da ciò che esiste, già a Mentone, non sulla Luna - deve tenere conto di tutto questo. Non solo dello sconto su cui, ormai, la frittata è stata fatta: i clienti ci sono abituati ... E' uno sforzo da fare insieme: librai, editori, bibliotecari e, soprattutto, politici. Ecco: questa è la vera nota dolente. I libri, in Italia, sono visti ancora come una roba per intellettuali noiosi e sfigati, non certo come un comparto economico serio che, tra l'altro, non chiede aiuti economici ma sostegno per aumentare la domanda. Forse saper fare, sanamente, lobby è la cosa che servirà di più, il giorno dopo la conclusione del Forum di Ivrea." (da Stefano Salis, Tutti insieme, legislativamente, "Il Sole 24 Ore Domenica", 01/11/2009)

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