Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
mercoledì 23 marzo 2011
Hillman, American Psyche
"James Hillman, psicologo, studioso, critico culturale e autore di oltre venti libri, tra cui Il codice dell'anima, è uno dei più brillanti pensatori del nostro tempo sulla psiche umana e la psiche collettiva. Sta per compiere ottantacinque anni ed è in convalescenza dopo due anni di malattia. «È una nuova vita», mi dice. «Tanta riflessione al posto dell'ambizione».
La psiche americana ha sempre nutrito le riflessioni di Hillman; quella che segue è una versione ridotta di una conversazione sulla sua interpretazione psicologica dell'attuale Zeitgeist. La strage di Tucson (l'8 gennaio 2011 un ragazzo aprì il fuoco durante un incontro tra gli elettori e la deputata democratica Gabrielle Giffords: sei i morti, tra cui una bambina, la Giffords colpita alla testa, ndr) ha scatenato un dibattito sulla polarizzazione in corso tra destra e sinistra.
Che cosa ne pensa da un punto di vista psicologico? «Dobbiamo capire che la nostra mente è il nostro nemico. L'attuale dibattito è diventato molto ideologico e vi sono alcune idee fisse che dominano la discussione. Questo è il risultato del pensare per opposti; risale ad Aristotele, e ha a che fare con una logica del tipo o/o: se una cosa è così, non può essere nell'altro modo. Ma in realtà il mondo non è così. Per esempio, la maggior parte della gente crede che l'opposto del bianco sia il nero, ma ci sono sfumature di nero (dal colore dei mirtilli, a quello del carbone, o a quello dei merli) che non hanno niente a che fare con il bianco. Il problema è imparare a valutare ogni questione nel merito, senza dover ricorrere al punto di vista dell' opposto. In terapia, quando sogni tua madre, ad esempio, non devi necessariamente parlare di tuo padre in quanto presunto opposto».
A proposito di gestire punti di vista politici polarizzati, che cosa pensa di Obama? Molti a sinistra lo vedono debole quando si mostra conciliante con la destra repubblicana. «Il temperamento di Obama è una grandissima virtù. Finalmente abbiamo una persona capace di un atteggiamento ponderato, che cerca di ragionare sulle cose, che sopporta la pressione e può perfino ammettere di aver fatto uno sbaglio. Il suo discorso alla cerimonia in memoria delle vittime della strage di Tucson è stato un capolavoro. È andato dritto nel mezzo di tutti quei conflitti e ha detto delle cose che avevano un contenuto reale, non sentimentale. Non ha usato un linguaggio rigidamente ideologico o altamente intellettuale. Facendo riferimento alla bambina uccisa (Christina Taylor, ndr), nell'incoraggiarci a vivere all'altezza di ciò che lei si aspettava dalla nostra democrazia, è riuscito a rivitalizzare il sogno americano e l'impegno nella vita politica attraverso il sogno di quella bambina di diventare una persona politicamente impegnata. E, personalmente, penso che l' accordo che Obama ha fatto con i repubblicani sulla legge finanziaria sia stato intelligente».
Molti, a sinistra, hanno biasimato Obama per aver ceduto proprio su questo. Si tratta di un esempio di rigidità ideologica? «Sì, è una fissazione ideologica per la sinistra: non dobbiamo lasciare che i ricchi diventino più ricchi. Sono pienamente dalla parte della sinistra ideologica, ma su questo tema penso che la sinistra sbagli. Lasciamo che i ricchi si prendano i loro milioni ... tanto lo faranno comunque! La situazione rimarrà così finché i ricchi non cominceranno a convertirsi da soli, come Warren Buffet e Bill Gates, che ora stanno cercando di cambiare la mentalità dei capitalisti. E sei ricchi hanno più soldi per via dell'accordo sulle tasse, facciamo appello alla loro capacità di cittadinanza e speriamo che trovino il modo di aiutare il Paese, le cui condizioni riguardano anche loro. Ci sono molte cose che non sappiamo su quello che avviene nella psiche dei super ricchi».
Vuol dire che i ricchi stessi potrebbero celare delle nuove prospettive sulla loro ricchezza? «Esatto. Non riesco a immaginare che i ricchi o i conservatori siano completamente estranei ai cambiamenti che avvengono nella psiche collettiva. Ma la sinistra ideologica ci inchioda a una visione fissa dell'"altro" e questo li costringe a dover essere peggio di quello che potrebbero essere».
Intende dire che l'immagine fissa che i liberali hanno della destra potrebbe in realtà contribuire a creare "il nemico"? Ma la destra non è colpevole quanto la sinistra? «Non dico che non ci siano degli attivisti fanatici nella destra. Ma io sono di sinistra e per questo cerco di portare più psicologia nella mia parte. Dico che la sinistra ideologica rischia nel mantenere un'immagine stereotipata del nemico. Nel fissare l' avversario, lo rinchiude in una scatola e non gli lascia la possibilità di una trasformazione come quella esemplificata da John Dean, l' avvocato di Nixon, che poi testimoniò contro di lui durante le udienze del Watergate. Ma se un partito politico è visto solo in questo modo o in quell' altro, impediamo tutto ciò che potrebbe avvenire nella sua psiche, e non offriamo nessun contributo a questo processo. Ad esempio, se io sono sposato e vedo mia moglie solo in quanto cattiva e irascibile, e la vedo sempre in questo modo, si fisserà in quella definizione del suo personaggio e basta».
Quale altro effetto può avere sulla nostra cultura il pensare per opposti? «Porta all'estremo moralismo della nostra società, che dichiara che una parte è buona e l' altra è cattiva e così l'"altro" diventa il male. Tutto questo conduce alla conquista, alla guerra, alla vittoria, a queste idee occidentali distruttive».
In effetti, uno degli argomenti su cui si discute ancora oggi dopo la strage di Tucson è se il violento clima di retorica politica non abbia contribuito a provocare quello che è successo. «Su questo, vedo le cose in una prospettiva leggermente diversa. Penso che il sistema educativo americano, nel quale non c'è spazio per chi è strano o diverso, abbia reso quel ragazzo (Jared Loughner, 22 anni, arrestato dopo la strage, ndr) un asociale. Quando Loughner ha cominciato a diventare uno schizoide in classe, è stato buttato fuori; si è perso nella massa degli abitanti di Tucson, non ha più avuto un appiglio».
Dunque lei attribuisce questa tragedia al nostro sistema educativo? «Abbiamo bisogno di un sistema educativo capace di accogliere menti di ogni genere, e in cui uno studente non sia costretto ad adattarsi a un certo modello culturale. Il nostro sistema educativo si è talmente ristretto a una certa formula che se attraversi un momento di difficoltà vieni espulso, spesso all'età della schizofrenia, trai 19 e i 23 anni, e questo è un pericolo. Oltre a questo problema, c'è poi la disponibilità di armi e la pressione di una società che non sopporta il diverso».
Perché non si arrivasse a questa strage, che cosa si sarebbe dovuto fare? «Loughner non avrebbe dovuto essere cacciato di scuola; il suo insegnante avrebbe dovuto passare più tempo con lui cercando di aiutarlo. Ci vorrebbe anche un tipo di aiuto da non confondere con l'"aiuto psicologico" e che non ti etichetti come un malato. Il problema del sistema educativo è che è privo di amore».
Lei parla di restituire l'umanità a una persona, di non spersonalizzarla, perché questo ne accrescerebbe la marginalizzazione. «Esatto. Ma invece di parlare di questo, si esamina il modo in cui si sono svolti i fatti e si discute di ridurre i caricatori da trentuno a dieci pallottole. Il ragazzo resta fuori da questa discussione».
Siamo un grande Paese che mette tanta enfasi sull'individuo e poi abbandoniamo l' individuo? «Assolutamente. La persona diventa strana, isolata, tagliata fuori da tutto».
Lei ha detto che c'è, nell' America di oggi, un certo «aspetto tragico». Può spiegarci meglio? «Tutto ciò di cui ognuno di noi ha paura è già successo: la fragilità del capitalismo, che non vogliamo ammettere, la perdita della vocazione imperiale degli Stati Uniti; e l'eccezionalismo americano. In realtà l' eccezionalismo americano è che siamo eccezionalmente arretrati in almeno quindici campi diversi, dall'istruzione alle infrastrutture. Ma siamo in una fase di rifiuto: vogliamo restaurare le cose come erano una volta, rimettere il Paese dov'era un tempo».
Molti non vogliono mettere in discussione l'eccezionalismo americano perché se l' America non è eccezionale, che cos'è, e che cosa sono io? «La gente ha una capacità di illudersi enorme. Quando si vive di illusionio delusioni, ristabilire queste illusionio delusioni richiede un grande sforzo per evitare di analizzarle. Ma c'è un'antica idea al lavoro dietro alla nostra condizione attuale: quella di enantiodromia, il concetto greco secondo il quale le cose diventano il loro opposto. Si dice, per esempio, che stiamo vivendo un cambiamento epocale. E in questo cambio d'epoca, le vecchie cose che sembravano delle virtù diventano improvvisamente dei vizi. Nei duemila anni che ci precedono c'è stata la grande espansione dell' Occidente e l'epoca delle grandi religioni monoteistiche, l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam. Eppure queste tre profezie salvifiche, con le loro immense conseguenze estetiche e il loro enorme effetto di civilizzazione, si sono trasformate in mostri richiudendosi in se stesse, nella loro aderenza ai principi morali e all'ortodossia. Non hanno discernimento; tutte e tre pretendono di essere "la religione"».
Quale potrebbe essere un altro esempio di qualcosa che diventa il suo opposto? «Ricorderei le grandi fedi nel secolarismo e nell'umanesimo nate nel XVII secolo o anche prima. Come vediamo oggi negli scritti di Christopher Hitchens e di Richard Dawkins, la "quarta religione" sta scacciando la religione. Questo ci lascia una sorta di arido scientismo o quello che le persone religiose descrivono come un umanesimo privo di Dio. Sono queste le grandi correnti che ci sono oggi. La gente vuole ancora andare oltre, ma le cose non si sono ancora pienamente disintegrate». Lei dice che questi potenti miti che hanno definito l'America hanno raggiunto il loro apice e ora sono in declino, ma non completamente. «Prenda per esempio il mito economico, il più grande mito che viviamo in questo Paese. Ora, tutti gli economisti dichiarano che il problema del mondo oggi è il crollo della domanda, e che dobbiamo stimolare la domanda, o tramite il governo o tramite i prestiti bancari. Ma se si dovesse guardare il problema della caduta della domanda da un punto di vista ecologico, che cosa c' è di meglio? Non dimostra tutto questo una straordinaria frattura tra il pensiero economico che domina il nostro mondo capitalista, compresa la Cina, e il punto di vista della Terra? Ma il modo di pensare ecologista crea un enorme problema di panico per le economie capitaliste».
Perché queste società sentono che sta morendo un vecchio modo di vivere? «Esatto. Ci sono oggi moltissime persone intelligenti che stanno lavorando su come vivere in una società economica a crescita zero. E Obama è stato fondamentale nel cercare di portare un nuovo pensiero strutturalea queste domande. Ma finché governeranno gli economisti e i banchieri, il vecchio stile morirà molto lentamente».
La morte del vecchio implica sempre, però, che sia in arrivo qualcosa di nuovo. (con tono esasperato) «Questa ricerca del nuovo è un vizio americano! Vogliamo sempre vedere che cosa viene dopo, siamo dipendenti dal futuro! Il futurismo è un altro mito americano: che si tratti di Kennedy, di Johnson, di Reagan o di Obama, tuttii presidenti americani si insediano con un nuovo programma e con la convinzione che il Paese sarà meglio che mai. Ma io credo che bisogna affrettare il processo di decadenza. La visione classica è sempre quella di guardare indietro, di tenere sotto controllo e di aiutare il morente».
Mentre la ascolto, penso a quanto la mia famiglia ed io abbiamo aiutato mio padre a morire, è stata un'esperienza molto profonda. Mi chiedo che cosa possa significare un'esperienza simile in senso culturale. «Bisognerebbe pensare a ciò che deve morire di questa cultura; a quali componenti devono svanire, come la supremazia bianca, la supremazia dei maschi e l'idea che noi siamo "i buoni". L'America ha una certa arroganza rispetto alla propria virtù. Un'altra cosa potrebbe essere la nostra comprensione "non analizzata" della parola libertà. Probabilmente una delle cose impressionanti, nella morte di suo padre, era il suo bisogno di aiuto, il suo dipendere da case di cura, infermieri, stampelle ... eppure, da questa mancanza di libertà è nato un altro tipo di libertà».
Mio padre era testardamente americano in questo senso. Non voleva nemmeno andare in un ospedale perché poi non sarebbe più stato "libero" di fumare o di bere. «Non abbiamo riflettuto abbastanza sull' idea di libertà. Bisogna trasformarla in una libertà interiore dalla "domanda" stessa: è quel tipo di libertà che si ottiene quando sei libero dall' ossessione di avere, di possedere e di essere qualcuno. Per esempio, pensi al tipo di libertà che Nelson Mandela deve aver sperimentato quando fu messo in prigione. Perse completamente la sua libertà nel mondo esterno, ma trovò la libertà in se stesso. Questo è un esempio che amplia l' idea limitata che oggi abbiamo della libertà: che posso fare quello che mi pare in casa mia; che qui decido io e non voglio nessuna interferenza da parte del governo; che non voglio che nessuno mi venga a dire cosa posso o non posso fare; che ci sono troppi regolamenti, e via dicendo. Questa è la libertà di un adolescente. Un altro aspetto strano di questo cambiamento epocale è la paura della gente di ammalarsi di cancro; è un fatto assolutamente endemico che attraversa tutta la popolazione. La legge sull' assistenza sanitaria ha acuito questo problema: la gente ha cominciato a chiedersi che cosa gli succederebbe se gli venisse un tumore». Dunque, le persone sentono questo cambiamento, percepiscono che le cose non saranno più le stesse, e questa paura peggiora l' intero processo? «Decisamente. Questo lo vediamo riflesso nella paura che si ha degli immigratie della violazione dei nostri confini; abbiamo paura che si esauriscano tutte le cose da cui dipendiamo; di perdere il potere e le nostre basi militari in tutto il mondo; della caduta di livello del nostro sistema educativo e che l' America non sia più la migliore e la più forte. Ma il problema è che... è già collassata, è tutto finito. Ed è questo che è interessante! Perché una volta capito che cosa sta accadendo veramente, possiamo vedere cosa altro potrà emergere quando le strutture logore finalmente crolleranno. Stanno avvenendo tante cose sotto queste vecchie forme. Non sappiamo ancora che cosa sia esattamente; è tutto molto disorganizzato, non coalizzato, cose diverse, disperse. Ma è molto importante che la gente prenda parte ad alcuni di questi progetti emergenti». Per molti, però, l' atmosfera psichica è carica di incertezza. Come vivere in questo passaggio tra un' era e l' altra? «È importante evitare di pretendere che ciò che verrà sia conforme ai modelli del passato, vale a dire unito, organizzato ed esauriente. Ciò che comincia a emergere è molto diverso da ciò che c' era prima: non possiamo eliminare completamente cose come la gerarchia, ma ciò che sta sorgendo potrebbe non avere un sopra e un sotto, e nemmeno un nome. Quando è nato, il movimento femminista rifiutò di avere una leader; semplicemente donne diverse si alzavano e parlavano. Le prime femministe furono molto attente a non mettere ciò che stava sorgendo spontaneamente nella vecchia bottiglia. Penso quindi che sia una questione di lasciar scorrere le cose, di aver fiducia che il cosmo emergente uscirà per conto suo e che si darà una forma mentre sorge. Questo significa vivere in uno spazio aperto, questa è la libertà». " (da Pythia Peay, Hillman, American Psyche, "La Repubblica", 13703/'11; trad. di Luis E. Moriones)
America and the Shift in Ages: an Interview with Jungian james Hillman
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