lunedì 23 novembre 2009

Diario di lettura: Andrea Zanzotto


"Andrea Zanzotto è un poeta e un uomo coltissimo, che legge e ha letto di tutto, sempre. Un intellettuale che parlava di Jacques Lacan quando in Italia era ancora sconosciuto, un poeta che nei suoi versi, fin dagli esordi di Dietro il paesaggio (1951) poteva passare da Virgilio e Petrarca a Hölderlin con estrema disinvoltura. Ora è tornato a sorprenderci con un nuovo libro di poesia, Conglomerati, che per la sua straordinaria vivacità intellettuale non sembra certo opera di un autore di ottantotto anni che ha già al suo attivo testi chiave per la nostra poesia contemporanea. D'atra parte la grande reattività di fronte ai mutamenti d'epoca, la capacità di antivedere i percorsi del suo tempo, e non solo quelli della letteratura e della poesia, insieme a un'acutezza mentale finissima sono sempre stati caratteri forti della sua personalità. Ti immagino seduto a rileggere Petrarca, ma forse hai tra le mani il romanzo di un giovane scrittore veneto ... Magari Federica Manzon ... «Leggo quello che capita, leggo un po' a caso. Però seguo regolarmente, per esempio, e da decenni, un mensile come "Le Scienze", che è l'ideale per chi, senza essere o poter essere neanche lontanamente uno specialista, voglia capire di più, entrare per quanto possibile nella realtà di un'altra cultura. Oltre tutto gli scienziati, i fisici e gli astrofisici in particolare, hanno spesso straordinarie invenzioni linguistiche, sanno a loro modo muovere il linguaggio, creare linguaggio. Hanno in questo senso risorse di fantasia che spesso ignoriamo, o sottovalutiamo. Poi ci sono parole misteriose e affascinanti. Per esempio, nel mio nuovo libro ci sono questi due versi: "Se su quel ghiaccio scivoli entri in un passaggio / da un mondo a un antimondo dalle nere scinbell", con nota a pie' di pagina, a proposito di "scinbell": nome dato a una “particella” ignota».
D'accordo, ma restiamo nel mondo dei libri, dei libri o del libro che stai leggendo o hai appena letto: «Di solito evito libri troppo grossi, però questa volta ho fatto un'eccezione e ne sono rimasto contento. Parlo di Santità e potere di Giancarlo Zizola, edito da Sperling & Kupfer, un libro di oltre 500 pagine sulla vita vaticana, sulle varie correnti interne, per niente conformista, che ho apprezzato molto e dal quale c'è molto da imparare. L'ho anche presentato in pubblico».
Sono certo che ai tuoi lettori interessa capire se ti tieni al corrente di ciò che accade in poesia, se segui le novità, o almeno le nuove uscite dei suoi coetanei. «Dei giovani, sinceramente, non saprei cosa dire. Anche in questo caso, le mie, sono letture un po' occasionali, non sistematiche. Ci tengo molto, invece, a non perdere i contatti, non solo personali, con chi era amico mio già venti o trent'anni fa, o ancora di più. Mi sento più vicino a queste persone che ad altre. Vedo che tutti continuano con opere valide, persuasive, autentiche. Penso a Luciano Erba, per esempio. E ho trovato notevole l'ultima uscita di Nelo Risi, Né il giorno né l'ora. Un libro di grande fermezza e di energia intatta. E pensare che Nelo è del '20, ha addirittura un anno più me ... Di recente ci siamo anche visti. E' venuto qui con una troupe, lui che è un ottimo regista, e ha fatto un documentario divertente. Siamo andati in giro per questi posti, compatibilmente con le nostre residue forze ... O meglio: con le mie, visto che lui è più in gamba, è molto in gamba. Siamo andati a visitare i luoghi della prima guerra ... A un certo punto gli ho detto: fatico a camminare, vedi. Lui, che va spedito, è stato molto carino e mi ha detto di appoggiarmi tranquillamente a lui ... Fatto sta che a un certo punto siamo caduti tutti e due davanti alle telecamere ...».
Vedo nei tuoi interventi a favore dell'ambiente un coinvolgimento sempre maggiore nella realtà d'oggi. In fin dei conti è una conferma ulteriore di quanto il vero poeta sia ben presente nelle cose del mondo, al contrario di ciò che il luogo comune vorrebbe far credere. A proposito dei cambiamenti d'epoca, della nuova realtà, c'è qualcosa che stai leggendo? «Sì, sto leggendo La Chinafrique, di autori vari, uscito in Francia. E' un libro che mostra certe straordinarie, diaboliche sottigliezze. Per esempio dice che i cinesi stanno cercando di cinesizzare tutti gli ex territori coloniali soprattutto francesi. La loro tecnica colonizzatrice inedita è in una libera offerta di aiuto. Loro dicono, per esempio: “Sappiamo che avete bisogno di strade. Bene. Vi mandiamo i nostri tecnici”. Un'infiltrazione capillare che mi fa impressione».
Nel nuovo libro citi Pascal, ancora Hölderlin ... Credo che per te siano state letture importanti, formative. Poi citi Celan, un tuo quasi coetaneo scomparso presto e tragicamente ... «C'è uno strano incrociarsi, che mi sembra di vivere, tra passato remoto e futuro prossimo. Così, le grandi letture di ieri, formative, appunto, riaffiorano con naturalezza alla mia memoria. Anche senza bisogno di vere e proprio riletture. Hölderlin, sempre, tra i primi. Ma ormai non ho più l'energia per rincorrere il mio passato, e Celan è in una dimensione intermedia».
Quali sono i grandi, magari della narrativa, magari della narrativa del Novecento, che prediligi? Proust, Kafka, Musil, Joyce, Faulkner, Nabokov, altri ancora? «E' una materia cangiante, varia e altissima. Penso a un'immensa montagna che ha sulla cima, in posizioni diverse e sporgenti, varie figure enormi. E per quanto mi riguarda posso dire che non ho le idee sempre chiare. Anzi, per me il primato cambia da un giorno all'altro».
Ma, infine, quali sono i libri ai quali, in ogni caso, non vorresti rinunciare o che vorresti consigliare? «Innanzi tutto il primato a Giacomo Leopardi. E soprattutto allo Zibaldone, specie se riusciamo a guardare alle sue trasparenze misteriose. Non è un libro, naturalmente, da leggere come altri, dall'inizio alla fine come un romanzo. Ci si tuffa, e se ne esce sempre con una preda nuova, con impressioni e scoperte nuove. Ma non dimentichiamo Alessandro Manzoni. Un personaggio formidabile, una personalità complessa e nevrotica che era tutto il contrario di quel che lui voleva apparire. Quando insegnavo dicevo agli studenti: guardate che non racconta di promessi sposi, ma racconta di peste, di fame e di guerra».
Consigli solo letterari? «Ribadisco la necessità di un valido aggiornamento scientifico. Le Scienze può essere ottimo strumento. Trattando di scienze, invito alla rilettura di Darwin, magari anche del suo Viaggio di un naturalista intorno al mondo, collegato all'idea totale di avventura, che passa dall'avventura intellettuale dello scopritore all'avventura concreta di chi viaggia nel mondo, sulla terra e nei mari, ancora scoprendo»." (da Maurizio Cucchi, Da Leopardi alle scinbell, che vertigini, "TuttoLibri", "La Stampa", 21/11/'09)

1 commento:

Pierangelo Garzia ha detto...

Ottimo il blog, complimenti! Sono di Vigevano ed avevo apprezzato pure io su "La Stampa" la citazione di Zanzotto riferita a "Le Scienze" (a cui ho collaborato, ora lo faccio per "Mente&Cervello" http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Miracoli,_probabilmente/1341115). Zanzotto, da umanista intelligente e sensibile, fa capire quando sia importante non trascurare oggi la cultura scientifica. Superare il vecchio schema delle due culture è determinante, specie nel nostro paese, dove la cultura scientifica è scarsamente diffusa. Grazie per averlo ricordato pure qui.