giovedì 23 aprile 2020

La peste di Albert Camus



"Nella città algerina di Orano la mattina del 16 aprile di un anno imprecisato, il dottor Bernard Rieux esce dal suo studio e inciampa in un sorcio morto sul pianerottolo. E' solo l'inizio, il primo segnale dell'insorgere dell'epidemia di peste narrata da Albert Camus nel suo celebre romanzo del 1947, che ora è un prezioso soggetto letterario per decifrare il momento drammatico che stiamo vivendo.
Nelle pagine iniziali de La peste i topi morti si moltiplicano in pochi giorni in modo enigmatico e vertiginoso e poco tempo dopo tocca anche all'uomo: febbre, vomito, bubboni e morte. L'evidenza non tarda a venire: 'I topi sono morti di peste o di qualcosa che le somiglia molto. Hanno messo in circolazione decine di migliaia di pulci che trasmettono il contagio secondo una proporzione geometrica, se non lo si ferma in tempo'.
Quando si comincia  a parlare dell'epidemia e delle misure adeguate da prendere, durante una riunione di emergenza nella prefettura di Orano, i medici sono già in grado di riferire i risultati delle analisi: in seguito all'incisione dei bubboni il laboratorio crede di riconoscere il tozzo microbo della peste. [...]" (da Paolo Zellini, I confronti sulla peste e il senso di comunità, "Corriere della sera", 23/04/2020)

Albert Camus, La peste


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