venerdì 3 febbraio 2012

La poetessa delle parole (apparentemente) semplici


"Quando un poeta diventa popolare? Quando è capace di parlare un linguaggio che tutti capiscono, con parole che possiedono, ma che solo lui, il poeta, è in grado di trovare, di rimescolare, di pronunciare con una precisione disarmante e farci scoprire, grazie a quelle parole, qualcosa di noi e della poesia.
La poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, morta ieri a Cracovia, era una grande poetessa in questo senso. Aveva 88 anni, tutti dedicati alla letteratura. Aveva molto successo in Italia, era diventata amatissima grazie agli editori Scheiwiller e Adelphi. Le sue raccolte sono facilmente reperibili in libreria. Non è un caso. In Italia aveva esordito grazie, ancora una volta, a Vanni Scheiwiller. L'editore più raffinato d'Italia la volle, nel 1993, per una delle Strenne Franci, una serie di piccoli libri fuori commercio, che spesso arrivavano a pubblicare (come in questo caso) autori che avrebbero avuto fama e onori. In quella plaquette, oggi rinomata chicca bibliografica per i cercatori di libri, c'era già tutto della poesia della scrittrice polacca. La fiera dei miracoli è il paradigma della capacità della Szymborska di giocare con il linguaggio comune, una nitidezza di espressione e una capacità di ironizzare sul reale che pochi altri poeti hanno avuto con il suo grado di consapevolezza.

«La scintilla, la precisione, la molteplicità degli interessi filosofici e scientifici, la sua non appartenenza a nessun gruppo o corrente letteraria fanno della sua poesia un piccolo miracolo di assoluta semplicità e immediatezza». Con queste parole la presentava Vanni ai lettori italiani e la Szymborska, sempre tradotta da Pietro Marchesani che ne ha saputo restituire davvero la grandezza poetica e umana, iniziava a diventare da allora una stella fissa nel firmamento letterario.
Le cronache del tempo che è venuto dopo sono quelle di una poetessa, una gentile signora con il sorriso garbato e l'occhio sempre un po' incredulo rispetto a ciò che ha davanti. Le cronache del tempo che è venuto dopo sono quelle di migliaia di persone alle sue letture, gli autografi, i riconoscimenti.
Eppure non a questo badava lei. Come spesso diceva nella sua rubrica sui giornali polacchi "Posta letteraria" (poi tradotta in italiano) agli aspiranti poeti, non è spesso la scrittura cui prestare attenzione, ma la lettura. Così noi, suoi lettori, restiamo con le sue fragile, densissime, potenti poesie tra le mani e le rileggiamo e le ripensiamo ogni volta, fieri del nostro piccolo segreto, vogliosi di espanderlo e condividerlo, con le persone giuste.
La Szymborska è diventata popolare, è vero. Ma spesso sfugge la complessità dietro quelle apparentemente ingenue poesie. Con il pensiero e con la poesia non si può barare: o li si possiede o niente. Ecco: abbiamo perso ieri la poetessa, le sue poesie ci faranno compagnia per molto e molto tempo.

Quando si ha la fortuna di vedere un classico in vita, non c'è molto altro da fare che contemplarlo e ammirarlo." (da Stefano Salis, La poetessa delle parole (apparentemente) semplici, "Il Sole 24 Ore", 02/02/'12)

Szymborska bestseller, grazie alla poesia in tv

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