Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
lunedì 7 novembre 2011
Il social club del libro
"C´era una volta il circolo dei lettori che si riuniva per discutere di romanzi. Ma chi pensava che l´era virtuale, con il trionfo dell´e-book, ne avrebbe decretato la fine si sbagliava I salotti letterari si moltiplicano in tutta Europa, i festival dedicati alla lettura sono sempre più affollati E il web non ostacola questa passione ma la raddoppia: anche qui le community degli e-reader crescono e s´intrecciano critiche, commenti, brani sottolineati è stato creato persino un software con cui ognuno può leggere tutte le osservazioni ad un testo scritte dagli altri Così la conversazione settecentesca oggi prende la forma di un´immensa chat culturale.
Il libro è morto viva il libro, si potrebbe dire applicando a quello straordinario manufatto il motto che si usa quando un re di Inghilterra scompare. Se Amazon, la libreria virtuale creata da Jeff Bezos, vende da due anni più libri elettronici che libri di carta, d´altro lato in varie parti del mondo (Italia compresa) si segnala una gran fioritura di iniziative che sembrano piuttosto celebrare le virtù del buon vecchio libro di carta.
Nascono infatti in tutt´Europa salotti letterari, circoli di lettori, festival in piazza e in teatro, nei quali in fondo si parla sempre di libri, proprio di quelli di carta. In parte si tratta di luoghi vintage creati nell´Ottocento, quando il libro andava portato verso un popolo incerto per cultura e per capacità alfabetiche. C´è il Circolo dei Lettori di Torino, che ha storia, ma per lo più si tratta di siti moderni, all´altezza dei tempi, in cui il libro coabita con altri media e perfino con generi d´altro tipo (come le cose da mangiare), riunendo così tre funzioni che, escluse in pubblico, in privato si praticano normalmente insieme: leggere, bere e mangiare. Inventata quarant´anni fa nella libreria Atticus a New Haven (sede dell´università Yale), questa formula si è imposta ovunque, per esempio nel sorprendente complesso Ambasciatori a Bologna. Si aggiungano le tante librerie che in tutto il paese funzionano anche come luogo di discussione e i caffè letterari (con questo nome ne esistono già a Roma e a Milano) in cui l´happy hour serve anche per parlare di libri o per comprarli.
Ma nello stesso tempo, un fenomeno parallelo, si diffonde in Rete. È il social reading. Club del libro sul web, comunità di lettori, non virtuali, che si incontrano online e discutono. Tra i più celebri GoodReads e Book-Clubs-Resource.com dove ci si iscrive per aree tematiche e interessi.
In più c´è l´e-book che con le sue funzioni permette di condividere i commenti con i lettori precedenti, creando un "network di glosse".
E allora che sta succedendo nella partita tra il libro di carta e quello digitale? Chi è in vantaggio? E le drastiche differenze tra l´uno e l´altro, dove sono andate a finire? Per rispondere è utile richiamarne alcune. Il libro di carta, come tutti gli oggetti che hanno a che fare col conoscere, impone determinati comportamenti e definisce un ambiente. Sta perfettamente in mano, si manipola senza sforzo (si apre, si chiude, si può strappare, vi si incollano frammenti, si fanno orecchie alle pagine ...), si copia e si annota; permette di calcolare quanto manca alla fine e di spostarsi in un lampo da un punto all´altro; ospita quel che si vuole (dediche, disegni, poesie, cartoline, fiori secchi, biglietti, fotografie, soldi ...); si lascia mostrare, prestare, regalare, collezionare e affiancare ai suoi compagni sugli scaffali ... Inoltre, pur essendo destinato anzitutto alla lettura solitaria, stimola pratiche di altro segno: può esser letto in compagnia, commentato tra più persone, scambiato, sottolineato (a matita, ma anche con altri mezzi, rossetti inclusi), fotocopiato e prestato. Insomma il libro mescola, con un´ambiguità esaltante, il massimo di isolamento col massimo di socialità.
Pur contenendo anche lui un libro, l´e-book è fisicamente tutt´altra cosa. Dato che nell´e-book non ci sono né la carta né l´odore dell´inchiostro o della colla, i maniaci del "corpo del libro" lo troveranno deludente: da accarezzare, da palpare, da sniffare non c´è proprio niente. Ma, soprattutto, l´e-book impone un´altra etologia, a cui non è istintivo assuefarsi. Ad esempio, non saprete mai, leggendo, a che punto siete, perché l´e-book non ha scansione in pagine. Tutto quel che c´è è un indicatore di avanzamento, che dice che percentuale del libro si è già letta. Un´altra peculiarità è che non c´è equivalente dello sfogliare: le pagine dell´e-book si mostrano ciascuna per intero. Ciò lo rende curiosamente "lento" e renitente: scorrerlo è impossibile, come è impossibile sfogliarlo dall´inizio alla fine e viceversa. E suggerisce una sua occulta preferenza: se state leggendo Anna Karenina o Il Conte di Montecristo, scoprirete che per ripescare il nome di un personaggio secondario, o anche la grafia corretta del nome di uno importante, ci vorrà più tempo che se aveste sotto mano una versione di carta. Quindi, l´e-book sembra più portato a contenere testi poco popolati!
Infine, siccome gli e-reader possono connettersi a Internet, l´e-book concede una delle tante illusioni narcisistiche che dà la telematica: far sapere al mondo quali brani di un certo libro abbiamo sottolineato o annotato, e, in fondo, far sapere che esistiamo anche noi. L´e-book infatti permette, quando si sottolinea un brano (con un filino grafico quasi impercettibile) o ci si scrive accanto una nota (con una specie di fumetto), di mettere in rete sia la sottolineatura sia il palloncino. In questo modo, chiunque compri e legga quello stesso libro vedrà affiorare sulla sua copia l´indicazione del passo annotato e saprà perfino quanti altri lettori lo hanno annotato: avrà, insomma, una specie di auditel immediato del testo o del passo.
In pratica, in ciò il libro elettronico ritrova una sorta di "socialità digitale", somigliante a quella dei social forum e dei siti di chat. Una società che si chiama espressivamente Institute for the Future of the Book ha fatto un passo in più: ha diffuso un software gratuito (si chiama Commentpress) con cui si annotano testi di ogni tipo (anche blog), che permette ai lettori di vedere l´uno le osservazioni dell´altro, creando così una sorta di chat agganciata a singoli brani o all´intero libro. In questo modo (come spiega il sito dell´istituto), si «trasforma un documento in una conversazione».
Queste trovate segnalano una deriva importante: malgrado le forti differenze che ho indicato, l´e-book sta facendo sforzi eroici per emulare la meravigliosa versatilità del libro di carta. Il chat telematico agganciato al testo permette pur sempre di mettersi in contatto con altri, parlare del libro, annotare, commentare, "conversare": insomma, di rifare come si può una versione immateriale dei circoli e salotti di lettura. Questi trend suggeriscono che, qualunque forma abbia, il libro nasconde un´insopprimibile spinta alla socievolezza. Nel "modello classico della lettura" – come l´ha chiamato George Steiner (Una lettura ben fatta in Nessuna passione spenta, Garzanti) commentando la tela di Chardin Il filosofo che legge – il lettore dev´essere composto, solo e in silenzio. Ma quel modello funzionerà forse per i filosofi, ma non per i lettori "normali", meno che mai nella modernità ipermediatica. Anzi, è evidente che, sia coi libri di carta che con gli e-book, i lettori cercano pur sempre occasioni e risorse per scambiarsi e proporsi libri, per parlare di quel che hanno letto o vorrebbero leggere e anche per leggere insieme. Non sorprende che questi rituali siano ripresi tali e quali nei siti di discussione libraria così numerosi nella blogosfera.
Elettronico o di carta, quindi, per noi pari sono? No, una differenza c´è, ed è quasi un abisso: attorno a libri di carta si aggregano persone in carne e ossa, che parlano, ridono e hanno odore e peso; nei circoli di lettura digitali si incontrano invece digital personae senza corpo né massa, che non si vedono né si toccano; e che potrebbero anche essere avatar di secondo o terzo grado di chissà chi ..." (da Raffaele Simone, La nuova moda del social reading
, "La Repubblica", 06/11/'11)
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