venerdì 2 aprile 2010

La cena di Herman Koch


"Quasi in omaggio alle regole del teatro classico, La cena (Neri Pozza), romanzo olandese che in patria ha avuto un formidabile successo, si svolge tutto in un ristorante di lusso e nelle sue immediate vicinanze. È uno di quei locali in cui ogni piatto sul menù ha bisogno di varie righe di spiegazione. Pietanze che una volta giunte in tavola iniziano a raffreddarsi, mentre un maître sussiegoso le illustra verbosamente. Al tavolo siedono due fratelli: Serge è un candidato primo ministro olandese con ottime prospettive di vittoria elettorale, Paul è un ex insegnante. Con loro ci sono le mogli, Babette e Claire. La conversazione è delle più convenzionali. L'ultimo film di Woody Allen e la furberia del ristoratore, che propina un aperitivo della casa non richiesto per poi piazzarlo a dieci euro nel conto.
Il chiacchiericcio da coppie benestanti è reso più frizzante dal fatto che Serge e Paul non si sopportano. Serge ritiene il fratello un buonannulla, Paul pensa che l'abile politico sia perlopiù un prevaricatore, che cerca di dimostrarsi superiore a lui trovando un tavolo in extremis in ristoranti dove gli altri avventori prenotano mesi prima e pagando sempre il conto. D'altronde, Paul detesta tutto, tranne la sua "famiglia felice": lui, Claire e il figlio Michel. Per gli altri ha soltanto disprezzo. Disprezzo per gli olandesi che vanno in vacanza in Francia. Disprezzo per il preside del figlio. Disprezzo per i ristoranti à la page. Disprezzo per chi li frequenta. Disprezzo per chi, come il fratello, adotta ragazzini africani e si affanna a dire che li ama come i figli naturali. Fin qui, sarebbe una fiacca commedia borghese, con isterie verso il cameriere, fughe alla toilette per troncare una discussione tediosa e qualche lacrima di Babette ("La menopausa. Uno pensa che è una cosa che alle nostre mogli non capiterà mai", commenta Serge, con tono imbarazzato e tranquillizzante).
Eppure la cena non è stata organizzata per simulare un affettuoso incontro familiare. C'è un argomento all'ordine del giorno. Tutti e quattro lo conoscono bene, ma neppure all'interno delle singole coppie riescono a parlarne. Si tratta dei loro figli adolescenti. I cuginetti si sono resi protagonisti di un crimine odioso e gravissimo. La polizia non li ha individuati e i genitori si preoccupano di difendere il futuro dei loro feroci pargoli. Per farlo sono disposti a ricorrere al più disumano cinismo.
Koch non dà giudizi e si attiene gelidamente al punto di vista dell'io narrante Paul. Ne risulta un romanzo brillante e sgradevolissimo, con un surplus di insistenza sul livido egoismo e la moralità marcita dei suoi protagonisti, cristallizzati in un'assenza di coscienza così perfetta e concorde da apparire improbabile. Ma senza didascalismi e orpelli da libro impegnato, La cena accende un faro sugli orrori del levigato mondo contemporaneo e sull'eterna categoria del male. Con una sorpresa in controtendenza: dei quattro protagonisti, il politico Serge, pur detestabilissimo, è forse il meno spregiudicato." (da Guido De Franceschi, La cena, "Il Sole 24 Ore", 26/03/'10)

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