sabato 14 novembre 2009

Politica pop di G. Mazzoleni e A. Sfardini


"Fra luglio e ottobre di quest'anno, un video scandalo su di un presidente di regione girava fra redazioni di testate e uomini politici accompagnato da un interrogativo: come lo si può usare politicamente? Potere delle immagini attraverso cui si conduce ormai la lotta politica. Nei Paesi anglosassoni è entrata in uso l'espressione «politica pop» per indicare fenomeni di volgarizzazione dell'informazione e della comunicazione politica, a cui soprattutto la televisione presta il fianco con impareggiabile efficacia. La «popolarizzazione della politica» - come la chiamano gli addetti ai lavori - offre una rappresentazione del sistema politico, e dei sui protagonisti, schiacciata sulle logiche delle produzioni televisive - spettacolarizzazione, sensazionalismo, personalizzazione, etc. ... - di cui «i media sono i motorimadi cui i politici sono entusiasti attori» come si legge nell’ottimo libro Politica pop (Il mulino)di Mazzoleni e Sfardini. E' paradossale: da sempre si sa che il «media più forte» impone i suoi format a tutto il sistema; e naturalmente è ancora la televisione a trovarsi in questa posizione. Di fatto sta accadendo però che la televisione colonizzi la comunicazione politica proprio nel momento in cui la sua egemonia comincia ad entrare in discussione (per fare solo un esempio, non è un mistero che dietro alla vittoria di Obama ci sia stato anche uno straordinario utilizzo di internet durante la campagna elettorale). Concretamente l'industria dell'intrattenimento risucchia la politica, definendo format specifici.
Gli studiosi parlano soprattutto di tre generi televisivi: infotainment, soft news, politainment. Il primo caso si ha quando l'informazione vuole anche intrattenere ed essere piacevole oppure, specularmente, quando i programmi di intrattenimento si interessano di fatti e personaggi della politica. Naturalmente questo format risponde a un criterio di «notiziabilità» classico: sensazionalismo a piene mani, perché bad news is good news! Il soft news tratta il lato umano, dando molto spazio a gossip e retroscena (mentre nell'hard news tradizionale sono i fatti a fornire la notizia). E' quasi inutile aggiungere che le soft news sono uno dei cibi preferirti dell'infotainment. Infine il politainment unisce - come nel neologismo che lo indica - politica e intrattenimento, nel contempo, volendo rendere la politica divertente e, attraverso di essa, qualificare l'intrattenimento.
Qualche esempio? Il Costanzo show è l'archetipo del talk show della nostra televisione, a cui sono seguiti i vari Annozero, Ballarò, etc. ... con la differenza sostanziale che quest'ultimi ospitano solo politici e sono politicamente orientati. Il talk show politico è il fratello maggiore dell'infotainment. La Domenica in degli ultimi anni ha spesso proposto dei «siparietti» con dei politici ospiti, a cui veniva chiesto di dialogare con il conduttore secondo le logiche semplificate dello show televisivo: è un esempio di politainment. E lo è in termini ancora più caratteristici Rockpolitik di Celentano. Lo stile informativo di ReteQuattro, di Studio aperto, di ItaliaUno e del TG di RaiDue rappresentano certamente degli esempi di infotainment legati alla cronaca. Il fenomeno televisivo degli ultimi anni, Porta a porta, è un meticcio di info e politainment, con profilo flessibile a seconda dei temi oggetto della puntata.
E il pubblico? Anzi, dovremmo dire i «cittadini» visto che parliamo di politica; gli intellettuali sono unanimi nel diffidare della «politica pop», sottolineando come non alimenti il tessuto civile, ma semplicemente dia la politica in pasto alla televisione, che la rumina secondo le proprie logiche. Come dare loro torto?" (da Davide Gianluca Bianchi, Il talk show fa piccola la politica, "Tuttolibri", "La Stampa", 14/11/'09)

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